Ci salverà l'intelligenza non l'istruzione.

«Un cretino non lo guarisci mandandolo all'università.
Lo trasformi soltanto in un cretino istruito,
dieci volte più pericoloso.»


Ho sempre appassionatamente sostenuto che l'analfabetismo non è sinonimo di ignoranza. Allo stesso modo istruzione non significa "cultura", nemmeno è dimostrazione di intelligenza.

Chi semplicisticamente chiede perché non sia richiesta la terza media per fare il ministro mentre per fare l'insegnante ci vuole la laurea trascura il fatto che i ministri non devono insegnare ma solo proporre. E, naturalmente, dimentica una cosa ancora più importante, che il nostro sistema democratico, teoricamente, permette a tutti, ma proprio a tutti, di diventare anche Presidente della Repubblica.

Esiste questa sciagurata tendenza a sottovalutare, da un canto, l'intelligenza e le capacità di un analfabeta e dall'altro a impropriamente associare la mancanza di studi formali a ignoranza o incompetenza. Si dice che Gengis Khan e persino Carlo Magno fossero analfabeti.

Ha prodotto più danni l'istruzione obbligatoria, l'alfabetizzazione in ottantanni che l'analfabetismo nei secoli.

L'analfabetismo funzionale, che pare colpisca il 47% degli italiani, è la diretta conseguenza di un'alfabetizzazione standardizzata e cristallizzata da oltre un secolo. E anche in questa tragedia noi castelvetranesi abbiamo lo zampino. La nostra scuola è ancora quella di Gentile, un uomo di un secolo fa e per di più conservatore. 


Un italiano su due, cioè, sa leggere le istruzioni dei prodotti che usa ma non le capisce! In effetti non è l'esempio più azzeccato quello dei foglietti illustrativi! Con questi anche Einstein avrebbe incontrato qualche asperità!  

Non capiscono bene ciò che leggono, ecco! Anche semplici concetti. Questo spiega la follia dei post e commenti su facebook.


In democrazia chi vuol fare politica deve avere del cuore e delle idee. Non è costretto a essere il contenitore di tutto lo scibile umano e in particolare non è costretto a studiare tutti gli aspetti della politica internazionale, nel caso venga nominato agli esteri, o tutto ciò che riguarda la diplomazia, o tutti gli aspetti della cultura industriale, o le problematiche dell'agricoltura a livello locale e internazionale, o tutto il groviglio di problemi che attanaglia la scuola, o deve intendersi di partecipazioni statali. Non è necessario in democrazia. 

Giuseppe Di Vittorio fu un figlio di braccianti che sapeva appena leggere e scrivere, sindacalista, partigiano fu uno dei più autorevoli e stimati deputati della storia italiana. Chi vuole fare politica, in un sistema democratico deve avere, semplicemente, un'idea di società, deve avere un quadro di come vorrebbe fosse la sua società. Basta. È più che sufficiente. Come pensate che facesse il ministro degli esteri quell'analfabeta di Luigi Di Maio? Perché un sistema democratico prevede già che degli analfabeti possano arrivare a quel posto. Per questo i ministeri hanno una burocrazia di "esperti", persone che hanno studiato quello di cui si occupano, per questo motivo ogni ministero è composto non solo dal Gabinetto del ministro ma da un segretario, da Dipartimenti, direzioni generali, divisioni che collaborano e sono a disposizione del Ministro, il quale deve solo dettare l'indirizzo politico, ché al resto penseranno questi "esperti".

L'istruzione non crea capacità, le accarezza, le dota di artigli e le instrada, ma solo se ci sono. 

Oserei dire che se un cretino studia, come succede spessissimo nell'epoca dell'istruzione obbligatoria, diventa, se possibile, più cretino.

Un cretino istruito ha la mente molto più chiusa nelle sue caselle abc o abcd di un analfabeta che non avendo caselle d'istruzione, né A né B né C, è più aperto a tutte le possibilità di conoscenze; in un certo grado anche l'analfabeta cretino è più recettivo di uno istruito.


Nel parlamento italiano abbiamo avuto ministri con la terza media di mediocrità assoluta come la Bellanova e deputati tra i più apprezzati e autorevoli come Di Vittorio, analfabeta, ambedue di origine contadina.



La stessa Meloni è un esempio perfetto di come non occorra essere "troppo istruiti" (liceo linguistico) per governare un paese. Trump, il cui livello di istruzione è miserevole, è la dimostrazione che la "non istruzione" non è, d'altronde, garanzia di intelligenza.



Pensate all'attuale ministro meloniano dell'Interno. Un prefetto, addirittura. 

Com'è intuitivo una laurea non "fa una testa".

A mitigare la durezza della mia opinione sull'alfabetizzazione, non dimentico che per troppo tempo le classi alfabetizzate, i ricchi padroni, hanno utilizzato la scrittura e la "cultura" «come mezzo di oppressione e discriminazione, e in definitiva come uno strumento per distruggere i valori delle popolazioni non alfabetizzate.» William Bright.

Di qui la necessità di un'istruzione minima che fornisca qualche strumento di difesa. Basta? Considerando che l'istruzione viene decisa dalle classi al potere, quelle dei ricchi, ne dubito.

Penso anche a quelle situazioni in cui, nonostante si sappia leggere, nonostante si capisca benissimo ciò che succede e pur conoscendo i loro diritti, ai lavoratori vengono fatti firmare contratti menzogneri e indegni e devono fingere di non capire.

Che ne pensate?



Commenti

Post popolari in questo blog

"Are you lonesome tonight?" "Ti senti sola stasera?" Elvis Presley, Bobby Solo, Michele, Little Tony

Il Cretto di Burri. Vale la pena di mantenere una delle più inquietanti e obbrobriose opere di land art di sempre? Desolante e desolata nell'assolata campagna.

Dance me to the end of love. Olocausto e amore.