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Ai tempi del Principe e dei Saporito che Castelvetrano era?

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Ah! Ai tempi dei Saporito e del Principe.

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Ah! Ai miei tempi! È una lagna che si perpetua nei secoli, sulla base dell'idea che il passato è sempre meglio del presente. Tutti i giovani di tutti i tempi sono stati costretti a subire questa tortura dai più vecchi. Anche se non è infrequente sentire giovani ventenni pronunciarla quando parlano dei ragazzini un po' più piccoli. Fin qui tutto noto. Ma il rimpianto dei vecchi di oggi e di ieri non si limita all'arco temporale della loro vita, piuttosto si estende come una nebulosa indistinta anche ai tempi dei loro genitori e anche molto più indietro, e, allora, si inventano improbabili età dell'oro. Castelvetrano dei Saporito, Castelvetrano del Principe, ah, che tempi quelli. Qualche vecchio dice, fiammeggiando contro il degrado della nostra città: "Come s'è potuta ridurre in questo stato la 'Castelvetrano dei Saporito', la 'Castelvetrano del Principe' credendo e lasciando intendere che quelle fossero delle età felici.  Si costruivano

A lu 'nfernu vi nni iti!

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Demolire le case di Triscina non è una priorità ed è inutile e costoso.

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In un comune sull'orlo del fallimento, dove la comunità tutta subisce una spaventosa crisi occupazionale, in particolare giovanile, dove negli ultimi 5 anni ci è stato ripetuto che non c'erano soldi per nessuna cosa. Dove la popolazione è costretta a vedersela con le difficoltà tipiche di un posto abbandonato a se stesso, con sacche ampie di disagio economico, sociale, di criminalità.  Dove non c'è più, da moltissimi anni ormai, il perno dell'economia locale, l'agricoltura. Niente rimane del comparto vinicolo andato in   malora,  nemmeno le Cantine sociali che tutte, nel tempo, sono miseramente fallite senza lasciare alcun segno di eccellenza da potere sfruttare commercialmente. Non ci è rimasta neanche la Nocellara del Belice. Fonte di qualche guadagno per i commercianti e solo di problemi economici per chi le olive le produce. Ormai la preoccupazione dei piccoli e medi ulivicoltori è di non straperdere. Non guadagnarci un  centesimo è la certezza