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Visualizzazione dei post da maggio, 2021

La politica del campanile

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    Un post qualunquista che degrada la critica politica o sociale a roba da reietti, da "leoni da tastiera"! Criticare secondo i qualunquisti non è il sale della democrazia. La signora Rosalia Ventimiglia era d'altronde tra quelli che marciò contro il commissario Caccamo al grido insano di #siamocastelvetranesinonsiamomafiosi assieme a Franco Messina e Colaci.        Sembra fautrice, la signora Ventimiglia, del pensiero unico: tutti i castelvetranesi che non la pensino come lei sono gente inutile che sa solo criticare, lei che critica "qualunquisticamente" la politica, "tutta la politica" salvo difendere il diritto di candidarsi di chiunque a fare "politica". Orgoglio castelvetranese altro non è stato se non la piattaforma di lancio politico di un personaggio grigio, il cui merito sarebbe di essere figlio di un poeta e nipote di uno ucciso dalla mafia e di avere organizzato qualche gita "istituzionale" a Cinisi, che al momento in

Castelvetrano, capitale morale? Ma di che?

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    Scrive A. Quarrato di Orgoglio Castelvetranese: «Eravamo la capitale morale ed economica della valle del Belìce, eravamo una comunità che sapeva far valere le proprie ragioni, eravamo punto di riferimento per la scuola , l’economia e la sanità.» E invita alla riscossa «Con un sindaco con la fascia, pronto come fu allora Beppe Bongiorno, a guidare la folla.» Io sono più vecchio di Quarrato.  E il mio più grande rammarico di fronte a queste affermazioni, che ogni tanto qualcuno tira fuori dalla sua manica di prestidigitatore, è di essermi perso questa età dell'oro. Eppure, mi dico, vivo qua da 70 anni. Mi sono distratto? Vivevo nella capitale "morale" ed "economica" della valle del Belice e non me ne sono accorto? E, ignaro, nei miei 20 anni andavo in discoteca e al cinema a Mazara, quando, dicono costoro, c'era ogni ben di dio a Cvetrano? La capitale "morale"! E quella reale? Salaparuta? Poggioreale? Campobello? Io mi ricordo sempre un paese ad

Immondizia, pedane e fioriere: arte povera o arte di poveri?

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 Le aiuole in vasi. Non sanno curare, per mancanza di personale (?), soldi(?), quelle in terra che già abbiamo ma ne vogliono e ne comprano di più per potere "non curarle" meglio. Come non curano (personale?, soldi?) le tre ville, i tre punti verdi, che potrebbero essere vanto della nostra città. La villa Falcone e Borsellino e, mi pare, anche quella di San Giovanni, le hanno addirittura chiuse per non doverle pulire (mancanza di personale, di soldi?), con la scusa che si sporcano a un ritmo insostenibile a causa degli "incivili", "ubriaconi" che lasciano vetri e lattine ovunque.  Agli incivili una società sana non riserva "ronde punitive", non dispensa punizioni esemplari. Li sceglie come destinatari di un corso di formazione civica; in fondo sono cittadini anche gli incivili e, come tutti i cittadini, hanno diritto a servizi e educazione. Votano, probabilmente, anche loro. Agli ubriaconi andrebbe destinato un intervento urbanistico culturale, i

Pedane, una ficata o una cacata?

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     Faccio mie le domande che pone all'amministrazione Piero Vasile riguardo alla faccenda delle pedane. Ecco il link al suo post https://www.facebook.com/pvasile/posts/10222413942208607 Non nutro speranze che rispondano. Dovrebbero essere i partiti che stanno disonorevolmente all'opposizione a portare in consiglio le giustissime contestazioni che fai tu, Piero.   Gli spazi pubblici hanno bisogno di cura secondo un piano preciso, che dia uniformità d'intervento, un progetto che preveda di agire con soluzioni e materiali omogenei e uguali per tutta la città, delle opere progettate e approvate secondo il parere degli esperti di urbanistica e arredi urbani. Non si può permettere che qualsiasi cittadino, secondo il suo personale gusto (magari anche pessimo!) si appropri di uno spazio pubblico. No, non si può permettere a nessuno di fare una cosa vietata dalla legge. Neanche se ad animare il cittadino è la buona volontà di "fare qualcosa per la propria città", "r

I ricchi non possono battersi per i poveri?

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   Ma chi ha detto che solo i poveri possano stare con i poveri e i ricchi solo con i ricchi. Ci mancherebbe che i poveri e i derelitti dovessero fare conto solo su se stessi per migliorare la loro situazione. Ogni volta che nella storia c'è stata una rivoluzione i poveri non sono mai stati protagonisti e si sono sempre limitati, dal 1789 alla rivoluzione dei gelsomini, a fare da riempi-piazze e a eseguire il lavoro sporco per conto di personaggi ricchi e potenti, nel bene e nel male. Non si fa la rivoluzione senza soldi e potere contrattuale. Anche uno in lamborghini e pieno di soldi può essere di sinistra o fare delle cose buone per gli ultimi.  "Si batte per il ddl Zan però ha cantato una canzone indegna anni fa". È vero, il pulpito conta e va sempre tenuto presente, ma se quando uno fa o dice una cosa giusta dovessimo ricordare tutti i suoi errori passati nessuno si salverebbe. Se uno si adopera per risolvere un problema ecco l'orda bestiale che gli rimprovera che