Le abbiamo tenute per secoli, noi Siciliani, chiuse in casa...

Le abbiamo tenute per secoli, noi Siciliani, chiuse in casa, abbiamo imposto loro il velo, soprattutto quello nero del lutto, abbiamo sempre combinato il loro matrimonio secondo regole di convenienza sociale ed economica. Gli unici matrimoni d'amore (e dei poveri, che non potevano permettersi un matrimonio secondo le usanze) erano quelli della fuitina, perché perdendo la loro verginità, le donne avevano perso tutto: definite da una piccola membrana di mucosa. Le dobbiamo dotare, per renderle appetibili come spose, di "mobilia" o di casa, a seconda delle usanze. Abbiamo concesso loro di uscire di casa a lavorare solo perché costretti dalla gramezza globalizzata. 


Le paghiamo, quando lavorano, una miseria, certo sempre meno degli uomini. 
Le abbiamo confinate, anche quando lavorano, nei ruoli materni o di servizio, gli unici che, 
secondo noi, si addicano loro. Quelli di "insegnanti", soprattutto alle elementari e medie, casalinghe, badanti, 
eufemisticamente chiamate "angeli del focolare". 
Abbiamo impedito loro di tramandare il loro cognome e persino il nome, dato che se nascono un maschio e una femmina, si assegnano per primi i nomi dei genitori dello sposo. 
Di tutte le donne abbiamo sempre salvato le nostre madri e sorelle. Le altre sono tutte potenziali puttane.

Non ero un bambino, avevo trent'anni quando fu abolito l'art. 587 del codice penale che riduceva a quasi niente la pena per chi uccideva una donna o il suo amante per difendere "l'onor suo o della famiglia": "delitto d'onore", come ancor oggi in molte culture arabe e non. In America gli arabi e i siciliani sono campioni di "honor killing". Nel 1981 fu abolita questa ignominia, ieri per me.


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E il "matrimonio riparatore"? Solo pochi anni fa chi violentasse una donna poteva cancellare il reato di violenza carnale se la sposava: e per la donna (quando non era una cosa concordata) oltre al danno la beffa. A questo destino si ribellò una donna di Alcamo, Franca Viola, quando rifiutò le nozze riparatrici che le propose il suo rapitore e violentatore Filippo Melodia.


Le uccidiamo a coltellate o le sfiguriamo con l'acido se pensano di cambiare uomo o anche solo di lasciarci. 
Persino la nostra lingua afferma con decisione la loro inferiorità: "Anna e Rosa sono 'andate' a casa", ma "Anna, Rosa, Giusi e Giovanni sono 'andati' a casa". Ubi maior...
Le discriminiamo socialmente ed economicamente.
Appioppiamo loro, in caso di divorzio, con la scusa che sono migliori a prendersi cura di loro, il fardello dei figli che impedisce loro, spesso, di rifarsi una vita inchiodandole all'unico ruolo concepito per loro, quello di mamme, costringendole a rinunciare a quello di donna e di essere umano.
Poi viene uno di questi maschietti nostrani, caserecci e allegramente razzisti a raccontarci che “non si può lasciare inosservata la violenza fatta da mussulmani IN ITALIA sulle proprie donne e anche sulle nostre ed in particolare sulle bambine”.




È il delirio totale. L’apoteosi dell’imbecillità. La celebrazione della menzogna. 
Se fosse tra i miei contatti lo avrei cancellato. Posso tuttavia sempre bloccarlo perché niente di ciò che scrivo io  possa capitargli sotto gli occhi e niente di ciò che scrive lui possa ancora offendere la mia intelligenza. 





Mi piacerebbe, se fosse possibile, portarlo in tribunale e costringerlo a spiegare, 
a produrre le prove delle bestialità che afferma, con nomi, cognomi, controprove e quant'altro. 
Purtroppo non esiste il reato di imbecillità. 
Gli chiederei di elencarmi tutti i casi di violenza di musulmani contro le loro donne, contro le nostre e contro i bambini a cui lui ha assistito o che conosce personalmente. E se non lo facesse gli darei tante frustate quanti sono i musulmani a Castelvetrano.

Identificare una cultura, che, è vero, relega le donne nello spazio angusto della casa, ma è anche straordinariamente simile alla nostra siciliana, e simile alla cultura della segregazione femminile di tutto il mondo occidentale, identificarla con la violenza sulle donne propria di tutte le società, occidentali, orientali, del nord e del sud, tutte a misura di maschio è da oscar del razzismo.
E mi fermo qui perché mi ribolle il sangue.

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