Trapani è, per qualità della vita in Italia, l’ultima in classifica.


Secondo il Dipartimento di statistiche economiche dell’Università La Sapienza di Roma, che ha svolto un’indagine per conto del quotidiano Italia Oggi, la provincia di Trapani è, per qualità della vita in Italia, l’ultima in classifica.

Gli studiosi hanno individuato nove ambiti della vita sociale da usare come indicatori di “qualità”: dalla Scuola alla Sanità, dal Lavoro al Tenore di vita, dall'Ambiente alla Criminalità fino al disagio sociale e personale. In provincia di Trapani siamo ultimi per la scuola, per il lavoro e l’economia, per il tenore di vita, per il tempo libero, per l’ambiente, per tutto, insomma, tranne che per l’indicatore “popolazione” e, da non crederci, criminalità: un risultato di per sé straordinario per una città il cui Comune è stato sciolto per infiltrazione mafiosa.




Le fandonie di Gucciardi
Chi non ricorda il mese di Ottobre pre-elettorale quando l’assessore alla Sanità Baldo Gucciardi, candidato per la quarta volta, pisciava ad ogni albero della sanità provinciale e, per marcare ulteriormente il territorio, diffondeva falsità, in collaborazione con la compagna di merende Lorenzin, sullo stato della sanità siciliana e trapanese? Bene, anzi, male: vi siete lasciati infinocchiare come dei novellini. L’avete rieletto, così adesso abbiamo un deputato che oltre che inetto è anche bugiardo certificato. Quelli del Dipartimento di statistiche economiche dell’Università La Sapienza di Roma non si sono fatti scrupolo di smentire lui e la Lorenzin: siamo ultimi anche nella sanità. La cattiva notizia è che lo sapevamo già prima. Adesso anche Razza, il nuovo assessore musumecico alla sanità dice che il suo, di Gucciardi, piano sanitario è tutto da rifare!



La verità sulla sanità siciliana.
Siamo in quella macchia rossa
Se s’intervistano quelli che sono classe dirigente, resterete meravigliati di come siano pronti e decisi nel fare una diagnosi e dare una cura. Vi meraviglierete di come, nelle loro parole, sia facile individuare il “vero problema” e, soprattutto, come sia facile rimediarvi con “la” soluzione che tutti i politici locali evocano. Bene, i problemi possono essere tanti ma la soluzione è una: lo Stato deve spendere di più. Il gatto che si morde la coda. C’è del vero in questa cura che prevede più spesa per crescere. Tutti capiamo che i soldi fanno soldi e i pidocchi miseria. Ma dovremmo anche capire che, una volta speso invano tanto denaro, bisogna chiedersi dove si è sbagliato per tentare di spendere meglio le somme che ci sono, invece di crearsi un alibi chiedendo qualcosa che non c’è; potrà sempre dire il nostro politicanticchio “Ah se m’avessero dato la luna che avevo chiesto! Ma non me l’hanno data. È colpa loro”.

Trapani ultima. Dopo tutti.

Leonardo La Piana, segretario generale Cisl Palermo Trapani, afferma che non c’è da meravigliarsi dell’ultimo posto di Trapani, poiché “soffre da sempre di un fortissimo gap infrastrutturale su cui non si è mai intervenuto e che, se affrontato, non solo garantirebbe servizi adeguati ai cittadini, ma contribuirebbe pure al rilancio del lavoro in città e di tutto il territorio.” E individua nei “collegamenti, in città, fra il capoluogo e le mete turistiche ma non solo, fra gli aeroporti di Birgi e Punta Raisi” il collo di bottiglia che comprime le possibilità di crescita. E continua affermando che “serve l’impegno delle istituzioni per il rilancio del porto, aeroporto, della rete ferroviaria, dell’edilizia, del settore industriale, su tutti i nodi strategici, quindi”.
Il “rilancio”, ecco la parolina magica. In mancanza di indicazioni più precise circa i provvedimenti da adottare - come sono vaghi e generici, sempre – uno non può fare a meno di pensare a quello che è sempre stato: la sempiterna “Cassa del Mezzogiorno” statale da cui mungere denaro che viene, poi, distribuito alle clientele elettorali seguendo una miriade di percorsi anche oscuri per perdersi in chissà quali tasche, e il denaro dello Stato va incontro alla trasformazione miracolosa da “pubblico a “privato” senza riuscire ad arrivare al “bene pubblico”. Non serve l’impegno degli operatori del porto, dell’aeroporto, della rete ferroviaria, non serve l’impegno degli imprenditori privati dell’edilizia, del settore industriale, no. Serve “l’impegno delle istituzioni” per quel rilancio. Se il turismo va male è colpa dello Stato, non degli operatori turistici che da villani e pastori si sono riciclati nell’accoglienza e che riversano negli incolpevoli turisti la loro aggressività predatoria, corti di vista come sono. Non è colpa dell’inveterata attitudine nostra di vedere nel turista esclusivamente un pollo da spennare ora e subito. Se poi non ritorna e sconsiglia di venire, noi il bottino l’abbiamo fatto. Tutti sono in grado di misurare le differenze nell'accoglienza dei turisti tra la Spagna e la Sicilia. Lì coccolati e vezzeggiati, qui spennati e respinti.
Bugie.

È così che continuiamo a chiedere soldi pubblici per cose che dovrebbero essere private, il porto, l’aeroporto, l’industria, l’edilizia, che private, invece, sono solo dopo aver incassato i soldi dallo stato.
Siamo ultimi perché non abbiamo mai maturato una cultura del bene pubblico, un ethos comunitario, prigionieri come siamo del nostro “familismo amorale”, portati ad anteporre al bene di tutti il bene per noi e la nostra famiglia, per i parenti, per la nostra consorteria politica o sociale.
Prigionieri della nostra povertà, della nostra arretratezza, della nostra convinzione che bisogna delegare al governo della cosa pubblica gli intrallazzisti, i più indicati a muoversi in quel mondo del malaffare che è diventata la politica da cinquant'anni a questa parte, nella speranza che qualche briciola cada vicino a noi.
Ultimi al 110° posto in Italia. Ultimi nonostante decine di milioni spesi per Birgi. Ultimi nonostante da quando c’è Ryanair a Birgi, ci assicura lo studio della KPMG commissionato dalla fallimentare Airgest, ci assicuri che la provincia di Trapani è cresciuta del 3% contro l’1,5% nazionale.
Finché avremo questi governanti ne potremo spendere per tre volte di soldi pubblici ma niente cambierà per i cittadini. 

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