Non gli perdonano di aver promesso troppo


Non gli perdonano di aver promesso troppo, di avere promesso mirabilie che ovviamente non potevano farci vedere. Tutti sapevamo che il comune era in dissesto economico e che ben poco si sarebbe potuto fare senza soldi. Anch’io all’inizio del mandato ho fatto pesare questa mancanza di consapevolezza in campagna elettorale della pesantezza del compito che li aspettava. 

Neanche, però, bisogna dimenticare che da che mondo è mondo la propaganda elettorale è sempre “incredibile” e tutti promettono ciò che non potrebbe essere promesso.

Possiamo dimenticare quel candidato che voleva far tornare il sorriso ai castelvetranesi o quella che voleva sport per tutti e come obbiettivo si proponeva di appoggiare, come comune, il progetto di un privato di una piscina?

O quello che “"Questa città è di tutti e tutti ce ne dobbiamo appropriare nella propria storia e nella propria cultura"?

O il fratello d’Italia che voleva: "Una forte riqualificazione delle strade (scerbatura e pulizia)" e "Valorizzare le feste che già ci sono, San Giovanni e Santa Rita, ma, soprattutto attrarle nel centro storico di Castelvetrano, che non è solo il sistema delle piazze ma anche il Corso."?

O ancora il competente, l’esperto che per turismo e agricoltura proponeva un "Percorso turistico che va dalla stazione, attraverso la via V. Emanuele, al sistema delle piazze, al Museo civico e alla chiesa di San Domenico." e prometteva che: «Cvetrano sarà un centro di vitalità, all'interno del quale ci possa essere una presenza giovanile importante, i turisti che invadono la città, essendo orgogliosi perché contenti di visitare una città bellissima, perché la nostra è davvero una città bella.»?

O quell’altro che prometteva investitori da tutte le parti d’Italia, in virtù del fatto che aveva lavorato nella Guardia di Finanza e voleva l'aeroporto a Castelvetrano?

O ancora quello che mandava lettere di delazione al Ministro dell'Interno Salvini sull'orientamento politico dei commissari di Castelvetrano dopo avere spiato i loro post e i loro like su facebook, accusandoli di essere dei comunisti? Una cosa vergognosa, indegna di un cittadino, figuriamoci di un uomo delle istituzioni "democratiche".

Come si fa a dimenticare questa pochezza politica e culturale e non perdonare ai grillini locali un eccesso di foga e di fede?

O vogliamo continuare per tutto il mandato a menarla con il “Ma voi avevate promesso”? C’è da andare avanti con quello che si ha e per quello che si può:

Per certuni (molti) era meglio quando il sindaco Bongiorno, nonostante la raccomandazione fattagli dal suo predecessore, il commissario D'Amico, di dichiarare il dissesto del comune per le gravi condizioni in cui versavano le finanze della città, non solo non l'ha fatto, ma ha continuato a spendere a spandere come se non ci fosse domani. E così il suo successore. Invece il domani c'era ed è venuto e ci ha presentato il conto che stiamo pagando oggi e il dissesto hanno dovuto dichiararlo dopo 30 anni di bengodi, si suppone, i commissari.

Per inciso, se il commissario D’Amico ha trovato le finanze del comune in quello stato di dissesto è logico pensare che i responsabili siano da ricercare tra i sindaci venuti prima del commissario. Questo è l’elenco dei sindaci che amministrarono la città prima di D’Amico: Vito Lipari, Francesco Lo Sciuto, Vincenzo Panicola, Francesco Clemente, Giovanni Cascio, Vito Lipari, Vito Lipari, Marilù Gambino, Vito Lipari, Marilù Gambino, Vito Lipari, Francesco Taormina, Vaccarino Antonio, Mulè Pietro, Lo Sciuto Francesco, Li Causi Vito, Pollina Tommaso, Taormina Francesco, Commissario Ambrosetti Amindari (tre mesi), Commissario Zaccone Onofrio (due mesi), Li Causi Vito, Leone Vincenzo, Li Causi Vito, Pompeo Giovanni. La memoria si deve tenere esercitata.

Se le condizioni economiche del comune erano così gravi da suggerire a un commissario dello stato la necessità di dichiarare il default, come è riuscito Bongiorno a non farlo, con quali soldi, con quale improvviso miracolo che ha rovesciato la situazione da rosso a verde? Se non ci sono stati soldi a coprire il debito accumulato, se non c'è stato nessun miracolo, ha continuato a spendere e spandere facendo altri debiti, accollandoli a noi? Lui ha fatto carriera. Noi siamo rimasti qui a pagare i debiti? Mi ricordo di un capitolo di bilancio rimpinguato con due miliardi e mezzo di lire. È lecito chiedersi come siano stati spesi in un solo anno e perché?

In qualsiasi famiglia piena di debiti, si fanno solo le cose essenziali, si tira la cinghia e ci si adegua per un po' a tempi da vacche magre, senza stare a lagnarsi delle transenne e di qualche fisiologico sacchetto dell'immondizia lasciato qua e la da qualche cretino. Non ci sono ricette miracolose tranne che gli imprenditori e anche gli altri si decidano a pagare le tasse.

Questa amministrazione sta già facendo quello che può, non spendere, cioè, soldi che non ci sono. E per questo viene attaccata da destra e da manca, perché non si fa questo? e non si fa quello?, proprio come farebbero, in una famiglia, dei figli inconsapevoli e menefreghisti, ansiosi solo di fare la bella vita.

Per una cosa mi impegnerei allo stremo, con tutti i mezzi: spegnere il mutuo che l'incurante Commissario Caccamo ha acceso con il nostro culo già provato. Un mutuo che serve solo a distruggere, che non costruisce niente di buono, che non serve al nostro sviluppo, che ci impedirà di riprenderci per vent'anni, un mutuo per fare, come diceva lo stesso commissario, "una cosa del tutto inutile" ma, secondo lui necessaria. No, le cose inutili non dovrebbero essere, in un paese sano di mente, necessarie.

E se proprio non si può, ma io combatterei anche per questo, evitare di demolire, che lo faccia lo Stato, gratis, con l'esercito, perdinci. Il mutuo è stato uno sgarbo che si è unito all'umiliazione della città. 

 

Fonti e citazioni:

Intervista a Bongiorno

 


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