Dalle milinciane a Eraclito

 

 




"mulinciana" "mulinzana" o "milinzana" o "miringiana" o "mirinciana", o "petonciano" e "petronciano" in toscano.

Al di là di quello che scrivono avvocati volenterosi e improvvisati etimologi che affermano che milinciana sia il modo giusto di chiamarla solo perché loro la chiamano così e assomiglia alla originale dizione, esistono, e sono tutte accettate, e ci mancherebbe che non lo fossero, le forme "mulinciana" "mulinzana" o "milinzana" o "miringiana" o "mirinciana", o "petonciano" e "petronciano" in Toscana.

Il nostro avvocato che si pavoneggia con un linguaggio che solo degli studenti liceali che si sforzano di sembrare forbiti userebbero, altro che etimologo, dice che deriva dall'arabo bādingiān o bilincjan (di quest'ultimo non esiste traccia nelle mie fonti, ma questo non significa che non esista.) Da quest'ultimo fa derivare l'affermazione che "quindi il siciliano milinciana è quanto di più vicino alla civiltà del parlare in quella sua terra d'origine". Da ciò discende che se a me viene il ghiribizzo di chiamarla "badingiana" questa sarebbe la dizione più giusta.

Anch'io, giovane studente liceale, ingaggiai una polemica con il mio professore di greco sulla base della stessa considerazione che fa l'avvocato: la dizione più "giusta" è quella che più si avvicina all'originale! Una regola che, naturalmente, non esiste e non potrebbe esistere.
Si studiava il filosofo Eraclito che io pronunciavo Eràclito.
Eraclìto, mi corresse lui. E io gli obbiettai che Eràclito era più vicino alla pronuncia greca Eràcleitos e, facendo lo spiritoso, affermai che ero sicuro che lui, Eràcleitos, non sarebbe stato contento di essere chiamato Eraclìto e, forse, non si sarebbe neanche girato se lo avessero chiamato così. Pura arroganza da giovane ignorante la mia. Aveva ragione il prof. Messina, il quale mi spiegò che quelli che parlano una lingua non si preoccupano affatto della lingua da cui una parola viene ma di quella che parlano loro che ha regole sue e modi tutti suoi di trattare le parole straniere.
Quindi, se avessi avuto ragione io, dovremmo pronunciare Òmero invece di Omèro, Socràte invece di Sòcrate, Tersicòre invece di Tersìcore. Invece avevo torto. Mentre in greco conta la "quantità" dell'ultima sillaba, in latino è la penultima che conta per determinare l'accento. Se la penultima sillaba è lunga vi cade l'accento come nel caso di Eraclìto.



Ma non è finita qui! Come ogni grammatico sa, non sono le regole che determinano l'uso, che segue strade sue che se ne fregano di quello che pensano i linguisti. Succede così che dopo più di mezzo secolo da quella diatriba che ebbi con il mio professore, l'uso mi ha, in definitiva, dato ragione e la forma più diffusa e universalmente accettata è Eràclito e non Eraclìto.



Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la grammatica o con la linguistica in generale sa che compito del linguista non è stabilire cosa sia "giusto" o "sbagliato", come "si dice" e come "non si dice". Il suo compito è solo quello di registrare
meticolosamente l'uso, letterario, tecnico, gergale, popolare e non fare delle graduatorie. Solo un profano si sognerebbe di dire che la forma giusta di melanzana in dialetto siciliano è "milinciana", suggerendo così che lo stesso italiano "Melanzana" è più sbagliato di Milinciana e che Mulinciana è sbagliato nonostante un numero notevole di siciliani la chiami così. Per non parlare di Petronciana o Petonciana!!
Gli Americani se ne fregano e le chiamano "piante-uovo" , eggplants. L'avvocato faccia sapere oltreoceano che eggplants non somiglia affatto all'arabo bādingiān o bilincjan.

Discorsi da bar dell'arco.


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