I professionisti dell'anti-anti-mafia.



Mafia, giornalismo, mondo dell'informazione

Mauro Rostagno, inquieto cacciatore di giustizia, ucciso dalla mafia a Trapani. 
Un eroe antimafia importato da Torino. È venuto ad aiutarci a casa nostra!


La mafia, approfittando delle opportunità che offre una società democratica, tende a recitare tutti i ruoli possibili: nel nostro paese ne possiamo ammirare le notevoli interpretazioni nel ruolo della "mafia", che le spetta di diritto, in quello dell'"anti-mafia", che le spetta di rovescio e che viene comunemente chiamata "antimafia di facciata", ma anche in quello dell'"anti-anti-mafia", che è suo per diritto di difesa.
Usano "l'anti-mafia di facciata" e l'"anti-anti-mafia" come incudine e martello per lavorarsi per benino l'anti-mafia vera e onesta, con un disgustoso gioco delle parti in cui l'anti-anti-mafia attacca a testa bassa l'anti-mafia di facciata che, a sua volta, è lì per essere attaccata e per intaccare così la credibilità dello Stato.
La strategia è molto diffusa e anche in provincia di Trapani si trovano degni interpreti, anche se di calibro minore, nel mondo della comunicazione. La mafia non ha neanche bisogno di impiegare i propri attori dato che se ne trovano già bell'e pronti nella società civile, magari a propria insaputa, perché, si sa, le vie alla mafia sono infinite.

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Giuseppe Fava, scrittore, giornalista, drammaturgo,
saggista e sceneggiatore italiano, ucciso dalla mafia.
Pippo le sue energie le usava contro la mafia.
Ce ne sono stati e ce ne sono, che, giustamente e in buona fede, si scagliano contro l'antimafia di facciata. Sono guidati da un sincero amore per la verità e si indignano quando vedono istituzioni onorevoli infangate dal comportamento di molti furfanti. Sciascia era uno di questi. Ne abbiamo esempi anche oggi e in provincia di Trapani, dove Giacomo Di Girolamo ha pubblicato "Contro l'antimafia", una forte e lucida 
accusa, sotto forma di una lettera di resa scritta a MMD.
Nutro una grandissima diffidenza nei confronti dei giornalisti che un giorno sì e l'altro pure parlano contro l'antimafia. Troveranno mai il tempo di scrivere qualcosina contro la mafia?
Poi, che qualcuno parli dell'antimafia di facciata come se fosse l'antimafia non fa che aumentare i miei sospetti.

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Giuseppe Sottile. 
Dopo un inizio 
"comunista" nella 
redazione de "L'ora" 
di Palermo
è infine approdato 
dove di diritto 
appartiene, a "Il Foglio
Su un giornale online molto diffuso leggo oggi due articoli, uno a firma di Roberto Puglisi e l'altro firmato da Giuseppe Sottile, sullo stesso identico argomento: L'antimafia non funziona più per raccogliere consenso elettorale. Stesso argomento, stesso giornale, stesso giorno.
Per sparare le sue pallottole contro gli odiati pentastellati  
e parlar bene della lista con mafiosi e delinquenti di Musumeci per la cui vittoria lui, Sottile, ringrazia il cielo, spara a zero anche contro l'antimafia, di facciata e non. Per additare al pubblico ludibrio la tecnica del mascariamento usata dai grillini se la prende anche con la Commissione parlamentare antimafia “che, non avendo più alte indagini da fare per mantenersi a galla, promette ad ogni vigilia elettorale di rivelare urbi et orbi chi sono gli impresentabili veri o presunti nascosti dentro le liste”.
A Sottile sembra poca cosa quella di cercare di sanare le liste piene di mafiosi? Quale sarebbe “una più alta indagine” a suo parere? È forse favorevole, Sottile, alle liste piene di personaggi loschi, delinquenti e mafiosi, tanto chissenefrega-poi-sceglieranno-i-cittadini, anche se i cittadini cronicamente poveri di una regione economicamente arretrata risultano da sempre asserviti a questo o quel potere quando non alla mafia stessa? Mi piacerebbe che ci spiegasse esattamente da che parte sta perché, francamente, non si capisce.
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Peppino Impastato,
un giornalista che usava l'inchiostro
contro la mafia.
Certo, sono sicuro che ci dirà che lui è contro la commissione antimafia perché, secondo lui, inutile e contro l'antimafia di facciata, i “professionisti dell'antimafia”. Farà mai un articolo in cui parli bene dell'antimafia vera, dato che non gli va bene neanche quella di giudici come Nino Di Matteo, che rischiano la vita per le indagini che svolgono e che lui, Sottile, definisce “quella particolare specie di antimafia che, giocando di sponda con i magistrati politicamente più sensibili e più disponibili”? Perché non prepara una lista anche lui, come i grillini con gli impresentabili, in cui elenchi i giudici e i procuratori buoni e cattivi? E una lista degli antimafiosi “giusti”? Perché non la smette di usare, come i grillini contro cui si scaglia, la tecnica del mascariamento contro giudici che fanno il loro lavoro a rischio della vita e contro persone che lui, Sottile, definisce, senza vergognarsi, la “Confraternita della Trattativa” come se fossero dei delinquenti o mafiosi alla pari di Graviano, di Riina? Quando lo sentiremo parlare contro la mafia che questa "Confraternita", almeno, tenta di combattere?
Lui, Sottile, esattamente, contro cosa combatte, per che cosa oltre che a favore della destra di Musumeci e Berlusconi di cui tesse gli elogi?

Del Sottile si ricordano servizi, per il glorioso giornale "L'Ora", sulle guerre di mafia di cinquant'anni fa, presto lasciati per i più sicuri lidi del Giornale di Sicilia di Ardizzone e Pepi, famosi già allora per le loro battaglie, guarda caso, contro Leoluca Orlando e a favore di Salvo Lima (guarda un po'!).  È stato forse allora che ha fatto sua la linea del "Giornale di Sicilia", "sulla Mafia muti"? Il "GdS" non riportava mai, come invece "L'Ora", notizie contro, per es., Salvo Lima, ma le sue smentite subito! Sembra quasi che a "Il Foglio" ci sia per parlar male dei giudici ( solo quelli che lui giudica "comunisti" però) e dell'antimafia, forse a salvaguardare l'"onore" di padroni di stallieri mafiosi.

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Leoluca Orlando, trentennale oggetto di attacchi
 da parte di Sottile.
Ci vuole far credere che in Sicilia essere contro la mafia è una “strategia” che paga.
Ma dove ha vissuto nella sua vita? Su Marte? Solo lui vede nella nostra Sicilia uno stuolo di politici che hanno fatto del loro impegno o finto impegno contro la mafia, il grimaldello che gli ha consentito di entrare nelle stanze di comando. E questo stuolo sarebbe costituito dalla semi-sconosciuta trombata alle regionali Valeria Grasso, Rosario Crocetta, Leoluca Orlando. Stop. Uno stuolo, proprio. Senza contare che l'ex governatore e il sindaco di Palermo non erano nemmeno in corsa alle regionali. Allora che intende quando dice: "l'antimafia non tira più". Un discorso, il suo, svuotato già dalle premesse.
Tutto uno sproloquio sulla fine e contro “un'era” in cui politici lucravano posizioni di potere “abbanniànnu” il loro impegno antimafia e finisce per parlare di Crocetta e di Orlando che di impegno antimafia non ne hanno mai
mostrato, concretamente, neanche un briciolo e che quando sono stati votati non è stato certo per qualche frase rituale contro la mafia che nessun candidato si nega, se costretto. E non erano neanche in corsa.
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Rosario Crocetta, l'altro
antimafioso per interessi
di carriera, secondo Sottile.
Ci vuole fare credere, il Sottile, che questi politici  vinsero, quando fu, le loro elezioni perché antimafiosi, sia pure di facciata. Sarebbe come affermare che Crocetta vinse perché “gay”; sono cioè delle cose che non hanno alcun senso o nesso tra loro. Ve la immaginate questa massa di siciliani che votano contro la mafia? È una cosa tutta da ridere.



Ma tutto va bene pur di non parlare contro la mafia! Ed è ancora meglio, e più sicuro, parlar male di quelli che lo fanno e che la mafia la combattono, per davvero o per finta. Per il Sottile non sembra esserci differenza.

La questione degli impresentabili è diventata dunque non solo la nuova bandiera di moralisti e moralizzatori.”

Il Sottile sotto quale bandiera combatterebbe, lui che sembra difendere gli impresentabili? Lui un'etica ce l'ha? O forse è da iscrivere nella categoria dei cinici? Propendo per l'ultima.
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Claudio Fava. 
Sottile, il professionista 
anti antimafia,
non mette in dubbio
il suo impegno contro 
la mafia, ma attribuisce 
"all'antimafia che non tira più" 
il mancato superamento
di Micari.
Arriva a paragonare, il Sottile, l'impegno di Claudio Fava, “che pure è testimone di un impegno serio e rispettabile” (bontà sua) a quello di Crocetta. “La sua fatica con quel che resta della sinistra non è andata oltre il 6 per cento dei voti e ha conquistato appena due seggi a Sala d'Ercole.” Ma che c'entra? C'entra! Per fare numero (tre)! E rendere più plausibile il suo assunto di base che è: “...l'antimafia, quella che un tempo spaccava le ossa e garantiva trionfi e carriere, non tira più.”
Il vuoto totale, l'abbaglio più accecante. Una teoria che non sta né in cielo né in terra.
Ma dove l'avrà vista quest'antimafia che spaccava le ossa e garantiva trionfi? Dev'essermi sfuggito qualcosa. Non me la ricordo questa antimafia spadroneggiare. Eppure son abbastanza vecchio.
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Giovanni Pepi,
chiamato a giustificare le sue
frequentazioni mafiose
davanti alla  Commissione
antimafia nel 2015.
Quello che ricordo io è una mafia che ha sempre spadroneggiato e fatto il bello e il cattivo tempo, talvolta con la sospetta complicità omertosa di giornali come quello di Ardizzone e Pepi, diretti superiori di Sottile, di cui si parla nella relazione della Commissione antimafia dedicata a “Mafia, giornalismo e mondo dell'informazione” del 2015. Vi si parla delle frequentazioni di Federico Ardizzone con l'ex capo della cupola Michele Greco. Si parla della partecipazione del condirettore del GdS, Giovanni Pepi, al matrimonio di Pino Lipari, considerato il ministro dei lavori pubblici di Provenzano. Si parla di Mario Ciancio, il patron della “Sicilia” e con partecipazioni azionarie nel Giornale di Sicilia, indagato dalla procura di Catania per concorso esterno in associazione mafiosa.

Quello che mi ricordo io è una mafia sempre vincente alle elezioni siciliane.
Mi ricordo campagne elettorali in cui i candidati hanno sempre fatto a gara a chi riuscisse a non pronunciare il nome “mafia”.

Mi ricordo campagne elettorali in cui quei pochissimi che invece la pronunciavano quella parola venivano sonoramente emarginati e battuti.

Persino alle ultime elezioni regionali nessuno dei candidati preferiti dal Sottile ha mai parlato contro la mafia. Solo Fava! Ma, al contrario di quel che vorrebbe suggerire il Sottile, Fava non ha perso perché l'antimafia “non tira più”, ché non ha mai tirato, ma per ovvie ragioni di rapporti di forza elettorale all'interno della sinistra e perché “comunista”, l'antimafia vera che “non ha mai tirato”, non quella di un Miccichè, che, invece, ha sempre "tirato"
Io amo i giornalisti che scrivono contro la mafia, non contro chi la combatte, magari commettendo errori. 
Comodo parlare contro le persone per bene dell'anti-mafia: loro non vengono a bruciarti il portone di casa, non ti lasciano un proiettile nella cassetta della posta, non ti "cementano" se diventi pericoloso, non ti sparano come a Mauro Rostagno, non ti fanno esplodere come Peppino Impastato, non ti fanno sparire come De Mauro.



P.S. Questo il link a un bell'articolo, concepito prima del mio, del bravo Mario Portanova
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/10/i-professionisti-dellanti-antimafia/3306240/

     Questo il link all'articolo di Giuseppe Sottile su LiveSicilia ripreso dal "Foglio".
http://livesicilia.it/2017/11/09/morta-lantimafia-se-ne-fa-unaltra-arrivano-i-santissimi-sputtanatori_905767/

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