E poi ci sono quelli che assumono una posizione terza: i cerchiobottisti.




E poi ci sono quelli che assumono una posizione terza. Pensano, così facendo, di essere equidistanti, che per loro è essere obbiettivi. Cioè, in una situazione, che viene giudicata da due punti di vista diversi, si pongono da un punto di vista dal quale possano giudicare gli altri due, dimenticando che il loro è pur sempre un punto di vista e uno solo. Ma loro, chissà perché, ci tengono ad apparire moderati, equidistanti, obbiettivi, come se le tre cose, diversissime, fossero la stessa. Ce ne sono a destra e a sinistra, di questi tipi. Sempre a modino, non vogliono dispiacere mai nessuno! E, come dicono i coreani del sud, "dunano sempri 'nna bbotta a lu circu e 'nna bbotta a lu timpagnu". E appaiono, credono, giudiziosi senza che mai emettano un parere netto. Il loro giudizio risulta, così, sempre grigio, la loro opinione galleggia senza prendere alcuna direzione definita.
Loro pensano che si tratti di equilibrio ma è puro equilibrismo, che sfida le leggi della fisica e della coesione mentale.

Nel giornalismo sono molti i fautori del terzismo, primo fra tutti il "cerchiobottista" per antonomasia, il "mielista" Mieli. Di lui mi piace la pacatezza dei modi e... basta. Spesso la pacatezza viene scambiata per obbiettività. Ammetto che il suo "cerchiobottismo" ha
sempre funzionato con i giornali che ha diretto. Io stesso sono stato sempre un ammiratore del terzismo inteso come capacità di considerare i diversi punti di vista. Quando avevo 14 anni attribuivo grande importanza alla funzione del dubbio nel mio approccio alla conoscenza. Mi garbava dire "Le uniche cose di cui sono sicuro sono i miei dubbi". Il dubbio è il filtro con il quale sviscerare la realtà senza pregiudizi. Ma è solo una premessa che esiste al solo scopo di essere superata: il dubbio non può paralizzare la ricerca della verità. Il dubbio non può sostituirsi al giudizio che sempre siamo costretti a formulare per affrontare qualsiasi aspetto, psicologico o sociale della nostra vita.


Il terzismo, come, posizione concettuale, presenta delle falle piccole e grosse. Una grossa è che assume che la realtà possa essere vista da 2 punti di vista + uno, il terzo. I punti di vista sono infiniti, ma vengono artatamente ridotti a due solo per comodità esplorativa. Se sono infiniti è chiaro che non può esisterne uno che sia equidistante da tutti. La realtà, poi, difficilmente si presta a essere tripartita. Ci sono realtà che esigono una presa di posizione netta e affanculo la terzietà. Quando dei bambini muoiono a causa di una politica folle e senza umanità, non si possono sottolineare allo stesso modo i mille risvolti e aspetti del problema e della vicenda. Bisogna prendere parte, intanto, e denunciare la follia di certe posizioni. Non si possono conciliare posizioni inconciliabili. Non può esistere sintesi tra la posizione di #salvinimmerda e quella di #lauraboldrini. Sintesi non è compromesso. 
                                             
E, invece, è una posizione di compromesso che spesso assumono i cerchiobottisti. 
 Se vedi un amico che viene attaccato da gentaglia senza scrupoli, che se lo vogliono mangiare, non stai, prima di intervenire in sua difesa, a discettare sulla pagliuzza nell'occhio del tuo amico. Devi prendere parte. La parte giusta. Quella dell'amico. Intanto! 
Il cerchiobottismo rimandiamolo a momenti più opportuni. 
Se la mafia dispiega le sue truppe, consapevoli o no, per attaccare malignamente la gestione commissariale, che, pur tra inevitabili errori, cerca di porre rimedio allo sfacelo in cui decenni di mal'amministrazione l'hanno lasciata, non fai la tara agli errori dei commissari! Intanto ti schieri contro la mafia e con i commissari e poi si vedranno gli errori dei commissari, malvisti anche perché hanno posto fine a una serie di privilegi e favoritismi che le corrotte amministrazioni del passato elargivano a piene mani ad alcuni e ad altri no.


Quella dei mielisti è una posizione di comodo. Ti permette di raccogliere il maggior numero di consensi e, sostanzialmente, di non scontentare nessuno. La lotta per il cambiamento, quando si ritiene necessario, non si fa evitando di parteggiare.
Una volta qualcuno la chiamava ignavia.
Viva la partigianeria.

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