Fino a quando dovremo tenercela in casa?




Adesso arriva anche l’invito a tenerci i rifiuti in casa. Qualche domanda veloce: pagheremo lo stesso la tassa? Cosa c’entra la differenziata, che neanche quella funziona più, con la discarica di Borranea, dove in teoria si porta solo l’indifferenziata? Chi si può denunciare per omesso servizio? Fino a quando dovremo tenercela in casa? Dobbiamo affittare un locale di smaltimento privato dei rifiuti? 
Perché i sindaci e i commissari non alzano il culo dalla sedia e fanno qualcosa di inusuale di fronte a una situazione inaccettabile? 



Sembra che non serva più la telefonata quotidiana, la lettera protocollata alla regione, non serve la burocrazia lumaca e inetta. Bisogna fare sforzi straordinari prima che questa straordinaria vergogna diventi ordinaria. Serve fare una manifestazione di protesta unitaria di tutti i sindaci siciliani: non una protesta che si esaurisca con una delegazione ricevuta e, seduta stante, rassicurata dal Musumeci di turno che il problema sarà affrontato! No, le rassicurazioni non bastano più. Deve essere una protesta continua e continuata, magari con i commissari in testa alla protesta. Bisogna sollecitare un'azione "immediata" con i mezzi che si riescono a individuare, con tutti i poteri di cui la regione gode, una decretazione d'emergenza se non d'imperio. Mettete le ali alla vostra creatività, sindaci: i politici siete voi. Voi siete pagati per questo, perché dovreste saperne una più del diavolo. Caricatevi pensando che passerete alla storia. Muovetevi


Trapani è, per qualità della vita in Italia, l’ultima in classifica.


Secondo il Dipartimento di statistiche economiche dell’Università La Sapienza di Roma, che ha svolto un’indagine per conto del quotidiano Italia Oggi, la provincia di Trapani è, per qualità della vita in Italia, l’ultima in classifica.

Gli studiosi hanno individuato nove ambiti della vita sociale da usare come indicatori di “qualità”: dalla Scuola alla Sanità, dal Lavoro al Tenore di vita, dall'Ambiente alla Criminalità fino al disagio sociale e personale. In provincia di Trapani siamo ultimi per la scuola, per il lavoro e l’economia, per il tenore di vita, per il tempo libero, per l’ambiente, per tutto, insomma, tranne che per l’indicatore “popolazione” e, da non crederci, criminalità: un risultato di per sé straordinario per una città il cui Comune è stato sciolto per infiltrazione mafiosa.




Le fandonie di Gucciardi
Chi non ricorda il mese di Ottobre pre-elettorale quando l’assessore alla Sanità Baldo Gucciardi, candidato per la quarta volta, pisciava ad ogni albero della sanità provinciale e, per marcare ulteriormente il territorio, diffondeva falsità, in collaborazione con la compagna di merende Lorenzin, sullo stato della sanità siciliana e trapanese? Bene, anzi, male: vi siete lasciati infinocchiare come dei novellini. L’avete rieletto, così adesso abbiamo un deputato che oltre che inetto è anche bugiardo certificato. Quelli del Dipartimento di statistiche economiche dell’Università La Sapienza di Roma non si sono fatti scrupolo di smentire lui e la Lorenzin: siamo ultimi anche nella sanità. La cattiva notizia è che lo sapevamo già prima. Adesso anche Razza, il nuovo assessore musumecico alla sanità dice che il suo, di Gucciardi, piano sanitario è tutto da rifare!



La verità sulla sanità siciliana.
Siamo in quella macchia rossa
Se s’intervistano quelli che sono classe dirigente, resterete meravigliati di come siano pronti e decisi nel fare una diagnosi e dare una cura. Vi meraviglierete di come, nelle loro parole, sia facile individuare il “vero problema” e, soprattutto, come sia facile rimediarvi con “la” soluzione che tutti i politici locali evocano. Bene, i problemi possono essere tanti ma la soluzione è una: lo Stato deve spendere di più. Il gatto che si morde la coda. C’è del vero in questa cura che prevede più spesa per crescere. Tutti capiamo che i soldi fanno soldi e i pidocchi miseria. Ma dovremmo anche capire che, una volta speso invano tanto denaro, bisogna chiedersi dove si è sbagliato per tentare di spendere meglio le somme che ci sono, invece di crearsi un alibi chiedendo qualcosa che non c’è; potrà sempre dire il nostro politicanticchio “Ah se m’avessero dato la luna che avevo chiesto! Ma non me l’hanno data. È colpa loro”.

Trapani ultima. Dopo tutti.

Leonardo La Piana, segretario generale Cisl Palermo Trapani, afferma che non c’è da meravigliarsi dell’ultimo posto di Trapani, poiché “soffre da sempre di un fortissimo gap infrastrutturale su cui non si è mai intervenuto e che, se affrontato, non solo garantirebbe servizi adeguati ai cittadini, ma contribuirebbe pure al rilancio del lavoro in città e di tutto il territorio.” E individua nei “collegamenti, in città, fra il capoluogo e le mete turistiche ma non solo, fra gli aeroporti di Birgi e Punta Raisi” il collo di bottiglia che comprime le possibilità di crescita. E continua affermando che “serve l’impegno delle istituzioni per il rilancio del porto, aeroporto, della rete ferroviaria, dell’edilizia, del settore industriale, su tutti i nodi strategici, quindi”.
Il “rilancio”, ecco la parolina magica. In mancanza di indicazioni più precise circa i provvedimenti da adottare - come sono vaghi e generici, sempre – uno non può fare a meno di pensare a quello che è sempre stato: la sempiterna “Cassa del Mezzogiorno” statale da cui mungere denaro che viene, poi, distribuito alle clientele elettorali seguendo una miriade di percorsi anche oscuri per perdersi in chissà quali tasche, e il denaro dello Stato va incontro alla trasformazione miracolosa da “pubblico a “privato” senza riuscire ad arrivare al “bene pubblico”. Non serve l’impegno degli operatori del porto, dell’aeroporto, della rete ferroviaria, non serve l’impegno degli imprenditori privati dell’edilizia, del settore industriale, no. Serve “l’impegno delle istituzioni” per quel rilancio. Se il turismo va male è colpa dello Stato, non degli operatori turistici che da villani e pastori si sono riciclati nell’accoglienza e che riversano negli incolpevoli turisti la loro aggressività predatoria, corti di vista come sono. Non è colpa dell’inveterata attitudine nostra di vedere nel turista esclusivamente un pollo da spennare ora e subito. Se poi non ritorna e sconsiglia di venire, noi il bottino l’abbiamo fatto. Tutti sono in grado di misurare le differenze nell'accoglienza dei turisti tra la Spagna e la Sicilia. Lì coccolati e vezzeggiati, qui spennati e respinti.
Bugie.

È così che continuiamo a chiedere soldi pubblici per cose che dovrebbero essere private, il porto, l’aeroporto, l’industria, l’edilizia, che private, invece, sono solo dopo aver incassato i soldi dallo stato.
Siamo ultimi perché non abbiamo mai maturato una cultura del bene pubblico, un ethos comunitario, prigionieri come siamo del nostro “familismo amorale”, portati ad anteporre al bene di tutti il bene per noi e la nostra famiglia, per i parenti, per la nostra consorteria politica o sociale.
Prigionieri della nostra povertà, della nostra arretratezza, della nostra convinzione che bisogna delegare al governo della cosa pubblica gli intrallazzisti, i più indicati a muoversi in quel mondo del malaffare che è diventata la politica da cinquant'anni a questa parte, nella speranza che qualche briciola cada vicino a noi.
Ultimi al 110° posto in Italia. Ultimi nonostante decine di milioni spesi per Birgi. Ultimi nonostante da quando c’è Ryanair a Birgi, ci assicura lo studio della KPMG commissionato dalla fallimentare Airgest, ci assicuri che la provincia di Trapani è cresciuta del 3% contro l’1,5% nazionale.
Finché avremo questi governanti ne potremo spendere per tre volte di soldi pubblici ma niente cambierà per i cittadini. 

Le abbiamo tenute per secoli, noi Siciliani, chiuse in casa...

Le abbiamo tenute per secoli, noi Siciliani, chiuse in casa, abbiamo imposto loro il velo, soprattutto quello nero del lutto, abbiamo sempre combinato il loro matrimonio secondo regole di convenienza sociale ed economica. Gli unici matrimoni d'amore (e dei poveri, che non potevano permettersi un matrimonio secondo le usanze) erano quelli della fuitina, perché perdendo la loro verginità, le donne avevano perso tutto: definite da una piccola membrana di mucosa. Le dobbiamo dotare, per renderle appetibili come spose, di "mobilia" o di casa, a seconda delle usanze. Abbiamo concesso loro di uscire di casa a lavorare solo perché costretti dalla gramezza globalizzata. 


Le paghiamo, quando lavorano, una miseria, certo sempre meno degli uomini. 
Le abbiamo confinate, anche quando lavorano, nei ruoli materni o di servizio, gli unici che, 
secondo noi, si addicano loro. Quelli di "insegnanti", soprattutto alle elementari e medie, casalinghe, badanti, 
eufemisticamente chiamate "angeli del focolare". 
Abbiamo impedito loro di tramandare il loro cognome e persino il nome, dato che se nascono un maschio e una femmina, si assegnano per primi i nomi dei genitori dello sposo. 
Di tutte le donne abbiamo sempre salvato le nostre madri e sorelle. Le altre sono tutte potenziali puttane.

Non ero un bambino, avevo trent'anni quando fu abolito l'art. 587 del codice penale che riduceva a quasi niente la pena per chi uccideva una donna o il suo amante per difendere "l'onor suo o della famiglia": "delitto d'onore", come ancor oggi in molte culture arabe e non. In America gli arabi e i siciliani sono campioni di "honor killing". Nel 1981 fu abolita questa ignominia, ieri per me.


delitto d'onore, matrimonio riparatore, arabi, siciliani, donne, cultura


 

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E il "matrimonio riparatore"? Solo pochi anni fa chi violentasse una donna poteva cancellare il reato di violenza carnale se la sposava: e per la donna (quando non era una cosa concordata) oltre al danno la beffa. A questo destino si ribellò una donna di Alcamo, Franca Viola, quando rifiutò le nozze riparatrici che le propose il suo rapitore e violentatore Filippo Melodia.


Le uccidiamo a coltellate o le sfiguriamo con l'acido se pensano di cambiare uomo o anche solo di lasciarci. 
Persino la nostra lingua afferma con decisione la loro inferiorità: "Anna e Rosa sono 'andate' a casa", ma "Anna, Rosa, Giusi e Giovanni sono 'andati' a casa". Ubi maior...
Le discriminiamo socialmente ed economicamente.
Appioppiamo loro, in caso di divorzio, con la scusa che sono migliori a prendersi cura di loro, il fardello dei figli che impedisce loro, spesso, di rifarsi una vita inchiodandole all'unico ruolo concepito per loro, quello di mamme, costringendole a rinunciare a quello di donna e di essere umano.
Poi viene uno di questi maschietti nostrani, caserecci e allegramente razzisti a raccontarci che “non si può lasciare inosservata la violenza fatta da mussulmani IN ITALIA sulle proprie donne e anche sulle nostre ed in particolare sulle bambine”.




È il delirio totale. L’apoteosi dell’imbecillità. La celebrazione della menzogna. 
Se fosse tra i miei contatti lo avrei cancellato. Posso tuttavia sempre bloccarlo perché niente di ciò che scrivo io  possa capitargli sotto gli occhi e niente di ciò che scrive lui possa ancora offendere la mia intelligenza. 





Mi piacerebbe, se fosse possibile, portarlo in tribunale e costringerlo a spiegare, 
a produrre le prove delle bestialità che afferma, con nomi, cognomi, controprove e quant'altro. 
Purtroppo non esiste il reato di imbecillità. 
Gli chiederei di elencarmi tutti i casi di violenza di musulmani contro le loro donne, contro le nostre e contro i bambini a cui lui ha assistito o che conosce personalmente. E se non lo facesse gli darei tante frustate quanti sono i musulmani a Castelvetrano.

Identificare una cultura, che, è vero, relega le donne nello spazio angusto della casa, ma è anche straordinariamente simile alla nostra siciliana, e simile alla cultura della segregazione femminile di tutto il mondo occidentale, identificarla con la violenza sulle donne propria di tutte le società, occidentali, orientali, del nord e del sud, tutte a misura di maschio è da oscar del razzismo.
E mi fermo qui perché mi ribolle il sangue.

Altro attacco a Messineo, commissario di Trapani

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Facile attaccare le persone per bene. Un commissario straordinario non viene a bruciarti l'auto sotto casa né userebbe metodi mafiosi per zittirti. Succede non solo a Castelvetrano, dove persone, che mai avrebbero il coraggio di elevare protesta alcuna contro amministratori locali, adesso fanno i fieri paladini della città attaccando i “tre moschettieri”, che nessun danno potrebbero recar loro ma neanche alcun beneficio dato che non fanno giochini clientelari. Quindi facile e senza rischi. Succede anche a Trapani con Messineo per la vicenda di Birgi-Ryanair.



Dopo l'attacco del PeDuino Savona, adesso è venuto fuori un "musumeciano" (fascista), tale Francesco Salone, ex consigliere comunale di Trapani, e candidato alle ultime elezioni regionali. Chiede, niente di meno, al neoeletto Presidente della Regione, Nello Musumeci, nella cui lista era candidato, “di valutare concrete azioni che possano contrastare la “sorda” gestione del commissario Messineo, financo, arrivare alla revoca.” Da sinistra a destra tutti sembrano favorevoli a Birgi. Mai che riescano però, questi politici favorevoli all'aeroporto di Birgi, a dimostrare che il "co-marketing" sia effettivamente conveniente per il nostro territorio. Lo danno per scontato senza cifre alla mano. Savona ebbe a dire:"...che non sottoscrivere l’accordo di co-marketing produrrà gravi conseguenze per l’economia del territorio di tutta la provincia di Trapani è una affermazione talmente scontata da non meritare alcuna forma di dimostrazione”Un giornalista pro-Ryanair, Vito Manca, in un articolo pieno di "Ah sì? E allora Palermo...?" "Se vale per Trapani deve valere anche per  Palermo" e altre amenità scrisse: "Per una valutazione dei costi-benefici potrebbe essere utile anche soltanto affacciarsi alla finestra di Palazzo D’Alì e verificare il via vai di turisti che, ancora oggi, sono presenti in città." Capito? A Messineo, secondo il nostro, sarebbe bastato affacciarsi dalla sua finestra per maturare il suo Si al co-marketing. Questi sono i nostri politici e giornalisti al seguito che pensano che quando si tratta di soldi di Pantalone non ci sia bisogno di dimostrare niente. Adesso è la volta di Salone che considera il no di Messineo  al co-marketing “una presa di posizione, dannosa per la città di Trapani e per l’intero comprensorio provinciale tenuto conto del ruolo di capofila che dovrebbe avere un capoluogo”.



Tutti questi anni in cui è stato in vigore l’accordo sono passati inutilmente. Si sarebbero dovuti raccogliere dati in relazione all'impatto dell'accordo Birgi-Ryanair e non si è fatto: numero passeggeri sbarcati, numero passeggeri decollati, soldi spesi dai turisti “ryanairini”- morti di fame come me-  in ristoranti, alberghi, botteghe; dove hanno alloggiato, dove sono andati - a Castelvetrano?, a Selinunte?, a Campobello?, a Partanna ?; cosa hanno apprezzato, tornerebbero? Quanto pane nero di Castelvetrano hanno comprato? E olive? Il budget su cui hanno contato? Vende più cannoli Colicchia da quando c'è l'aeroporto? Quante bottiglie di vino hanno comprato a Marsala? Dove hanno soggiornato e per quante notti? Quanto hanno pagato? Hanno cambiato soldi nei nostri ATM? Quanti? Quali servizi migliorerebbero? Perché hanno scelto di atterrare a Trapani invece che a Palermo? Quanti dei passeggeri atterrati non erano turisti ma siciliani di ritorno da una gita con Ryanair pagata da Pantalone?
Gli organizzatori de “Le vie dei tesori” di Palermo, nei giorni dalla manifestazione sguinzagliarono decine e decine di giovani a interrogare certosinamente e lungamente quelli che partecipavano o venivano da fuori. Avranno dei dati certi su cui basare la decisione se ripetere o no l’iniziativa, se allargarla, se devono adottare interventi correttivi per il prossimo anno.

Niente di tutto questo è stato mai fatto per Birgi-Ryanair, tanto paga Pantalone, fino al 2012 quando, finalmente, l’Airgest ha deciso di commissionare uno studio a una ditta specializzata, la KPMG “un network di società indipendenti, affiliate a KPMG International Cooperative, quest'ultima di diritto svizzero, di fornitura di servizi professionali alle imprese, specializzato nella revisione e organizzazione contabile, nella consulenza manageriale e nei servizi fiscali, legali e amministrativi”.  Sì, avete capito bene! L’Airgest, la società che gestisce l’aeroporto di Birgi con i soldi nostri. L’Airgest che ha accumulato decine di milioni di debiti che , prontamente, ha ripianato quest’anno con i soldi dei contribuenti. L’Airgest, che ha tutto l’interesse nel fare risultare conveniente l’accordo di co-marketing perché il “mangiare” le viene da lì. L’Airgest la più diretta interessata a che l’accordo di co-marketing con Ryanair venga giudicato buono commissiona a una società di consulenza, sia pure internazionale, uno studio che dimostri la convenienza del co-marketing. E figurarsi se non glielo dimostra. Avete mai visto una ditta di consulenza che scontenti il committente che paga? Io no. Lo Stato ha, per tramite di un prefetto, commissionato lo studio per vedere se è conveniente spendere tutto questo denaro pubblico per un aeroporto a cento km dal Falcone e Borsellino? No. Non l’ha chiesto chi spende i soldi, noi, per valutare la convenienza. L’ha commissionato l’Airgest, la beneficiaria di quei soldi. È stata un indagine indipendente? Certo che no, dato che il committente è una delle parti interessate, sia pure con la Regione Siciliana socio di maggioranza. Avete presente i periti di parte? Mai nessun perito della nostra parte è stato chiamato a esprimersi. Ci piacerebbe, peraltro, sapere quanto “abbiamo” speso per questa consulenza “obiettiva”.

Ma andiamo al sodo. Avrebbe certo potuto fare uno studio più serio se le fossero stati messi a disposizione quei dati a cui accennavo prima e che invece mancano. Quindi su che cosa ha basato l’indagine? Su niente. Ha preso un periodo, quello dal 2008 al 2012, e ha registrato i mutamenti avvenuti. Poi li ha legati alla presenza di Birgi. In quel periodo sono aumentate le intraprese economiche? Merito di Ryanair! Se poi le intraprese erano cementifici, cave di sabbia, cartolerie o botteghe alimentari, startup informatiche o scuole di danza, attività legate all’agricoltura e non al turismo non importa!! È aumentato il prezzo dell’olio? Merito o colpa di Ryanair. Sono aumentate le aperture di negozi di abbigliamento? Merito di ryanair. La sottesoli ha aumentato il fatturato? Merito di Birgi. Persino l’edilizia, in questo studio, è stata messa in relazione a Birgi. La gente costruisce più case da quando c’è Birgi. Miracoloso! Ma che c’entra? Sembra che i ‘morti di fame’, noi “Ryanairini”, per lo più gente del luogo che va in gita quasi gratis a Londra o a Parigi, ritornando non solo passano per turisti, ma si innamorino del loro luogo e decidano di costruire case. Si sono presi la briga di controllare nell’anno precedente, il 2007, o anni precedenti, quale fosse il trend, giusto per fissare un riferimento? Hanno confrontato i risultati con i dati della nostra economia prima di Birgi-Ryanair? Cosa è successo alla nostra economia dal 2012 al 2017? Non si sa.
È un po’ come se io legassi i mutamenti economici della provincia di Trapani alla dichiarazione d’indipendenza del mio terrazzo che è stata fatta proprio nel 2008, unilateralmente da me. Da allora ne sono successe di cose! Persino il comune è stato commissariato a Trapani come anche a Castelvetrano. È colpa del mio terrazzo “libero”? Voi che dite?
Ora arriva il musumeciano Salone che, alla ricerca di facili, campanilistici voti, si prepara per le prossime elezioni e si accoda a Savona nella critica facile a Messineo, una persona per bene e che sa quello che fa. E che, invece, si fa apparire come una sorta di imbecille che non riesce a capire e a vedere ciò che Savona e Salone capiscono e vedono anche ad occhi chiusi. I vantaggi, mai dimostrati, che Birgi porta al “nostro territorio”. Questi vantaggi che anche un cieco, ma non Messineo, vede, voi campobellesi, voi partannesi, voi castelvetranesi li avete notati? Io no!
Non mi sono accorto, neanche considerando quel periodo 2008-2012, che a Castelvetrano ci sia stata una crescita economica, addirittura del più 3% secondo la KPMG, un punto e mezzo più della media nazionale. Ah!, se bastassero i sondaggi commissionati da enti interessati a renderci più ricchi!
Sordo” è Messineo per Salone. “Cieco” lo definiva Savona.
Salone, indagato per il reato di truffa ai danni del Comune di Trapani, è quello la cui mamma ginecologa,la dottoressa Francesca Paola Maltese, in servizio presso il reparto di ginecologia ed ostetricia dell'ospedale Sant'Antonio Abate di Trapani, in campagna elettorale inviò una lettera alle pazienti chiedendo di “sostenere e condividere il progetto di Francesco, mio unico figlio invitando, se possibile, anche i conoscenti, gli amici e i parenti a supportare l'ambizioso progetto di cambiamento”. Una mamma disinvolta dato che non è consentito “utilizzare il nome e gli elenchi dell'ospedale per sponsorizzare il proprio figlio con tanto di lettere firmate fatte recapitare ai propri pazienti.” - ebbe a lamentarsi Lucia Titone.
Forse questo ci aiuta a comprendere la critica sostanziale che Salone muove a Messineo: il commissario“non può limitare il proprio operato a valutazioni circoscritte in rigidi schemi tecnico/giuridici che rischiano di fatto, di non tutelare i reali interessi in gioco e di penalizzare l’intero territorio trapanese.” Vuole dire che Messineo ha considerato soltanto l’aspetto tecnico-giuridico: “Non si è mai visto – illustro il concetto di Messineo – che uno che ha bisogno di vetri vada dal salumiere.” “Voi dite di voler promuovere il territorio e, invece di rivolgervi a una agenzia pubblicitaria vi rivolgete a tre compagnie aeree che nel loro statuto sociale non prevedono nemmeno l’attività di promozione pubblicitaria.” Come dargli torto. È così chiaro il riferimento alla scarsa, anzi, inesistente trasparenza dell’accordo! Ma cosa volete che interessi la trasparenza a Salone Francesco?  E dell’aspetto legale cosa volete che gliene importi?


La verità è, invece, che Messineo ha considerato anche il lato sostanziale della faccenda.
Pensate che non gli abbiano portato lo “studio” della KPMG? Ma certo che sì. L’ha letto, valutato e ha tratto le sue conclusioni che sono anche le conclusioni di una persona sensata oltre che preparata: “Inoltre se si valuta, come pure è doveroso fare, la efficienza del percorso prescelto, in termini di costi – benefici, emerge con evidenza il fatto che comunque, a fronte degli ingenti oneri economici gravanti sugli enti territoriali sottoscrittori dell’accordo, non vi è alcuna certezza in ordine alle contropartite ottenute in termini di flussi turistici, e soprattutto  non risulta prevista alcuna forma di corrispettività fra oneri e risultati. Infatti, da una parte, il contraente incaricato di realizzare il marketing assume una semplice obbligazione di mezzi e non di risultato e dall’altra non sembra che sia prevista alcuna decurtazione del compenso nel caso che il numero di passeggeri in arrivo nell’aeroporto di Birgi nel periodo considerato dovesse divergere in negativo rispetto alle aspettative.” In poche parole noi “Pantalonini” non paghiamo a Ryanair in base all’afflusso di turisti, cioè se ne porti di più ti paghiamo di più, se ne porti di meno ti paghiamo di meno. No. Noi paghiamo sempre la stessa cifra a Ryanair, a prescindere dai risultati dell’operazione.
Insomma è difficile dare torto a Messineo!




Piero Savona su Birgi

Piero Savona ex candidato
sindaco di Trapani

Piero Savona, ex candidato sindaco trombato alle elezioni scorse dice la sua su Birgi-Ryanair. Cosa dice? Sciocchezze!!
In corsivo le parole di Savona.

...che la decisione del Commissario Messineo di non sottoscrivere l’accordo di co-marketing produrrà gravi conseguenze per l’economia del territorio di tutta la provincia di Trapani è una affermazione talmente scontata da non meritare alcuna forma di dimostrazione”.

E no, caro Savona! Vuole dire che solo Messineo non si accorge di una cosa così evidente? Lo considera corto di comprendonio? È talmente poco scontato, sig. Savona, che una delle motivazioni del no, meritorio, del commissario Messineo è :
“...in termini di costi-benefici, emerge con evidenza il fatto che comunque, a fronte degli ingenti oneri economici gravanti sugli enti territoriali sottoscrittori dell'accordo, non vi è alcuna certezza in ordine alle contropartite ottenute in termini di flussi turistici, e soprattutto non risulta prevista alcuna forma di corrispettività fra oneri e risultati."

Perché non ci dice lei o, ancora meglio, non va a "spiegarlo" al commissario Messineo, che dalle sue parole sembrerebbe un imbecille e, invece, ha studiato molto meglio di lei, che è solo interessato alla "clientela" che potrebbe votarla e non alla realtà deficitaria di Birgi, il problema del co-marketing?Perché non gli spiega che i sedici milioni di debiti accumulati da Airgest sono da considerarsi un attivo e non passivo nel bilancio della regione Sicilia che li ha ripianati proprio quest'anno?Perché non gli spiega che le decine di milioni di euro pagati dai comuni della provincia a AMS non bisogna contabilizzarli ai fini della definizione dei costi e benefici, perché tanto sono soldi di Pantalone, cioè nostri?
Gli spieghi perché un aeroporto debba essere gestito dalla Regione Sicilia e non da privati che investano e si prendano rischi e benefici.
Magari potrebbe portargli il famoso studio commissionato da Airgest (guarda un po') alla KMPG che non convincerebbe nemmeno un bambino delle elementari!


https://tongueofsecrets.blogspot.it/2017/11/ryanair-birgi-
e-la-fine-di-un-incubo.html

Lei dice Il Commissario con tale decisione assume una grave responsabilità che non può trovare fondamento solamente nelle valutazioni giuridiche dichiarate perché, qualora avessero fondamento, renderebbero illegittimi tutti i contratti di tale natura che in ogni parte d’Italia”

Non so che lavoro facesse prima di trovare il bengodi della politica. Certo non ha studiato legge e non ha mai studiato buon senso. Ma dove l'ha appreso che la decisione di un sindaco possa rendere illegittimo alcunché? Il commissario Messineo non ha affatto detto che il co-marketing è illegale.
Non è mica un tribunale Messineo! E lui lo sa, anche se, al contrario di Savona, ha le conoscenze e i mezzi culturali per avere una sua opinione al riguardo. Ad un Sindaco per dire no all'accordo basta soltanto, ed è tanto, che “il mezzo prescelto (per la promozione del territorio) presenti ineliminabili elementi di dubbio”. A giudicare l'illegittimità del co-marketing ci penserà la commissione europea che ha già aperto delle indagini conoscitive, e ci penseranno i tribunali che hanno aperto dei procedimenti contro questa mostruosità giuridica e di spreco del denaro pubblico (in Puglia).


"Il Commissario non ha un mandato popolare, non ha un programma da osservare, quindi su fatti che provengono da decisioni di precedenti amministrazioni, dovrebbe solamente garantire la continuità”

Questa cos'è? Una sua opinione o la legge? Ce lo spieghi. Da come lei si è espresso su Birgi, cioè con il solito politichese clientelare e con arroganza e ignoranza, sono contento che non sia stato eletto. Viva Messineo.

Un vero leader politico non va appresso alla pancia degli elettori. Non fa ciò che le clientele politiche gli chiedono. È lui che indica la cosa giusta da fare. Questa assurdità, introdotta da Berlusconi, che, per sapere cosa dire o fare, un politico  debba chiederlo agli elettori è la negazione della politica. Piero Savona non sembra interessato alla trasparenza degli atti né al giusto impiego del denaro pubblico. È disposto a sprecare decine di milioni di euro solo perché i commercianti trovano comodo che lo stato, a spese sue, cioè nostre, porti i clienti sulla soglia del loro negozio. È disposto ad affondare ulteriormente la semi-affondata Regione Siciliana perché lo stomaco di alcuni campanilisti Trapanesi glielo chiede. Perché Palermo sì e Trapani no? E perché non anche Castelvetrano, dove pure alcuni sciagurati sognano di avere un aeroporto a tiro di schioppo, dato che un vecchio aeroporto militare c'è già? Perché non Mazara? E Agrigento? Perché non fare un aeroporto in ogni comune italiano?


P.S.: il link all'intervista di Savona. http://www.alqamah.it/2017/11/02/le-responsabilita-di-messineo/

I professionisti dell'anti-antimafia parte seconda.

Roberto Puglisi, un bravo giornalista,
di destra però.

Il commento che segue l'ho scritto su live sicilia sotto l'articolo di Roberto Puglisi. Sono sicuro che non verrà pubblicato. Così lo riporto qui a casa mia. 

P.S. Non è stato pubblicato dai censori di live sicilia diretto da Giuseppe Sottile, uno dei professionisti in questione. 
Una censura può essere un regalo se ti dà elementi di conoscenza su chi la opera. Ci parla del concetto di democrazia che alberga nella mente di alcuni, dell'orientamento politico (fascista) di un gruppo di informazione. Insomma lungi dall'essere una cosa negativa è fonte di migliore comprensione.

Per chiarezza premetto che su live sicilia Roberto Puglisi, valente giornalista che mi spiace accostare al suo direttore, scrive in tandem con Giuseppe Sottile i suoi attacchi a Leoluca Orlando oppure si alternano. 
L'8 novembre è stata la volta di Puglisi con il suo articolo "Vuoto e vecchio cinema antimafia. Personaggi e interpreti del flop", in cui spiega che "l'antimafia non funziona più 
per raccogliere consenso elettorale (ha mai funzionato?- ndr) e attacca Orlando. 

Lo stesso giorno Giuseppe Sottile, direttore di LiveSicilia, pubblica su "il Foglio" 

e sul suo stesso giornale un articolo titolato "Morta l'antimafia se ne fa un'altra. Arrivano i santissimi sputtanatori" in cui spiega che l'antimafia non funziona più per raccogliere 
consensi elettorali (ha mai funzionato?-ndr) e attacca Orlando.
E scrivono cose pressocchè identiche.

Questi i link: 
http://livesicilia.it/2017/11/08/elezioni-antimafia-crocetta-cancelleri-orlando-fava-micari-musumeci_905241/
http://livesicilia.it/2017/11/09/morta-lantimafia-se-ne-fa-unaltra-arrivano-i-santissimi-sputtanatori_905767/

Ieri è stata la volta di Roberto Puglisi con un articolo "La battaglia perduta di Orlando 

Caro Luca, ora pensa a Palermo" in cui attacca Orlando.
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Leoluca Orlando, sindaco di palermo
riconfermato dai cittadini.


 A me le critiche piacciono quando sono disinteressate, non quando veicolano interessi di parte.

Questo il mio commento censurato all'ultimo articolo.

Sig. Puglisi, leggo sempre con attenzione e diletto i suoi articoli. Mi piace molto come scrive. Un po' meno le cose che scrive. È di pochi giorni fa un articolo a quattro mani con il suo direttore, in cui, riportando una fantasiosa lettura delle regionali, secondo la quale sono state caratterizzate dal crollo del"l'antimafia, quella che un tempo spaccava le ossa e garantiva trionfi e carriere che non tira più”, tirava in ballo Leoluca Orlando, come professionista dell'antimafia, e attribuiva, apparentemente, la sconfitta di Micari al fatto che Orlando avesse forse dimenticato di inoculare il bacillo dell'antimafia al suo protetto o, comunque, non gliel'avesse trasmessa neanche per contatto. Adesso quest'altro attacco, nel suo solito stile canzonatorio che io apprezzo molto, al sindaco per chiedergli "cosa intende fare da sconfitto" per Palermo. Grande domanda!


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Giuseppe Sottile, padre di Salvo.
Questi attacchi non glieli suggerisce mica il suo direttore, devastato dall'imprinting del suo vecchio amore, il GdS di Ardizzone e Pepi, che faceva della lotta contro Orlando un leit motiv, con gli strumenti che avrebbero dovuto suonare l'antimafia silenziati? Non vorrà mica finire al Foglio anche lei? Sarebbe uno spreco del suo "genius scribendi".


P.S. Roberto Puglisi, dimostrandosi molto più democratico del giornale per cui scrive (LiveSicilia), ha risposto al mio commento sul suo profilo personale di FB. Onore a lui.


Roberto Puglisi "La ringrazio per il suo commento. Noi non censuriamo nessuno. In ogni caso, sul punto, lei afferma delle cose che non corrispondono al vero. Sono un giornalista che sbaglia da solo, senza suggeritori. Non ho mai scritto che Leoluca Orlando è un professionista dell'antimafia, ho ragionato sul dato oggettivo del declino dell'antimafia in politica: mi pare innegabile. Le sue considerazioni sul mio direttore sono risibili, anzi offensive, visto che parliamo di un signor giornalista e di una persona perbene, con cui è un onore e un piacere lavorare. Sul 'Foglio' ho già scritto con grande piacere, lo considero uno dei giornali italiani scritti meglio. Saluti."


Il link al suo articolo lo trovate a metà pagina. Così ognuno si fa la sua idea.


Del resto, avrebbe potuto rispondere qualcosa di diverso? Sono sicuro che Puglisi non ha bisogno di suggeritori. Ma, si sa, nel lavoro, qualsiasi lavoro, a prescindere dalla natura libera della propria persona, volenti o nolenti si subisce un condizionamento, diciamo, "padronale".  

Non le nascondo che mi fa entrare in agitazione che lei dica che le mie affermazioni "non corrispondono al vero". Grazie per non aver detto che sono false. Per giunta, sono vere. 
Tre articoli nel volgere di pochi giorni contro "Oillando", di cui due pressoché identici.
Un articolo intitolato "Vuoto e vecchio cinema antimafia .Personaggi e interpreti del flop" parla sicuramente dell'antimafia parolaia! O no? L'antimafia "fumo di declamazioni e privilegi"  "l'antimafia delle imposture – nel senso di riflesso luccicante che copre una differente realtà – e della vanità che tutto distrugge senza nulla costruire." 
Vero? Bene, cerchiamo adesso nell'articolo i protagonisti che sono rimasti trombati perché "Il vecchio cinema antimafia ha fatto flop ed è rimasto vuoto".
Antimafia, anti-antimafia, live sicilia, Sottile, Puglisi, professionisti dell'antimafia, professionisti dell'anti-antimafia
Li troviamo già nella foto a corredo, in cui spicca, giustamente, l'assenza di Musumeci.  
Lui i parenti di mafiosi li aveva in lista. 
Quel Musumeci che di meriti antimafia ha solo quello del ruolo  di grigio e ben pagato burocrate che ha rivestito da Presidente della Commissione Antimafia. Purtroppo, essere nell'antimafia non è garanzia di antimafiosità. Ci dice soltanto che gli equilibri di potere tra i partiti hanno scelto quegli uomini. Quella stessa Commissione che il suo direttore attacca nell'articolo gemello del suo su "Il Foglio" e "LiveSicilia", quella Commissione "che, - dice Sottile - non avendo più alte indagini da fare per mantenersi a galla, promette a ogni vigilia elettorale di rivelare urbi et orbi chi sono gli impresentabili veri o presunti nascosti dentro le liste." 
Nella foto non ci sono, come uno si aspetterebbe, i candidati alla presidenza regionale. Allora si presume che siano quelli legati alla sua fantasiosa lettura delle regionali, quelli che secondo lei hanno sofferto l'effetto boomerang della loro "antimafia". O no?
Cancelleri uno degli  "aedi dell'onestah" che  "ha condotto una campagna chiodata" (stesse parole usate da Sottile nell'articolo "gemello") lei lo arruola nella "confraternita della Trattativa", una definizione che, immagino, voglia risultare spiritosa e che è la stessa adoperata dal suo gemello anti-antimafia Sottile. Invece c'è da piangere pensando che si riferisce a quelle persone che hanno il torto di credere che lo stato abbia potuto avviare una trattativa con la mafia e vogliono la verità. C'è da piangere sapendo che si riferisce a un magistrato, "un totem di rango" lo definisce lei, che opera per la giustizia in condizioni difficilissime, che le sue critiche rendono ancora più difficili, e che rischia la vita ogni giorno.
Poi c'è Crocetta che non si sa come sia finito nel suo discorso, dato che non correva per le regionali e che quando un'eternità fa fu eletto, non fu certo per la sua folkloristica antimafia, se no potremmo dire, con la stessa probabilità di indovinare, che fu eletto perché gay. 
A supporto della sua farneticante interpretazione del voto porta addirittura il caso di Fava "con la sua antimafia seria e presentabile" (le stesse parole usate da Sottile nell'articolo gemello). 
Scusi, sig. Puglisi, ma la tesi non era che l'antimafia di facciata, "l'antimafia delle imposture"  non funziona più? Che c'entra Fava, "con la sua antimafia seria e presentabile", con l'antimafia di Crocetta? Avrebbe dovuto scegliere degli esempi più omogenei, non crede? Secondo lei, quindi, "il sorpasso agognato sull'avversario di area, il malcapitato rettore, non è riuscito perché non ha ricevuto la risacca sperata dell'impegno". Lei cioè trasforma una vittoria personale e del partito di Claudio Fava in una sconfitta solo per dimostrare la sua indimostrabile tesi secondo cui, per dirla con il suo direttore, ci fu un tempo quando"l'antimafia ... spaccava le ossa e garantiva trionfi e carriere e ora non tira più."
Infine, nella foto, vediamo il sindaco Leoluca Orlando, neanche lui personalmente impegnato nelle elezioni. Ma siccome appoggiava Micari, e Micari ha sonoramente perso, è colpa della sua, di Orlando, antimafia: qui si cammina sul filo dell'insensatezza. 
"E lo scenario chiama in causa, in primissimo piano, Leoluca Orlando sindaco di Palermo. Chi più di lui si infiamma nell'antimafia da denuncia e da oratoria?"
E lei ha, mi scusi, la faccia tosta di dirmi "Non ho mai scritto che Leoluca Orlando è un professionista dell'antimafia". Il tutto in un contesto, il giornale per cui scrive, LiveSicilia, sempre affollato di articoli denigratori dell'operato del sindaco di Palermo.
Infine le riconosco che ha risposto proprio a tono alla mia provocazione (vuol finire anche lei a "Il Foglio"! Sarebbe sprecato il suo genius scribendi.) Giustamente lei sottolinea come "Il Foglio" sia, a suo parere, uno dei giornali "meglio scritti". Sarebbe comunque sprecato il suo "genius" in un giornale che fa il suo pane quotidiano delle istanze più retrive della destra, sia pure scritte "bene". Ma comincio a capire che lei, con mio dispiacere, sta bene a destra. La seguirò comunque, se non altro, per imparare a scrivere come lei.





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