E poi ci sono quelli che assumono una posizione terza: i cerchiobottisti.




E poi ci sono quelli che assumono una posizione terza. Pensano, così facendo, di essere equidistanti, che per loro è essere obbiettivi. Cioè, in una situazione, che viene giudicata da due punti di vista diversi, si pongono da un punto di vista dal quale possano giudicare gli altri due, dimenticando che il loro è pur sempre un punto di vista e uno solo. Ma loro, chissà perché, ci tengono ad apparire moderati, equidistanti, obbiettivi, come se le tre cose, diversissime, fossero la stessa. Ce ne sono a destra e a sinistra, di questi tipi. Sempre a modino, non vogliono dispiacere mai nessuno! E, come dicono i coreani del sud, "dunano sempri 'nna bbotta a lu circu e 'nna bbotta a lu timpagnu". E appaiono, credono, giudiziosi senza che mai emettano un parere netto. Il loro giudizio risulta, così, sempre grigio, la loro opinione galleggia senza prendere alcuna direzione definita.
Loro pensano che si tratti di equilibrio ma è puro equilibrismo, che sfida le leggi della fisica e della coesione mentale.

Nel giornalismo sono molti i fautori del terzismo, primo fra tutti il "cerchiobottista" per antonomasia, il "mielista" Mieli. Di lui mi piace la pacatezza dei modi e... basta. Spesso la pacatezza viene scambiata per obbiettività. Ammetto che il suo "cerchiobottismo" ha
sempre funzionato con i giornali che ha diretto. Io stesso sono stato sempre un ammiratore del terzismo inteso come capacità di considerare i diversi punti di vista. Quando avevo 14 anni attribuivo grande importanza alla funzione del dubbio nel mio approccio alla conoscenza. Mi garbava dire "Le uniche cose di cui sono sicuro sono i miei dubbi". Il dubbio è il filtro con il quale sviscerare la realtà senza pregiudizi. Ma è solo una premessa che esiste al solo scopo di essere superata: il dubbio non può paralizzare la ricerca della verità. Il dubbio non può sostituirsi al giudizio che sempre siamo costretti a formulare per affrontare qualsiasi aspetto, psicologico o sociale della nostra vita.


Il terzismo, come, posizione concettuale, presenta delle falle piccole e grosse. Una grossa è che assume che la realtà possa essere vista da 2 punti di vista + uno, il terzo. I punti di vista sono infiniti, ma vengono artatamente ridotti a due solo per comodità esplorativa. Se sono infiniti è chiaro che non può esisterne uno che sia equidistante da tutti. La realtà, poi, difficilmente si presta a essere tripartita. Ci sono realtà che esigono una presa di posizione netta e affanculo la terzietà. Quando dei bambini muoiono a causa di una politica folle e senza umanità, non si possono sottolineare allo stesso modo i mille risvolti e aspetti del problema e della vicenda. Bisogna prendere parte, intanto, e denunciare la follia di certe posizioni. Non si possono conciliare posizioni inconciliabili. Non può esistere sintesi tra la posizione di #salvinimmerda e quella di #lauraboldrini. Sintesi non è compromesso. 
                                             
E, invece, è una posizione di compromesso che spesso assumono i cerchiobottisti. 
 Se vedi un amico che viene attaccato da gentaglia senza scrupoli, che se lo vogliono mangiare, non stai, prima di intervenire in sua difesa, a discettare sulla pagliuzza nell'occhio del tuo amico. Devi prendere parte. La parte giusta. Quella dell'amico. Intanto! 
Il cerchiobottismo rimandiamolo a momenti più opportuni. 
Se la mafia dispiega le sue truppe, consapevoli o no, per attaccare malignamente la gestione commissariale, che, pur tra inevitabili errori, cerca di porre rimedio allo sfacelo in cui decenni di mal'amministrazione l'hanno lasciata, non fai la tara agli errori dei commissari! Intanto ti schieri contro la mafia e con i commissari e poi si vedranno gli errori dei commissari, malvisti anche perché hanno posto fine a una serie di privilegi e favoritismi che le corrotte amministrazioni del passato elargivano a piene mani ad alcuni e ad altri no.


Quella dei mielisti è una posizione di comodo. Ti permette di raccogliere il maggior numero di consensi e, sostanzialmente, di non scontentare nessuno. La lotta per il cambiamento, quando si ritiene necessario, non si fa evitando di parteggiare.
Una volta qualcuno la chiamava ignavia.
Viva la partigianeria.

Le persone buone non difendono un uomo cattivo.




"Le persone buone non twittano retorica antimusulmana, immediatamente dopo l’esplosione di una bomba, per avvalorare la propria posizione.

Non lasciano i territori americani pieni di gente dalla pelle scura senza elettricità per mesi e mesi,dopo aver pubblicamente ridicolizzato i loro governanti e messo in questione la volontà del loro popolo.

Non strappano bambini dalle braccia delle loro madri per metterli in gabbie e centri di detenzione.


Non cancellano salvaguardie per l’acqua e l’aria, per gli anziani, i malati terminali, i LGBTQ.

Non tolgono l’assistenza sanitaria ai malati e ai poveri lasciandoli senza alternativa.

Non martoriano i precari e i working poor e non proteggono i ricchi.

Non abusano della loro posizione privilegiata per provocare su twitter altri leader mondiali e per schernire cittadini privati.

Le persone buone non prendono di mira gli indifesi, non usano il loro potere per fare i prepotenti con i dissenzienti, e non fanno campagne per i predatori sessuali.

Ma questo presidente non è un essere umano buono, e questa verità non si può proprio aggirare.

Egli è la più cattiva personificazione del Cattivo Americano. Questo è il motivo per cui, finché ci sarà lui e finché rappresenterà questa nazione, noi saremo incasinati e spaccati e una vergogna globale.  Egli sarà l’asticella sempre più bassa della nostra eredità nel mondo.

E quel che è penosamente ovvio in questi momenti, non è solo che la persona che guida questo paese sia un essere umano terribile, ma che quelli rimasti a difenderlo , applaudirlo, giustificarlo, approvarlo lo siano, probabilmente, anche loro.

A questo punto, l’unica ragione rimasta per sostenere questo presidente, è che egli riflette il vostro cuore pieno di odio; egli condivide il vostro disprezzo per le persone di colore, la vostra ostilità per gli stranieri, la vostra intolleranza, i vostri sentimenti di superiorità.
Le persone buone non difendono un uomo cattivo."

Questo è parte di uno scritto di John Pavlovitz, un pastore cristiano, scrittore e blogger americano, noto per ciò che scrive da una posizione cristiano-liberale.
Con la mia traduzione perde un po' della freschezza e arditezza dell'americano moderno. Se le volete ritrovare cliccate sotto. 




Finalmente una cosa giusta e apprezzabile a Castelvetrano. La festa di San Giovanni Autogestita.


Finalmente una cosa giusta e apprezzabile a Castelvetrano. La festa di San Giovanni Autogestita. Intanto è ammirevole che dei cittadini diano, ognuno secondo le possibilità, qualche goccia del loro sudore per la riuscita di una festa tradizionale che affonda le sue radici nella coscienza di molti castelvetranesi. È nobile e alto "offrire", parole degli organizzatori, "leccornie dolci e salate per rafforzare quel senso di appartenenza e per stare insieme, uniti come non mai, per la nostra Castelvetrano". Cosa di meglio del cibo per rafforzare la coesione civica? Anche perché le liturgie vere e proprie che caratterizzano originariamente la festa di San Giovanni chi se le fila più, ormai. La cosa più notevole di San Giovanni 2018, che sembra segnare una svolta civile e un precedente foriero di comportamenti virtuosi per l'avvenire, è l'autogestione.
Noi cattolici non abbiamo bisogno, per celebrare San Giovanni, dei soldi del Comune, il quale, come chiunque sa, è di tutti. Atei, cattolici, musulmani, battisti, testimoni di Geova, agnostici. Perché mai dovremmo estorcere e accettare soldi da chi non crede in Dio, o da chi ha altra fede?
È una pratica che denota una grande civiltà e trasparenza d'intenti. Si dovrebbe diffondere.
I testimoni di Geova vogliono fare una festa loro? È nel loro diritto. È nel loro diritto chiedere che io, cattolico, paghi la loro festa? Eh! No! Questo no. Se la facciano a loro spese la festa e non contino su chi non c'entra. Gli atei vogliono organizzare un festa in cui i partecipanti possano divertirsi a lanciare freccette su finte statue di santi e su icone religiose copte? È nel loro diritto. Ma non contino sui soldi miei e dei cristiani come me.
Insomma gli organizzatori hanno fatto bene ad auto-gestirsi e speriamo lo facciano anche negli anni a venire. Ammirevoli. Pensate che possiamo sperarlo? 
Quanti soldi resterebbero alla comunità per aiutare concretamente cittadini disagiati, quartieri a rischio di povertà e delinquenza! D'altronde i santi ci sono per aiutare, non per pesare.

"Tutte cose comuniste, me lo lasci dire" disse Riina al giudice.





Insomma, nonostante i notevoli curriculum antimafia degli organizzatori, non se l'è bevuta nessuno. Cvetrano è un luogo dove la mafia può organizzare cortei antimafia all'insaputa degli stessi onesti "organizzatori", strumenti inconsapevoli, non tutti inconsapevoli, di una criminalità che, ha detto il presidente Fava, "per troppo tempo è stata sottovalutata e questo le ha permesso di accumulare un capitale istituzionale che le ha consentito di rendere permeabile la pubblica amministrazione". E ancora il presidente della commissione antimafia: "i commissari ( di Cvetrano -NdR)dopo avere incontrato scarsa disponibilità alla collaborazione dentro gli uffici hanno dovuto fare i conti con la piazza, con quel corteo trasversale di sabato scorso, dove c'era chi ha partecipato in buona fede, altri erano presenti con la loro malafede, per segnare solo un atto di isolamento della commissione".

Già mi pare di sentire i mafiosi e i simpatizzanti e persino cittadini onesti, ma ciechi, apostrofare tutti quelli che parlano di mafia, compresi i componenti della commissione antimafia, con "l'insulto": "Sono tutti comunisti!"

Usano pari pari gli argomenti del capo dei capi, "buonanima". Riina, che s'intendeva di politica oltre che di stragi e acido, al processo Scopelliti, lo disse al giudice chi erano i responsabili di questa caccia alle streghe di cui lui era “vittima”:“Sono i comunisti che portano avanti queste cose: il signor Violante, il signor Caselli da Palermo. C’è tutta una combriccola, c'è il signor Arlacchi che scrive... Che cosa scrive il Signor Arlacchi? Tutte cose comuniste, me lo lasci dire … Loro portano avanti queste cose.  Il governo si deve guardare da questi attacchi comunisti”.  Altro che dalla mafia." Quindi, capito? Siete sempre voi comunisti a combattere lo stato, non la mafia. Non ha forse usato gli stessi argomenti quel cittadino cvetranese che si è premurato di "denunciare" a salvini come e quanto fossero "comunisti" certi membri della commissione prefettizia? 
"Il governo si deve guardare da questi attacchi comunisti”. Altro che dalla mafia. Solo coincidenze?


"..quando scrivo oltre ad essere imparziale sono molto obiettiva e scrivo ciò che vedo senza lasciarmi influenzare da nessuno." Parte Seconda

Oriana Fallaci a Città del Messico, 15 ottobre 1968

Mi è capitato di ironizzare e fare del sarcasmo su un'affermazione da wonderwoman di una "giornalista" che sostiene: "..quando scrivo oltre ad essere imparziale sono molto obiettiva e scrivo ciò che vedo senza lasciarmi influenzare da nessuno." 
Ora, dato che la descrizione dei fatti è una cosa molto meno semplice di quello che, a prima vista, appare agli ingenui, essendo i fatti per loro natura complessi, e dipendendo la loro descrizione dal punto di vista che occupiamo ne discende che solo una

wonderwoman o un essere superiore che sia ovunque e possa assumere tutti i punti di vista insieme (Dio?) può vedere un fatto in maniera obiettiva! Questo il mio punto di vista da cui sgorga l'ironia. Non ho mai sentito una persona di cui avessi stima affermare di essere obiettiva. Come se l'obiettività potesse appartenere ai "soggetti" che solo "soggettività" possono esprimere. Basterebbe interrogarsi, come solo sa fare un adolescente che fa seriamente il suo mestiere di Indiana Jones della vita, porsi le domande della vita e chiedersi il significato di parole difficili come obiettività. Non è necessario tuffarsi in trattati e dibattiti sulla vecchia questione dell'obiettività nel giornalismo. Delle semplici riflessioni da adolescenti basterebbero. Nessun adolescente affermerebbe "Sono obiettivo e imparziale"! Direbbe semmai "Sono obiettivo" oppure "Sono imparziale". Peccherebbe ugualmente di presunzione, ma, almeno, eviterebbe una sovrabbondanza di comunicazione. "Io non sono solo furbo, ma anche molto astuto". Poi, "Sono molto obiettiva" è analogo a dire "Sono molto incinta". Lo si è o non lo si è! 

Certo, diverso è il discorso dell'obiettività come metodo di lavoro, cercare cioè di fornire tutti i dati di cui si è a conoscenza sul fatto che si vuole trattare. L'obiettività come faro, irraggiungibile, che, però, ci guidi alla formulazione del nostro "giudizio" soggettivo. Ma non è assolutamente questo il caso.
L'obiettività è come la fotografia analogica e la nostra soggettività è digitale. Un fatto possiamo guardarlo attentamente ma mai riusciremo a cogliere e riprodurre tutti gli infiniti pixel (puntini del fatto come foto) che lo caratterizzano. Siamo costretti a selezionarne un certo numero. Più pixel cogliamo più ci avviciniamo alla realtà, ma mai potremo uguagliare la completezza (l'infinito) di una foto analogica. Possiamo solo cercare di essere più o meno relativamente fedeli ai fatti.

E “ciò non piacerà ai cultori del giornalismo obiettivo per i quali il giudizio è mancanza di obiettività”, diceva nel 1963 Oriana Fallaci nella premessa a Gli antipatici“Ma la cosa mi turba pochissimo”, continuava. Quel che essi chiamano obiettività non esiste. L’obiettività – scriveva ancora la Fallaci – è ipocrisia, presunzione: poiché parte dal presupposto che chi fornisce una notizia o un ritratto abbia scoperto il vero del Vero. Una notizia, un ritratto non prescindono mai dalle idee, dai sentimenti, dai gusti di chi fornisce la notizia o il ritratto. […] Esiste, può esistere dunque, solo l’onestà di chi fornisce la notizia o il ritratto
Questa è l'opinione di una delle più grandi giornaliste di tutti i tempi, grande anche quando scriveva cose opinabili.

Sono giornalisti! In teoria padroneggiare e usare le parole per spiegare e raccontare dovrebbe essere il loro mestiere. Potrebbero rispondere con altrettanta ironia, o come credono, per demolire il mio sarcasmo e la mia idea, la mia opinione. 
No! La prima e l'unica cosa a cui pensano è la denuncia per diffamazione. Menti eleganti e aperte! Tira aria di delazione a Cvetrano, d'altronde! La cosa che sfugge loro è che la diffamazione se la fanno da sé dicendo queste cose incredibili che ledono, appunto, la loro credibilità!!

 Continuano, da quelle parti, affermando che "purtroppo Facebook è uno strumento che ha dato voce anche alle persone che meritano la museruola". Sarei io. Questo il loro concetto di democrazia: denuncia e museruola per chi non la pensa come loro.. Rispondere sul tema no? Figurarsi!

P.S. Il pezzo ironico che ha suscitato pruriti di denuncia

"..quando scrivo oltre ad essere imparziale sono molto obiettiva e scrivo ció che vedo senza lasciarmi influenzare da nessuno."














                                                                                                                                                                

Ci sono giornaliste che se le cantano e se le suonano! Così, modestamente, risponde agli elogi di imparzialità che gli organizzatori del corteo le fanno per un suo articolo, l'unico nel panorama nazionale sul corteo sul GdS, la "giornalista" F. Capizzi.





obiettività, imparzialità
"..quando scrivo oltre ad essere imparziale sono molto obiettiva e scrivo ciò che vedo senza lasciarmi influenzare da nessuno." Non solo "imparziale" ma anche "obiettiva" e... molto! C'è una letteratura lunga secoli sull'impossibilità per chiunque, figurarsi per una giornalista schierata dalla parte del vino, di "vedere" obiettivamente i fatti. Però è commovente trovare qualcuno che crede di esserlo. Ed è divertente vedere quelli dalla cui parte è schierata la giornalista, sperticarsi in elogi di imparzialità. "Brava, l'hai raccontata come l'abbiamo vista noi. Sei obiettiva!" Questo il loro alto concetto di obiettività: se la pensi come me sei obiettivo. I ragazzini che si affacciano al significato della vita sarebbero capaci di interrogarsi più incisivamente sul significato delle parole. Secondo voi, ci credono davvero alle assurdità che dicono o è solo per gioco. Insomma, ci fanno o ci sono?
Viva l'obiettività.


Curiosamente mi era già capitato di polemizzare con la stessa giornalista per motivi analoghi. Chi fosse curioso può leggere l'articolo qui

La delazione come metodo per combattere gli avversari.



Voglio essere denunciato al ministro dell'interno insieme alla signora Musca e il sig. Riccio. 
Quale può essere la ragione di tanto accanimento nei confronti della commissione antimafia, di questi vili e ipocriti attacchi nei confronti di persone che, qualunque sia il loro ruolo nella società, esprimono un'opinione politica com'è nel diritto di tutti? Chi ha motivo di attaccare e demolire il lavoro di persone che sono qua in un comune sciolto per mafia" Chi? A cosa è dovuta questa pervicace e infantile, nei modi, volontà di distruzione di uomini dello stato che lavorano per evitare il baratro del fallimento e dell'insolvibilità, da parte di chi ha responsabilità, se non altro oggettive, di questa tragedia? 
Mi rifiuto di credere che sia la classica, subdola opera di delegittimazione di chi combatte la mafia!
Da un anno, a Cvetrano, si fanno la guerra.
Mi rifiuto. 

Questi passano il tempo a spiare i commissari sui social, e forse non solo, e a raccogliere "infamità" da potere riferire a quel mezzo uomo di salvini pensando di aver trovato in questo vigliacco fascista un appoggio per le loro delazioni di fascista memoria. Tra tutte le lettere aperte a cui ci hanno abituato ne faranno anche una per giustificare questi abominevoli comportamenti? 
Hanno scritto al ministro dell'interno per dirgli: "Guarda che questi qua parlano politicamente male di te". Il loro concetto di democrazia. Non ci vorrei credere, ma è tutto nero su bianco. Una grande statura politica. Mi vergogno.

Queste sono le frasi di apertura della delazione, che, considerando che è la denuncia dei comportamenti privati di membri della commissione, trasudano ipocrisia, doppiezza e falsità: 

"Egregio Signor Ministro,
Le abbiamo scritto qualche giorno fa confidando in un Suo autorevole intervento che potesse contribuire ad avviare un percorso di dialogo costruttivo, sostegno e stimolo con la Commissione straordinaria, nei confronti della quale ribadiamo il rispetto per la istituzione che oggi rappresenta..."
Questa è la delazione. Completa.

La schizofrenia recitativa, tutta italiana, degli attori stranieri. Doppiaggio e sottotitoli.




Nei paesi economicamente un po' arretrati, culturalmente isolati, com'eravamo noi nei '40, si usa il doppiaggio. Da noi nel dopoguerra, dopo anni di isolamento culturale e internazionale, autarchia la chiamavano, il doppiaggio ebbe il merito di portare, finalmente, il cinema straniero, soprattutto americano, nelle case degli italiani. La grandezza di molti doppiatori ne fece una forma d'arte di assoluto valore. Come non esser loro grati di avere interpretato per noi il grande cinema con una fatica e un merito spesso misconosciuti e mal retribuiti?




Ma, prima o poi, meglio prima, dovremo decidere di abbattere questo muro che ci preclude l'ascolto dell'opera originale, che ci impedisce di valutare a pieno la bravura di un attore, che, se gli levi la recitazione cosa gli rimane a parte la faccia, pure importante. Ti perdi la metà del valore di un film.




Così, succede che un attore come Robert De Niro, per gli Italiani abbia due voci. Cosa si poteva fare quando morì Ferruccio Amendola, che per anni aveva doppiato De Niro, se non affidarlo a un altro attore, De Sando. Attori bravissimi, per carità! Ma non erano Robert De Niro! Per gli italiani un attore americano può soffrire di schizofrenia interpretativa: una volta recita come Ferruccio Amendola e l'altra come Stefano De Sando, manca solo la sua di interpretazione recitativa. Dovremo prima o poi fare quel passo per cui siamo pronti e introdurre i sottotitoli e lasciare integre le opere cinematografiche, per rispetto dell'arte, in modo da  farsi almeno un'idea di come recita un attore straniero, da sentire la sua vera voce.



Ascoltiamo la voce di una delle più grandi attrici di tutti i tempi Meryl Streep. Ascoltiamo il discorso intenso, ironico contro la filosofia del "Prima gli Americani" di Donald Trump, così uguale a quella del nostro ministro razzista Salvini.
Meryl Streep viene introdotta da Viola Davis, bravissima.
Non fidatevi dell'accuratezza dei sottotitoli americani. Sono automatici e con molti errori.















"Padre Undari tuona contro la mafia"

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Tutti i "non mafiosi" a Castelvetrano. Qualche centinaio! Mi aspettavo peggio!

Ci aspettavamo degli omoni politici, quelli che in vent'anni hanno portato Cvetrano alla rovina, che salissero sui gradini di una chiesa sconsacrata a tuonare contro la mafia. Dagli organizzatori di un corteo antimafia è lecito aspettarselo. Un discorso contro la mafia e i mafiosi della ridente cittadina. Ci aspettavamo che venisse additata e condannata la rete di complicità e di protezione che si è dispiegata in questo disgraziato paese a favore del "vero padre Pio". Un elogio dell'opera delle forze dell'ordine, che nella lotta alla mafia impegnano la loro professionalità e la vita. C'erano tutti. Tutti i responsabili dello sfascio erano lì. Abbiamo intravisto, oltre alle persone per bene, che per fortuna da noi non mancano, anche i cvetranesi della zona grigia. Ma c'erano tutti. Hanno preso la parola per parlare contro la mafia? Macché! Abbiamo dovuto assistere al penoso spettacolo da saggio delle elementari, in cui hanno coinvolto quei poveri ragazzi scout, a cui non hanno neanche fatto imparare quelle quattro parole che dovevano dire, costretti a declamare cosa era Cvetrano e non è più. Gentile, Selinunte, la falsità del Grande principe che era, in realtà un grande sfruttatore e traditore dei siciliani, che non si sarebbe mai sognato di vivere a Cvetrano, solo uno delle decine di possedimenti che aveva in Sicilia, dove il suo vero interesse era la costruzione di avamposti nella guerra che la Spagna, il nostro oppressore, conduceva contro i turchi e tutto a spese non della nobiltà ricca, no, ma del popolino. La nobiltà non pagava tasse. Nessuno dei politici o aspiranti tali ha preso la parola contro la mafia! Nessuno! O me lo sono perso? Eppure era, dicono loro, una manifestazione contro la mafia!

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Due scout usati per dire due parole contro la mafia
e la solita litania Selinunte, la Grecia, G. Gentile,
il Principe "Magnus Traitor". 
Li avete sentiti come hanno coraggiosamente attaccato la mafia. No? E come potevate? Non l'hanno fatto! Il discorsetto striminzito su Matteo Messina Denaro "il cui nome qui pronunciamo, alto e forte, per condannare, senza se e senza ma, lui, i suoi sodali, il mondo e la sottocultura che essi rappresentano" l'hanno fatto "leggere" ad un ragazzino e mentre il poverino parlava chissà quanti politici nostrani si saranno toccati le palle dicendo: "Matte' perdonaci è solo un discorso da cerimonia". O magari si saranno premurati, alla sera, di rassicurare i loro "sodali". Come quel sindaco di nostra conoscenza che di giorno partecipava alle manifestazioni antimafia e la sera rassicurava i suoi "compari" sulla natura solo formale della circostanza.
"Noi siamo concittadini di Carlo d'aragona, il Magnus Siculus," e menzogne dicendo.


Abbiamo sentito anche il veemente discorso della chiesa castelvetranese contro tutti "i poteri mafiosi" e la sua originale metafora del "sassolino nello stagno" del nostro immobilismo. Anche lui ha dovuto leggere le sue quattro parole. "Padre Undari tuona contro la mafia" titolava un giornale organizzatore. Chi abbia voglia di sentire i tuoni di Padre Undari può farlo sul giornale promotore, ma, vi assicuro, non vale la pena: le ho appena citate io le parole tuonanti del prete dell'establishment, che sa benissimo che i commissari oggi ci sono e domani no. E domani si troverà già ammanicato.

Che pena! Che tristezza!
L'unico rammarico che ho è che non sia venuta anche la Petyx delle iene. Avrebbe potuto portare un po' di scompiglio tra la folla di "non mafiosi" con il suo cartello "La mafia fa schifo". Questa volta avrebbe dovuto vedersela con il meglio di Castelvetrano e non con i soliti fannulloni da piazza che ama intervistare lei. Tra i migliori, a cui non manca certo la consapevolezza della gravità del fenomeno, nessuno si sarebbe rifiutato di tenere il cartello, fidanzata permettendo. Ma, soprattutto, avrebbe finalmente potuto confrontarsi con la piccola borghesia gesuitica e perbenista che le rimprovera di evitare, a bella posta, le interviste a chi "parla un passabile italiano e argomenta fuori dalla vulgata."


P.S. Se volete vedere il video che Primapagina ha pubblicato sul corteo questo è il link. I tuoni di Padre Undari cominciano al minuto 24:05.
https://www.primapaginacastelvetrano.it/speciale-sonocastelvetranesenonsonomafioso/

Con che rispetto per la propria vita e la propria persona ci si può accontentare di "non esser mafiosi"?

Gianni Diecidue, lui sì, un grande!
Dei cittadini sfilano per le vie della città per definire una loro nuova non-identità: io non sono mafioso. Se questo fosse lo slogan che mi definisse, mi interrogherei con tristezza sul significato dell'intera mia vita. Persino essere contro può definirti positivamente. Io sono antifascista. Sono contro la mafia. Avrebbero potuto scegliere "Noi siamo cultura" 

 "Noi eravamo Giovanni 
Gentile" "Eravamo Gianni Diecidue" "Eravamo sudditi di un principe che vendeva al nemico spagnolo i suoi sudditi". "Noi siamo il pane nero". Oppure "Noi siamo arte", "Siamo Giuseppe Basile" "Siamo la fontana della Ninfa" "Siamo Selinunte". "Noi siamo storia" "I vespri" i "fasci siciliani". Oppure avrebbero potuto scegliere una cosa semplice semplice e davvero definente "Noi siamo onesti", ma in questo caso la partecipazione si sarebbe molto ridotta, considerato che da noi il numero di evasori è piuttosto alto e evadere, non solo non è onesto, è anche furto, escludendo, ovvio, i poveri che non pagano perché non possono, non molti.
No, si sono scelti una cosa meno compromettente da Guinness della vacuità e dell'insignificanza: "Non sono mafioso". Questa affermazione "negativa", che significa pochissimo, considerando che un evasore non è automaticamente un mafioso e può benissimo rivendicare per sé questo non essere mafioso. Sebbene sia possibile che un mafioso sia un assassino, la stragrande maggioranza degli assassini "non sono mafiosi". Un mafioso è anche un truffatore, ma la stragrande maggioranza dei truffatori non è mafiosa. Quindi, a gridare "Io non sono mafioso", in teoria, potrebbe esserci un quantità indefinita di questi furfanti, che però possono gridare "non sono mafioso". Bene. Anzi no! Male!
Secondo uno degli organizzatori "Io non sono mafioso" è, invece, "l'affermazione di un principio che dovrebbe essere congeniale a tutte le anime per bene di questa cittadina", "La rappresentazione di ciò che ogni cittadino dovrebbe affermare con grande forza e determinazione." Io non riesco a seguire questo aggrovigliarsi nel vuoto. Non ho mai incontrato nessuno che alla domanda "Chi sei" mi abbia risposto "Non sono mafioso", nessuno che abbia un minimo di rispetto per la propria storia e per la propria vita. Che non sei mafioso non mi chiarisce affatto se sei onesto e se sei un criminale. L'unica cosa che sappiamo di quelli che parteciperanno al corteo è che non sono mafiosi. Sono anche onesti? Sono anche persone per bene? Sono criminali? Sono pedofili? Sono violenti con la moglie?  Questo non è dato di sapere. Ma se voi siete contenti di essere definiti da una negazione, lo sono anch'io. Vi lascio volentieri al vostro "non essere mafioso".

Il commissario rifiuta l'invito: "Mafia, no, grazie" L'antimafia scuote la testa: "Non è un buon segnale"




Da "abbasso Caccamo, il forestiero che infanga cvetrano più dello stesso Messina denaro" a "Io sono castelvetranese ma non sono mafioso" a "#nomafia a "manifestazione di legalità" A "nn è cntr il cmmssr". 
Parte della vera motivazione la dice uno degli organizzatori qua sotto.


Pensate che il commissario ha intelligentemente declinato l'ipocrita invito a partecipare. Il presidente della commissione anti-mafia ha detto che "questo corteo non è un buon segnale". Ma Fava, si tratta di un corteo contro la mafia!Perché dici così? Ma, d'altronde chi non sa che "quelli sono tutti orientati politicamente e hanno interesse a tenerci sotto il giogo dell'ignominia e sotto la condanna che ci vede concittadini di mafiosi"? È tutto un complotto a cui partecipano anche i media nazionali e internazionali, anche il new york times che ci definisce "The mafia town", tranne i "giornali" locali, i quali passano solo veline, che siano mafiose o dei carabinieri per loro è uguale. Qual'è, poi, l'interesse che avrebbero questi poteri forti a mettersi contro una città che nel mondo nessuno si sarebbe sognato di scoprire, nel bel mezzo del niente, se non fosse stata per l'unica cosa notevole che ha, la mafia, non è dato sapere.
Avete perso la vostra identità da qualche parte e volete riaffermarla? La vita è stata inclemente con voi e avete bisogno di riscatto? Allora, vi basterà partecipare al corteo di domani "Il giorno del riscatto e della riaffermazione della propria dignità di castelvetranesi liberi". Domenica vi sveglierete rinati, purificati e demafizzati.
Alla testa del corteo a cui parteciperanno ci saranno volti che tutti voi, sicuramente, conoscete per essersi sempre distinti, nel corso dell'ultimo ventennio, nella lotta alla mafia. O no? Qualcuno di loro ha bazzicato le stanze del potere per vent'anni in giunte che la commissione antimafia definì infiltrate. E non ebbero mai il tempo di dire una sola parola contro la mafia, tante, però, per il Magnus traitor, il principe di Cvetrano al soldo del nemico spagnolo. D'un tratto sono diventati i promotori di un corteo antimafia, senza alcun curriculum di sorta. 
Ma, ammetto, non è mai troppo tardi per cominciare. 

Corteo del 16. Opinioni a confronto.



Il sig. Pier Vincenzo Filardo ci invita a partecipare al corteo della vergogna affermando che il corteo non è contro la commissione e che se lo dice lui è vero. E si meraviglia che altri non gli credano, conoscendolo! Sic! “Sapete che sono una persona per bene. Vi dico che il corteo non è contro i commissari e voi continuate a dire il contrario?” Come se le opinioni fossero in fiducia. Adesso sappiamo che di ogni persona per bene che conosciamo possiamo, senza esitazioni, abbracciare le opinioni. 
Due sono le cose: o c’è stato, da parte dei promotori del corteo, un grossissimo difetto di comunicazione con la base che partecipa, oppure è un difetto voluto. 
Sicuramente è una fotografia. Un’istantanea del dualismo pancia-testa. 


La pancia (i partecipanti) che urla “Abbasso il commissario” e la testa (i promotori) che sussurra garbatamente e flebilmente “nn è cntr l cmmsr”. Tutti abbiamo letto i commenti dei partecipanti alla processione dei pii; ci sono tutte le ragioni tranne la contrapposizione alla mafia.
Addirittura qualcuno, che, circola voce,  abbia un qualche ruolo anche nell'organizzazione, si è spinta a dire su Fb: "Mentre IO,ed altri come me,difendono l’onore di questa città,altri castelvetranesi danno voce ad uno di altre città che ci infanga peggio dello stesso Messina Denaro Io dico basta,#nonsiamomafiosi". 

Questo post senza volto rende benissimo l’umore della base partecipante, anche se è una riflessione inquietante. Esiste chi pensa che un “forestiero” inviato dallo stato contro la mafia sia peggiore della mafia, passando sopra, con leggerezza da farfalla, magari genitore di figli, all'atroce morte di un ragazzino sciolto nell'acido da chi è meglio del “forestiero”. Che Iddio ce la mandi buona!


corteo della vergogna, anticaccamo, #sonocastelvetranesemanonsonomafioso, #nomafia

Sig. Pier Vincenzo Filardo, siamo persone adulte, abbiamo occhi per guardare e per leggere e orecchie per sentire, e, soprattutto, sappiamo farci un'opinione nostra senza bisogno di venire a chiedere a lei per conoscere la sua verità o la sua opinione a prescindere che lei sia una persona per bene o no. Tutti, anche lei, sappiamo com’è nato questo corteo. Ripetere la cronistoria o fornire, a riprova, i link delle varie giravolte e fasi dell'organizzazione dell'infantile corteo degli offesi e degli umiliati sarebbe inutile perché non c'è peggio di chi non vuol capire. Vorreste che non ci fosse, lo so. Ma c'è! Fatevene una ragione. Lo sentite questo rumore di elicotteri sopra la nostra città? Vengono a prendere i nostri mafiosi! Un'operazione all'anno, due quest'anno. Decine e decine di arresti ogni volta per anni e anni. Ci infangano i Carabinieri?
Io non sono semplicemente non-mafioso, sono addirittura contro la mafia, ma vivo, purtroppo, in un paese di mafia!
Mi dispiace per me e la mia amata terra ma non mi infanga personalmente! Una sola domanda: cos'ha che non va lo slogan "La mafia fa schifo". Perché non anche un cartello contro l'origine dei nostri mali MMD. Perché no sig Filardo? "No mafia" è più morbido? Se lei è uno degli organizzatori, le assicuro la mia partecipazione se lo slogan sarà "La mafia è una montagna di merda" e il Petyxiano "La mafia fa schifo". Si aggiungerebbe chiarezza, la quale è nascosta dietro coltri scure di codardia, antistatalismo, xenofobia (corteo contro il "forestiero", espressione usata da qualche organizzatore) e ipocrisia. Non sono il depositario della verità ma credo in quello che dico e penso.

corteo, #nomafia, #sonocastelvetranesemanonsonomafioso, corteo degli offesi
la risposta del sig. Filardo

































La sua risposta è che"La mafia fa schifo" o “La mafia è una montagna di merda” sono espressioni volgari e non sta bene usarle. Anche quando protesta, lei ama essere a modino. Le fa onore. Lei, però, non è in grado di permettermi o non permettermi alcunché. Io non ho messo in questione il suo essere per bene. Ho detto, se lei sa leggere, che non basta che lei sia una persona per bene perché io mi metta a seguirla per le strade di Cvetrano a gridare contro non si sa chi, a gridare non si sa a favore di chi o di che! Allo slogan ci avete pensato in tutti questi giorni, eccome! Al contrario di quello che lei vorrebbe sostenere, lo slogan che definisce un evento è di primaria importanza e lo capisce chiunque, se no non vi sareste dati la briga di cambiarlo da un insignificante ed equivoco #sonocastel ecc. a un più definente #nomafia, ma non tanto dirompente o "volgare" come "La mafia fa schifo" (che schifo usare la parolaccia "schifo"). MMD se la prenderà meno personalmente. Io mi ricordo benissimo quello che tutti gli organizzatori del corteo della vergogna hanno fatto in termini di lotta alla mafia di Castelvetrano nel corso degli ultimi vent'anni! Viene la confusione, tante sono le iniziative che avete preso contro cosa nostra e di cui lei potrà farmi un elenco, anche abbreviato! Tutti hanno visto che nell'ultimo mezzo secolo, negli ultimi anni fino allo scioglimento, è stato tutto un susseguirsi di eventi, conferenze, dibattiti sempre partecipatissimi dai cittadini, per discutere come sconfiggere il male. Ce lo ricordiamo. E quindi non possiamo nutrire alcun dubbio circa la natura di questo corteo.
Andiamo alla sua inquietante pretesa che quelli che non sono d'accordo con la manifestazione, se non vogliono venire non vengano ma non critichino, perbacco! Essa rende chiarissimo qual è il concetto di democrazia dei gruppi organizzatori del corteo. Niente critiche! E alla malora l'art. 21 della costituzione, al diavolo tutti i paesi democratici che garantiscono il diritto di critica nella loro Carta!
Gli unici "cortei" che alcuni dei promotori del "corteo dei vergognosi" seguono, fanno e si fanno finanziare sono quelli in cui una povera santa viene presa in ostaggio da alcuni adoratori di "mazze argentee" e di principi traditori al servizio del nemico.

#iostoconCaccamo



Sto dalla parte di un giovane prefetto coraggioso e pieno di dignità, da un anno con le mani nei capelli per la rovina che ha trovato nel nostro comune e che sta cercando di non far cadere nel baratro dell'insolvibilità e della vergogna. I suoi nemici non sono principalmente quei cittadini che, per un malinteso senso dell'onore, "difendono" Cvetrano da chi dice che c'è la mafia, senza nemmeno rendersi conto che, così facendo, difendono la mafia. I suoi nemici sono i mafiosi che agiscono nell'ombra ma efficacemente (la manifestazione anti-Caccamo del 16 Giugno e certe lettere aperte ne sono un minuscola prova) per ostacolare il suo operato e instillare, nei cittadini meno provvisti, un odio per lo Stato che è solo funzionale ai loro sporchi interessi e tipico della mafia. #iostoconCaccamo .Non sto coi cvetranesi che sono cvetranesi ma "non sono mafiosi". Sto con quelli onesti. La manifestazione anti-Caccamo fu organizzata prima dell'ultima operazione antimafia, la seconda in pochi giorni. Speravo ardentemente che il rumore degli elicotteri, dolce suono per le orecchie degli onesti, potesse ridurre a più miti e saggi consigli gli infantili concittadini organizzatori, quelli che la Petyx invano pregava tenessero in mano un cartello con la scritta "la mafia fa schifo". Non è stato così. Vogliono manifestare contro la stampa che fa il mestiere di informare che a Cvetrano si effettuano arresti di mafiosi un giorno sì e uno no. Contro lo stato nella persona del commissario che ha detto che a Cvetrano aleggia una cultura mafiosa. Secondo costoro non è vero. Come se la statua a MMD volessero farla i bellunesi, come se gli arresti per mafia si facessero a Pordenone! I carabinieri, secondo questi vuoti cervelli, sono i primi responsabili della denigrazione e diffamazione della nostra città! Ma credete che avrebbero mai il coraggio di andare a fare un sit-in sotto la sede dei carabinieri o di far passare da lì questo corteo che meriterebbe il Guinness dell'insignificanza e dell'ovvietà ("Sono di San Daniele ma non sono un prosciutto"). Non vi sfiora nemmeno, a quanto pare, la consapevolezza di essere ostaggi della mafia nei negozi, nell'amministrazione, nella vita di tutti i giorni. Protestare contro i mafiosi no? Più facile protestare contro un uomo dello stato che, 
si sa, non costituisce un pericolo immediato 
per la nostra persona così come invece la mafia. Il commissario oggi c'è e domani non più. Oltre che imbecilli, infantili e inconsapevoli siete anche codardi e fiancheggiatori. Repetita iuvant: sarà la più grande manifestazione contro lo stato che mai la mafia abbia organizzato "quasi" a sua insaputa. Cambierò idea e parteciperò se lo slogan non sarà questa minchiata del "sono castelvetranese ma non sono mafioso" - mi rifiuto di essere definito per quello che non sono -, ma, piuttosto "La mafia è una montagna di merda". Ma siccome ho a che fare con dei codardi che non sanno spingersi al di là di un "Non sono mafioso" come se significasse " "sono onesto" o "pago le tasse", il 16 dormirò e chiuderò le imposte. Pacciani, il mostro di Firenze, "non era mafioso".


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