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Visualizzazione dei post da marzo, 2023

C'è dell'esagerazione "straniera".

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C'è dell'esagerazione "straniera".  Dopo secoli di malgoverno, dopo che per più di un secolo la Sicilia è stata abbandonata a se stessa e alla mafia, dopo anni di latitanza dello stato, dopo anni di trattative di parti dello Stato con la criminalità organizzata, dopo anni di infiltrazione mafiosa dei consigli locali, dei parlamenti italiani, delle burocrazie statali, nei consigli di amministrazione di ditte e imprese da Pachino a Milano; in uno stato dove Berlusconi, pluri primo ministro, in predicato per la Presidenza della Repubblica nonostante la sua condanna per frode, ha avuto rapporti con la mafia per decenni, e l'ha pagata attraverso il suo braccio destro Dell'utri, è tuttora riverito, venerato e al governo; alla fine, eccolo che arriva Telese a spiegarci la mafia. Per lui mafia o covid uguali sono. Per parlarne non serve conoscerli.  Anche la Amurri, che sembra più preparata, induce quella sensazione che si prova ascoltando qualcuno che parla siciliano

"Io sono obiettivo!" Rido ancora!

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Mi capita spesso di pensare, senza riuscire a non ridere a crepapelle, a quelli che credono e affermano, senza vergogna né pudore, di essere "obiettivi". Loro, al contrario di tutti gli altri che non la pensano come loro, giudicano dai fatti e non si lasciano influenzare, come gli altri che non la pensano come loro, dalle viscere, dai pregiudizi. Loro sono obiettivi. Sono Dio e hanno la verità, nascosta agli altri! È quella mia la verità? Spero di no! Perché annegare la mia personale e originale opinione nel caotico mare magnum della "verità"? Ma che bisogno c'è di spacciare ciò in cui crediamo, la nostra personale e originale visione della vita, le nostre battaglie per un mondo migliore per "la verità"? Non c'è niente di più vago del concetto di verità, soprattutto quando si cerca di definirne una "universale", unica.  "La verità"  tutti la reclamano e invocano, tutti la cercano, tutti la trovano, ognuno afferma di averla ma è

La politica non è un affare tra privati

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       La libertà di stampa nel nostro paese, nel 2022, dal 41° è precipitata al 58° posto nella classifica su 180 paesi. La Russia, tanto cara agli stalinisti sopravvissuti e ai fascisti, al governo del paese oggi, è al 155°.           Sbaglia chi identifica i fascisti con i soli Fratelli d'italia. Chi li sdoganò nel lontano '94, Berlusconi, non lo fece per distrazione o solo per sete di potere, ma perché il criminale, condannato a 4 anni per frode fiscale e che pagava la mafia attraverso Dell'Utri, non ha mai nascosto di essere favorevole a un sistema di governo meno democratico, più operativo, senza le pastoie del parlamento, "come si fa in una ditta privata", dove decide il "capo".            Ne conosciamo un altro, oltre oceano, ben più potente: Trump, che  non ha mai, neanche lui, nascosto le simpatie per Putin con il quale non ha mai smesso di fare i suoi "affari",  così come non ha mai smesso di elogiare  Xi e  la Cina  con la quale, pu

Ma le donne non hanno un nome e cognome?

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  Dialogo polemico non immaginario. Di fronte a questo titolo m'è venuta spontanea la domanda: "Ma le donne non hanno un nome e cognome?", pensando, a torto, che lo spunto polemico innescasse una utile discussione su un tema, quello della posizione della donna nella società e dei suoi risvolti, in questo caso linguistici (Ricordate? la nostra presidentessa del consiglio vuole essere chiamata "primo ministro" non "prima ministra".) Franco La Rocca Melodia «Le donne non hanno un nome e cognome?» Carmy Carmela Li Causi «Franco La Rocca Melodia signora c’è scritto la moglie di  Bonafede ,» Franco La Rocca Melodia «Carmy Carmela Li Causi Infatti la mia domanda era "Non hanno un nome e un cognome le donne?"» Carmy Carmela Li Causi «Franco La Rocca Melodia se va nell articolo precedente c’è scritto» Franco La Rocca Melodia «Carmy Carmela Li Causi Quindi per sapere come si chiama questa donna bisogna seguire tutte le puntate? Perché dell'uomo si

Nessun onore nell'onorata società

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       Tra le leggende popolari che da sempre si narrano sulla mafia c'è quella che i mafiosi hanno una sorta di codice morale, che includerebbe il rispetto e il divieto di prendersela con i bambini e con le donne. Chi non sa che con la moglie di un mafioso non si va a letto? Sono rapporti che costano la vita se scoperti, anche nei casi di mariti non mafiosi ...      Ma la verità viene sempre a galla: i criminali mafiosi non hanno problemi di coscienza né di dignità come la conosciamo noi comuni mortali - "Rovinano il buon nome della famiglia questi che partecipano a manifestazioni contro la mafia". Qualsiasi delitto commettano è funzione del potere e del denaro. Certo i mafiosi, su un gradino più alto dei comuni delinquenti, si creano un immaginario vittimista con punte di delirio da legittimo "contro-stato" nello Stato.      Dormono con la bibbia sul comodino, parlano di valori, di lotta per l'indipendenza della Sicilia, di nobili rivalse e, soprattutto d

I cambiamenti sociali camminano sulle zampe di bradipi

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  Alcuni, a Castelvetrano, considerano l'intitolazione della scuola di via Ruggero Settimo al piccolo Di Matteo una brutta forzatura perché «la scuola è di tutti i bambini non solo di un bambino che in età adulta si è dato alla delinquenza. Avere intitolato la villa Margherita a Falcone e Borsellino non ha impedito di lasciarla nell'incuria e non ha ostacolato la delinquenza. Dovremmo impegnarci di più sui fatti concreti che sui simboli.» Gli uomini, da quando respirano, si sono sempre battuti e continuano ad ammazzarsi per i "simboli". Non c'è niente di più concreto e quasi tangibile dei simboli, che rappresentano le cose in cui crediamo, narrano la nostra fede politica o religiosa o sociale o professionale. Se un simbolo crea tutte queste resistenze quanta ostilità riceveranno i "fatti concreti"? Quali sarebbero poi questi atti concreti? Che discorso sarebbe che "la scuola non è di un solo bambino diventato poi delinquente"? Non riesco a capi

La nostra scuola ha bisogno di "fiordalisi"

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  Murale sul muro della scuola media Don Antonio Spalatro di Vieste realizzato dal Laboratorio di Urban Art 167/B STREET di Lecce      L'educazione alla legalità non coincide con l'emancipazione dalla mentalità mafiosa, non è la stessa cosa di una educazione all'anti-mafia, non c'entra niente con la costruzione di una consapevolezza anti-mafia.       Noi siciliani siamo rispettosi, più o meno come gli altri popoli, delle regole, mediamente rispettosi dell'ambiente, e sappiamo rispettare le leggi. L'educazione alla legalità va benissimo nel piano educativo di ogni scuola ma non può essere contrabbandata come educazione all'antimafia, che, invece, è quella di cui si ha bisogno a Castelvetrano.  Invece, il mondo dell'istruzione locale sembra aver ancora paura a pronunciare anche solo la parola mafia. E nemmeno antimafia apprezzano perché contiene "mafia".        È, palesemente, un comprensibile e tipico meccanismo di difesa che opera con la rimozi

L'orgoglio contro l'accidia

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A volte rispuntano come i ricordi di Facebook.  Dopo il "grande successo" delle loro iniziative in difesa dell'ospedale di Castelvetrano che, da quando sono scesi in campo, è precipitato in un baratro di cui non si vede ancora il fondo, "a grande richiesta" gli "orgogliosi" sono tornati. Com'era prevedibile.  Sono anni che contesto le mire politiche di questo gruppo di cittadini nato per protesta contro il commissario Caccamo che aveva "osato" parlare di "un problema di cultura mafiosa a Castelvetrano". Cultura mafiosa? A Castelvetrano? Inaudito!!   Orgoglio castelvetranese che, dopo la manifestazione anti-Stato, si riciclò in un comitato per la difesa dell'ospedale di Castelvetrano, decise di scendere in campo in maniera forte e creativa.  Leggendario rimase il volo a New York che gli orgogliosi fecero, nel 2019 mi pare di ricordare. Andarono per incontrare Trump o Gambino perché intercedessero nella diatriba Regione-orgogl

Ci salverà l'intelligenza non l'istruzione.

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«Un cretino non lo guarisci mandandolo all'università. Lo trasformi soltanto in un cretino istruito, dieci volte più pericoloso.» Ho sempre appassionatamente sostenuto che l'analfabetismo non è sinonimo di ignoranza. Allo stesso modo istruzione non significa "cultura", nemmeno è dimostrazione di intelligenza. Chi semplicisticamente chiede perché non sia richiesta la terza media per fare il ministro mentre per fare l'insegnante ci vuole la laurea trascura il fatto che i ministri non devono insegnare ma solo proporre. E, naturalmente, dimentica una cosa ancora più importante, che il nostro sistema democratico, teoricamente, permette a tutti, ma proprio a tutti, di diventare anche Presidente della Repubblica. Esiste questa sciagurata tendenza a sottovalutare, da un canto, l'intelligenza e le capacità di un analfabeta e dall'altro a impropriamente associare la mancanza di studi formali a ignoranza o incompetenza. Si dice che Gengis Khan e persino Carlo Magno f