"Fermate questo sfregio" che già uno ci basta!!



 «La sezione trapanese di Italia Nostra condanna la scelta miope della Regione Siciliana di realizzare un impianto agro-fotovoltaico di grande dimensione a ridosso dell’abitato di Gibellina.

Il sogno del grande sindaco Ludovico Corrao si è materializzato in tante opere di arte moderna che caratterizzano il paesaggio e la cultura della Nuova Gibellina richiamando anche un turismo colto che è diventato una importante fonte di reddito del territorio. Non si può accettare la realizzazione di un impianto di questo tipo che stravolge il paesaggio e la nuova identità di Gibellina.

Sollecitiamo la Regione Siciliana ad approvare finalmente il “Piano delle aree idonee” e chiediamo che l’approvazione definitiva di questo e di altri impianti di energia pulita tenga conto del suddetto Piano


Sono assolutamente d'accordo. Il sito della vecchia e bella Gibellina verrebbe sfregiato per la seconda volta. 

Prima con una costosa e orribile colata di cemento, erano gli anni della cementificazione, spacciata per arte, land art la chiamano ed è spesso rimarchevole. 

Adesso con un impianto fotovoltaico! 

Non c'è fine all'orrore.

Certo, uno è un orrore inutile e costoso: è già costato una decina di milioni di euro.

Un'opera cominciata nel 1985 e completata nell'Ottobre 2015 grazie a un finanziamento europeo di due milioni e mezzo di euro per completare l'ultimo terzo del "sudario". Provate a moltiplicare per tre. Otto milioni di euro ci è costata, finora, questa bella genialata di Burri.

 E la manutenzione? Infinita e costante e costosa. Se ci andavate quattro anni fa, il cretto era infestato da erbacce, cespugli, crepe e voragini dopo trent'anni di abbandono, perché erano mancati i soldi, non solo per completarlo, ma anche per mantenerlo! 

Altro che "posti di lavoro creati e turismo colto"!! 

Quando si parla di turismo colto si sta parlando di niente dal punto di vista economico. Quel posto è miserabilmente deserto e gli unici che ci vanno sono gli impiegati che lavorano lì. Provate ad andarci un Lunedì o un Venerdì, un giorno qualsiasi insomma. Vedrete che desolazione! Con vista sul cemento.

L'impianto fotovoltaico, anch'esso un tradimento della vocazione agricolturale della nostra terra, almeno porta soldi. 

Nessuno, allora, ebbe il coraggio di denunciare la scellerata scelta per la nuova Gibellina della semi-palude di proprietà dei cugini Salvo, gli esattori concessionari dello Stato con il 10 per cento di aggio! 

A tanti anni di distanza mi chiedo diverse cose.  Soprattutto a pochi giorni dalla proclamazione della  “Capitale Italiana dell'Arte Contemporanea 2026”, titolo a cui aspira il sindaco Sutera, proponente della candidatura.

Non c'è dubbio che non c'è confronto alcuno tra la bellezza della vecchia Gibellina, inerpicata su una collina che si affacciava sulla valle del Belice e del cui panorama godevano anche i cari estinti del cimitero, anch'esso un Belvedere. Tutto finito sotto il cemento. Oggi, con scelte diverse, potrebbe essere un grande parco naturale o un giardino con alberi, magari essenze mediterranee, al posto degli isolati, ora di cemento, e i nomi delle vecchie vie ai viali che così si formerebbero o mille altre cose meno dispendiose e più in linea con un'idea di conservazione ecologica.

Neanche le opere d'arte sempre riescono col buco. Questa del cemento che ha seppellito la vita che fu o vorrebbe soffocare la vita dei sommacchi che, imperterriti, continuano a spaccarlo e sovrastarlo è proprio una di quelle ciambelle senza buco.


il cretto di burri vale la pena ...


Lasciamo che la natura si riprenda ...






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