Demolire le case di Triscina non è una priorità ed è inutile e costoso.

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In un comune sull'orlo del fallimento, dove la comunità tutta subisce una spaventosa crisi occupazionale, in particolare giovanile, dove negli ultimi 5 anni ci è stato ripetuto che non c'erano soldi per nessuna cosa.

Dove la popolazione è costretta a vedersela con le difficoltà tipiche di un posto abbandonato a se stesso, con sacche ampie di disagio economico, sociale, di criminalità. 
Dove non c'è più, da moltissimi anni ormai, il perno dell'economia locale, l'agricoltura. Niente rimane del comparto vinicolo andato in malora,  nemmeno le Cantine sociali che tutte, nel tempo, sono miseramente fallite senza lasciare alcun segno di eccellenza da potere sfruttare commercialmente.
triscina, abusivismo, case abusive, abbattimento, ruspe, caccamo, castelvetranoNon ci è rimasta neanche la Nocellara del Belice. Fonte di qualche guadagno per i commercianti e solo di problemi economici per chi le olive le produce. Ormai la preoccupazione dei piccoli e medi ulivicoltori è di non straperdere. Non guadagnarci un centesimo è la certezza.

Dove tutti, a parte insegnanti e impiegati statali e comunali, per campare, non trovano alternativa all'avventura di aprire un negozio, che di solito si conclude con un totale fallimento. Un posto dove tutti cercano di vendere e nessuno compra, tanta è la povertà.

Dove non si riesce a trovare due o quattro imprenditori che con il loro supporto permettano alla antica e gloriosa squadra di calcio locale di svolgere un campionato di serie D, traguardo notevole da anni ambito e finalmente raggiunto e subito andato in fumo.

triscina, abusivismo, case abusive, abbattimento, ruspe, caccamo, castelvetranoIn un comune che, pur essendo al centro di un'area ampiamente popolata come la Valle del Belice, non riesce a conservare degli standard minimi di qualità al proprio Ospedale civico, anch'esso antico e glorioso, il quale sembra sempre sul punto di essere “tagliato” e dove si fa fatica a gestire l'ordinario e, peggio, il pronto soccorso.

Una città dove interi quartieri vengono sommersi dall'acqua quando piove forte.

Un paese dove non ci si può più permettere le luminarie di Natale, né sagre, né feste, né eventi culturali, né mostre.

Dove un po' di “quei soldi che non ci sono” vengono trovati solo per processioni, sfilate storiche, chiese e associazioni religiose. Dove queste ultime spese sembrano l'unica cosa utile che si possa fare. Perché nella nostra situazione di estremo degrado solo a Dio e alla Madonna possiamo rivolgerci.

Un posto che ha mille potenzialità e nessuna attualità, dove non si hanno soldi per tenere pulite le nostre magnifiche spiagge, dove non ci sono soldi per promuovere adeguatamente una ricchezza che in altri posti avrebbero subito trasformato in una gallina dalle uova d'oro, che si chiama Selinunte e che, per essere tenuta pulita o qualcosina di più, forse, deve sperare che qualcuno scelga un certo vino e non un altro.


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In questo scenario, arrivano tre moschettieri senza macchia
e senza paura, con tutta l'aria di dire,
a giudicare dai primissimi interventi,
“Adesso ve la facciamo vedere noi, pugno di evasori e abusivi”.
E che cosa fanno prima di qualsiasi altra cosa?
 La cosa più importante, sembrerebbe, e risolutiva?


La cosa urgente, per i tre moschettieri, che speriamo non diventino dell'apocalisse, è stata di contrarre un mutuo a nostro nome, che cioè pagheremo tutti noi, anche quelli che non abbiamo la casa a Triscina.
Un mutuo da tre milioni di euro per abbattere, senza conchiudere un bellissimo niente, le prime 170 case abusive definitivamente accertate di Triscina.
Alla domanda di un intervistatore, se questo risanamento a macchia di leopardo possa servire a qualcosa, il Dott. Caccamo ha risposto: “Non ha alcun senso. L'abbattimento a macchia di leopardo non ha alcun senso.” e però, ha aggiunto, sarà sua premura “di intravedere la possibilità di un piano di recupero per le zone interessate”. Capito? Non “farà” o “appronterà” o “farà redigere”, magari prima dell'abbattimento, ma “intravedrà la possibilità” di un piano di recupero, dopo.


triscina, abusivismo, case abusive, abbattimento, ruspe, caccamo, castelvetranoQuindi una spesa enorme e inutile, a dire del commissario stesso.
E tutte queste tragedie, tra famiglie colpite e spese inutili e mancate iniziative fruttuose, perché?
Perché il dottor Caccamo ha intenzione di dare un segnale forte al territorio di Castelvetrano! Evviva. “Voglio precisare – dice Caccamo - che la commissione si trova a Castelvetrano per rispettare e far rispettare le norme di legge. Laddove c'è una violazione, ci sono degli abusi, soprattutto reiterati nel tempo, nei confronti dei quali non si è adottato alcun provvedimento, mi pare che sia compito principale, soprattutto di chi oggi rappresenta lo Stato a Castelvetrano, applicare le leggi e i regolamenti. Un compito difficile ma necessario".
Adoro le cose "senza senso" ma "necessarie"!


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Io capisco che il prefetto Caccamo è venuto a Castelvetrano perché il nostro comune è stato sciolto per mafia e che lui ha un certo ruolo consequenziale. Quello di ristabilire la legalità. E che, in fondo, lui è un semplice esecutore di ciò che nelle “alte sfere” si aspettano.
Nell'agenda amministrativa dei commissari che hanno solo diciotto mesi di tempo per rispettarla, si saranno stabilite, certamente, delle priorità. Sono queste?


Io penso convintamente che, non solo l'abbattimento delle case a Triscina non sia “la” priorità, ma che non sia affatto una priorità. Noi Castelvetranesi non ci svegliamo al mattino col pensiero rivolto a quelle 170 case di Triscina e in preda all'ansia di sapere quando, finalmente, le abbatteranno. Per Castelvetrano  non cambierà niente in meglio. Il lungomare non si potrà fare lo stesso e nonostante i miliardi spesi rimarrà un paese senza rete idrica e senza fognature. Cambierà solo per quei disgraziati, vittime delle contraddizioni delle leggi che permettono a una casa di stare sulla spiaggia e a quella accanto no.


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C'è forse qualcosa o qualcuno che nelle “alte sfere” preme il commissario in tal senso? Altrimenti non mi spiego come si possa mettere in cima alla lista delle cose da fare la distruzione di un pugno di case.

Quello che gli rimprovero è proprio questo, di essere un mero esecutore. Potrebbe metterci qualcosa di suo e del suo cuore e affrontare le problematiche della città con un cipiglio meno marcato e con un po' di saggezza.

P.S. 8 Maggio 2019. Fu uno dei primissimi provvedimenti dei commissari e io ne rimasi sorpreso, per tutti i motivi sopra esposti. Pensavo che, invece, avrebbero potuto concentrarsi su misure e problemi più urgenti e necessari, che non l'inutile abbattimento delle case di Triscina.
A scanso di equivoci, non volevo dare nessuna colpa ai commissari, che sono mandati a sanare situazioni difficili e hanno margini di manovra, immagino, limitati nella loro azione. Le colpe sono e rimangono degli inetti amministratori che, negli ultimi trent'anni, hanno malamente gestito il problema senza mai riuscire a risolverlo diversamente.
In questi giorni di Maggio ho scritto ancora spiegando il mio pensiero su Triscina e vi rimando a quella nota se ne avete voglia. Questo è il link

Commenti

  1. Ho sempre pensato che di fronte ad un progetto comunale di ampio respiro, non ci dovrebbero essere a Triscina così come a Selinunte o putacaso a Mazara o Marsala sanatorie che tengano.

    Sulla battigia ci sono solo seconde case, e ripeto per il bene di tutti e IN PRESENZA DI UN PROGETTO DI SVILUPPO del territorio andrebbero abbattute tutte quelle che insistono sui 150 metri dal mare.

    Se non esiste UN PROGETTO DI SVILUPPO, allora prima di mettere mano alle ruspe si approvi un piano regolatore che preveda queste cose, si trovino i soldi per la realizzazione e poi si abbatta senza pietà come "lo zio Attila" comanda.

    Un piano di sviluppo che preveda abbattimenti un Sindaco non lo metterà mai in cantiere e un Consiglio Comunale non lo approverà mai, ma allora il PROGETTO DI SVILUPPO per funzionare deve arrivare dall'alto, così come è arrivato il Commissario? Deve essere imposto d'imperio?
    Selinunte o triscina non appartengono solo ai castelvetranesi ma sono patrimonio dell'umanità e devono essere posti nelle condizioni di esserlo.

    (Mi viene in mente per l'occasione la famosissima villa al mare del Commissario Montalbano, bella, deliziosa, un sogno, diventata meta di un flusso di turisti internazionali, un bene dal punto di vista dell'economia del territorio, ma vista da un'altra angolazione da un diverso punto di vista essa appare per quello ché è, l'ennesima casa che ha rubato alla collettività lo spazio di quel tratto di costa e quindi comunica oltre che il sogno impossibile di viverla cosi come la vive il "commissario" anche il dubbio che anche quella sia il frutto dell'abusivismo e dell'illegalità diffusa nel territorio.)

    Nerone a Roma lo ha fatto, lui aveva uno scopo suo; sgombrare il centro fetido e maleodorante pieno di mini appartamenti di nove metri quadrati posti uno sull'altro senza acqua ne servizi essenziali con strette stradine invase da folle di passanti (i carri non potevano passare), piene di attività commerciali improbabili, pervase dal fetore di tale umanità sofferente e puzzolente..
    Nerone lo ha dato alle fiamme, per riedificarlo "fenice che sorge dalle sue ceneri" a suo proprio uso e consumo dando alla fine e comunque a quel luogo l'aspetto che ancora adesso il mondo ci invidia.

    Lo ha fatto pure Mussolini all'EUR, Napoleone a Parigi, i sovrani inglesi dopo il grande incendio di Londra, perché non lo si può fare a Selinunte, Triscina o a Marsala?

    Nerone aveva il potere per realizzarlo, ma qui come si può fare, ha questo commissario il potere di farlo, ha pronto un progetto di più ampio respiro, può realizzare il lungomare e il belvedere a Triscina, ha trovato i soldi per fare tutto questo? No?
    Allora si fermi, non faccia esperimenti,
    In questo sono d'accordo con Franco, a che vale in questo momento accanirsi su questa cosa degli abbattimenti, questa è cosa che deve fare un sindaco giovane, onesto, con la mente rivolta al futuro o in alternativa date le situazioni contingenti del territorio lo imponga lo stato se ci riesce, con un suo progetto, con i suoi soldi, e con tempi certi.

    Impostata in questi termini l'azione imperiosa del commissario suscita reazioni di avversione contro lo Stato e avvalora ancora una volta il sentimento che i siciliani a torto o a ragione hanno nei suoi confronti che viene visto spesso come nemico da combattere o peggio da alcuni come osso da spolpare.
    Un consiglio al commissario lo si può dare, ma limitiamoci a questo, abituiamoci a stare con lo stato.
    Io sto con lo stato, mi conviene.

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