Che peccato!






Castelvetrano è sulle pagine dei giornali italiani e internazionali, da anni, per la mafia. Non per Gentile, la nocellara, il pane cunzatu, il mare (da decenni inquinato), Selinunte, ma per MMD e i suoi compari. 
È il nostro marchio più tipico, più famoso e più "ricco". 
È il nostro elefante nella stanza che nessuno vede.





Ieri, non nel secolo scorso, fu sciolto il comune per mafia, arrestato un candidato sindaco, arrestati un esercito di complici e gente che si sarebbe fatta trent'anni di galera in un tourbillon di operazioni dai fantasiosi nomi, artemisia, anno zero, eden. Prima delle ultime elezioni arrestarono anche un ex-assessore per mafia. 

Ieri, l'anno appena passato, hanno arrestato la primula rossa, MMD, insieme con un nutrito gruppo di campobellesi e concittadini, medici e mafiosi comuni. Dicono che se avesse parlato avrebbe inguaiato tutta una classe politica. Teneva in pugno metà della classe imprenditoriale siciliana, con cui faceva affari nel campo delle energie rinnovabili, dell'immondizia e degli appalti, oltre che la droga. 

Un'intera, vastissima rete di distribuzione e vendita fu distrutta da un giorno all'altro per l'arresto del padrone, prestanome del Capo. Nelle nostre città, da Trapani a Mazara, da Campobello a Partanna fino ad Agrigento c'erano solo despar. A dimostrazione che il tessuto sociale e economico della città era tutto trapuntato di mafia. 

I nuovi candidati sindaco sembrano vivere in una realtà  diversa, in un bozzolo di fantasia. O vogliono farcelo credere. O, probabilmente, nella paura. Che è giustificabile per tutti tranne che per i governanti. Legittimo che abbiano paura, ma non giustificabile. Altrimenti dove ci portano? Nello stesso posto in cui stiamo a marcire da centinaia di anni? Governare bene non può prescindere dal coraggio. La mia codardia è tra i mille motivi che mi hanno consigliato di non fare politica.

Nessuno che ne parli e, men che meno, indichi ciò che intende fare per evitare infiltrazioni mafiose al comune, anche se le infiltrazioni ci sono già: per questo motivo, sembra, hanno sciolto il comune.

E certo! O sono complici o hanno paura. A Castelvetrano non si è mai vista una terza possibilità.

Certo, i sindaci non hanno poteri di polizia e non tocca a loro combattere la criminalità. È ovvio. Ma, nella loro qualità di Primo cittadino, come e più di ogni altro cittadino, vegliare e denunciare illeciti.

Niente. Shhh! Nessuno ne parla. Neanche i più quotati.

Invece si accapigliano e battagliano per chi riuscirà a istituire un servizio di navette per il centro commerciale e le frazioni, a riorganizzare la macchina burocratica comunale, sostanzialmente la digitalizzazione degli uffici che si sarebbe dovuta fare un quarto di secolo fa. 

I problemi della città 

non sono la disoccupazione giovanile che alimenta la criminalità, non l'economia da terzo mondo con un'agricoltura  abbandonata a se stessa da 80 anni e in mano a speculatori terrieri che usano la terra non per produrre ma per incassare aiuti dallo stato.

Non sono l'avidità dei nostri "prenditori" a cui si consente di non pagare tasse e a cui vanno tutte le moine e i favori dei nostri politicanti. 

Non sono gli schiavisti datori di lavoro che pagano i propri dipendenti per dodici-quattordici ore  per sei giorni la settimana da un euro e venti a due, i più fortunati dopo anni di gavetta, euro. La propria vita lavorativa ogni giorno, tutti i giorni per pagarsi le sigarette e la colazione. 

In America e in Europa ci si batte per una salario minimo da dieci a quindici euro al giorno. Ma che ne sanno i nostri politici? Loro non conoscono la tasca dei lavoratori solo la propria.

E quindi i problemi di Castelvetrano sono le lampadine nelle strade (roba da terzo mondo), i percorsi turistici dal Santo Padre all'Immacolata passando per il museo, riuscire a "intercettare" (sic) i flussi turistici dal centro commerciale e da Selinunte.

L'unico che ha avuto il coraggio di accennare a un fenomeno delicato e grave come la corruzione è stato Ficili ed era meglio che non l'avesse fatto.

 "Io mi occupo di anticorruzione nella mia professione. L'anti corruzione è uno dei nostri valori (come sono cambiati i valori!) e io combatterò la corruzione. Oddio, non proprio la corruzione. Più un malessere organizzativo (Ndr: "Non proprio fame, un languorino, qualcosa di buono, ferrero rocher!") che vera corruzione. Ma il malessere organizzativo crea delle condizioni corruttive! Be', non proprio corruttive, non nel senso penalistico del termine, nel senso di malessere organizzativo (il gatto che si morde la coda), diciamo, condizioni di inefficienza. Ecco vorrei combattere l'inefficienza organizzativa con l'informatizzazione."

Penso, da profano, che la "corruzione amministrativa" o "Maladministration", come la chiama lui, sia un reato penale.

E, poi, c'era bisogno di partire dalla corruzione per dire che si vuole digitalizzare il sistema? Un valore la digitalizzazione? Mio nonno mai mi parlò di digitalizzazione; mi parlava di famiglia, amicizia, lealtà, condivisione, mai di digitalizzazione. Peggio per lui, mio nonno, che ha vissuto tutta la sua vita senza questo valore "aggiunto"!

Questo linguaggio esitante, che è indizio inoppugnabile di paura, mi ricorda quel candidato sindaco di Campobello, anche lui avvocato, che così si incartava rispondendo a una domanda sula mafia a Campobello: «Al di là delle vicende giornalistiche, senza le sentenze non mi permetto di affrontare questo argomento. Poi, a Campobello uno può conoscere una persona e magari l'indomani, secondo la procura della Repubblica (NdR: Non secondo me!!) , spunta che è presunto mafioso (NdR: sia chiaro, ho detto "presunto"!). E ci rimani, soprattutto se sei uno che lavoro e poi torna a casa dalla famiglia, senza particolari frequentazioni.»

Mi ricorda anche quello di un ex-candidato, Giaramita, che, alla domanda su un'operazione antimafia che aveva campeggiato nei titoloni delle prime pagine giornali per settimane, rispose che  non aveva approfondito l'argomento. Candidarsi sindaco di Cvetrano senza sapere di mafia è come "iri a zzappari senza lu zzappuni".

Le processioni, le sfilate di moda dei cortigiani di quel traditore che era Carlo d'Aragona, le commistioni, sacrileghe, tra imperatori e sante, i vigili urbani, in numero assolutamente inadeguato per il solo centro urbano, anche nelle frazioni, e persino un ufficio comunale nelle frazioni sono tra i massimi obbiettivi. 

Tra questi è la famosa "intercettazione" dei flussi di denaro dall'Europa e vogliono costituire delle squadre apposite di esperti per operare  questa intercettazione (tenersi informati sui finanziamenti europei e fare domanda. Esperti?). Speriamo che almeno intercettino denaro che serva alla cittadinanza e non ad inutili e dannose piste ciclabili. 

Se proprio si vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, di queste inutili, costose - sì, soldi che vengono dalle tasche degli europei compresi i castelvetranesi, e malissimo concepite e peggio realizzate piste, si può dire che anche l'occhio vuole la sua parte e abbiamo le strade colorate. Finché dura il colore.

Che peccato!

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