"Non moriremo democristiani"

 

 

 

 

Da quando avevo trent'anni sento ripetere "Non moriremo democristiani". All'origine, quando lo disse Luigi Pintor, era in realtà una speranza più che una determinazione, nonostante l'apparente perentorietà della frase, infatti subito mitigata del sottotitolo - "Se questo terremoto sveglia PCI e PSI" -  1983 "Se questa sconfitta della DC riesce a far ragionare PCI e PSI, c'è la possibilità che non moriremo cristiani"


 


Anche la Lega, nel 2015, ritirò fuori la frase a mo' di denuncia del pericolo che correva l'Italia con la candidatura a Presidente della Repubblica del gran visir democristiano Mattarella da parte del democristiano Renzi.
Per inciso, se un merito ha la Lega, la sua originale opposizione alla elezione di Mattarella è quello!! Anche se dubito che si rendesse effettivamente conto del reale pericolo che comportava.


Oggi abbiamo una cultura renziana (della peggiore tradizione arruffina e arruffona DC) pervasiva e trasversale alle forze politiche. Persino la pescivendola e il "preculturale" salvini hanno imparato molto da lui: affermare la qualsiasi e subito dopo il contrario della qualsiasi! 

 


 

Una sinistra, soppressa e sepolta nel retro del giardino dell'attuale Pd letta-renziano, anche senza Renzi.


Una destra che ha definitivamente perso il bene della ragione, una destra estremista, antidemocratica e razzista. Tale e quale il Partito Repubblicano american, il GOP di Trump.



 

Una Destra che fa finta di essere sinistra, Italia viva!

Luigi Pintor, che era un "pessimista", politicamente parlando, che mai si era lasciato andare ad ingiustificati entusiasmi, come quel titolo del Giugno 1983 sembrava suggerire, ebbe poi a illustrare, con grande amarezza, i motivi che avevano portato alla "morte della sinistra". Vi rimando al seguente link per l'intervista integrale:
http://fondazionepintor.net/manifesto/intervista/

Sintetizzo con la sua risposta alla domanda:
 
 - Dove e' finita l'anima della sinistra?

 - "Andata al diavolo, secondo il classico mito faustiano. E non è stata venduta in cambio di una nuova giovinezza ma gratis, per un'apparenza di potere, sinonimo di vecchiezza o vanità. Oggi nessuno vuole migliorare il mondo, tutti vogliono arricchirlo e credono che sia la stessa cosa. Questa la fine della sinistra, è a questo diavolo che ha venduto l'anima e il corpo".
“La sinistra e il suo ceto politico si sono interamente subordinati, assimilati, alla cultura dominante".

I suoi peggiori incubi erano "morire democristiani" e che il comunismo morisse brezneviano.

 




Ebbene si sono avverati ambedue. Putin sembra molto peggio di Breznev, guardarlo negli occhi ti dà la sensazione vertiginosa che oltre ci sia  "il male", ed è l'idolo della destra sovranista il "comunista Putin", e l'Italia è democristiana, ma così democristiana, che tutti gli attori di questa indecente ammucchiata sembrano partoriti da Andreotti. 

Tutti con la gobba del potere.  

Ma mi chiedo io, non potevamo morire democristiani della Democrazia Cristiana di Martinazzoli? Forse sarebbe stato meno doloroso!

Perché il destino ci ha riservato di morire democristiani della Democrazia Cristiana di Andreotti e Riina?

Blasfemi adoratori di feticci


 

 Il Corteo del Principe, fatto passare, con una bestemmia, per il corteo di Santa Rita, è più consono a dei selvaggi servi adoratori di padroni, di nobiltà che a un popolo religioso. Ed è, oltretutto, una cosa fatta male, inguardabile sin dal suo impianto, ideato da principianti "cultori di storia" che, tuttora, non hanno il senso del ridicolo. 




 

Chi ha immaginato e disegnato gli stessi abbigliamenti del corteo del principe su quali studi si è basato? Si sono basati davvero su degli studi? Ammettiamo di sì! Tu, studioso serio e competente, riusciresti nell'impresa, impossibile già ad occhio, di fare un corteo in abiti "ottocento-novecenteschi"? Come se si potesse sintetizzare la moda di due secoli interi! 

 


 

E di due secoli quali sceglieresti come rappresentativi? Gli abiti da mattina, da sera, dei primi dell'Ottocento, della metà o della fine del secolo, e del Novecento chi metteresti? Mary Quant o Karl Lagerfeld, il bianco e nero di Yves Saint Laurent, la maxi gonna o la minigonna, i jeans, i pantaloni a zampa d'elefante, o quelli del ballo del Gattopardo. Cose fatte "a la sanfasò"! Perché, poi, due secoli? Solo il cinquecento, il secolo del principe, non sarebbe stato più serio?

 

 

 

Si doveva in qualche modo, in qualunque modo, creare una connessione con la santa e quindi mettiamoci anche la moda del quattrocento che con il principe niente aveva a che fare. La Santa (poverina) nacque alla fine del 1300 e, certo, non conosceva gli sfarzi della moda dei Principi. Soprattutto nulla mai ebbe a che fare con il magnus stercus (grande stronzo) Carlo D'aragona. L'immagine in alto rappresenta il corteo di Santa Rita a Castellammare: una sobrietà che meglio s'intona con la vita umile e semplice del convento. 

La connessione Santa Rita-Principe Carlo D'Aragona non esiste e non può esistere. Poteva crearla solo una mente blasfema, che della chiesa valuta solo la tradizionale ricchezza e pompa e mai il messaggio di umiltà, dote che tutti i cristiani sono chiamati a coltivare come essenziale per lo spirito. Una mente malata, oserei aggiungere. Una vera e propria vergogna, così grave che mi meraviglio sempre come possa sfuggire ai più, soprattutto a persone che quotidianamente si battono il petto e pretendono di seguire e divulgare la parola di Cristo. A volte Gesù è davvero duro, puro, un comunista, insomma: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 

 


Viva il Duce! Pardon, il Principe, Con la P maiuscola. Blasfemi adoratori di feticci che osate accostare il nome di una Santa, sublime in quanto tale, a quello di un volgare amministratore di cose terrene.

Voglio solo dire, in conclusione ed essenzialmente, che io penso tutto il male possibile dei cortei dei principi, vuoti e insulsi come le riviste che parlano solo di re e regine, espressione di bassa cultura popolare, con tutto il rispetto, ma non avrei niente da ridire sulla legittimità di "Un corteo del Principe Carlo", perché in questo caso cadrebbe almeno la mia pregiudiziale di blasfemia che io imputo al corteo che invece è , con una trovata degna della peggiore strategia pubblicitaria di traino con cose che "tirano di più" (e cosa tira di più, Salvini lo sa, della religione?) intitolato, ipocritamente e sacrilegamente a Santa Rita. 




Il corteo dedicato a Santa Rita a Marsala.
Più solare e sobrio del carnevale del principe a Castelvetrano


Insomma separino le dimensioni del sacro e del profano e ci guadagneremo tutti. 

Per ultimo riporto le testuali parole che nel loro libriccino didascalico giustificano la connessione tra il principe e la Santa, per mostrare quanto sia inconsistente e inesistente: 

«Il corteo ha l'obiettivo primario di far conoscere la vita di Santa Rita... Il corteo è l'occasione (sic) per rievocare il passato di castelvetrano per mezzo di figuranti in costume rappresentati (sic! invece di rappresentanti, un errore di stampa ci sta) la nobiltà locale, guidati (NdR: guidati chi? I figuranti o la nobiltà? Si presume la nobiltà! Quindi dovrebbe essere "guidata") dal principe Carlo D'Aragona e Tagliavia ...»


Capito? Come non approfttare dell'occasione della processione di Santa Rita e trasformarla in una sfilata di ricchi? Inaudito. In realtà si tratta di un lapsus degli organizzatori, che, sotto sotto, pensano che la processione di Santa Rita sia "solo" un'occasione per fare la sfilata del principe. 

Fate la Processione dedicata a Santa Rita e, come cosa diversa, la sfilata del Principe, e vi lascerò in pace. La mia cultura cattolica non può accettare queste bestemmie! 

 

 Link ad altri post sull'argomento:

La bestemmia sfila in corteo

Carlo d'Aragona magnus stercus

Il principe magio Carlo



 

 

 

 

 

 

 

Quelli che ... "Ma la vogliamo finire con questi inglesismi? "


 
 
 
Un mio amico che nutre, per ragioni in parte storiche e in parte incomprensibili, una specie di "odio" contro tutto ciò che sa di inglese. Considera Albione "perfida", neanche fosse un francese. Su questo filo conduttore inserisce anche il suo disprezzo per gli anglicismi nella lingua Italiana:
 
«Un cretino alla televisione và ripetendo tante volte bordellain (scritto come ascolto) senza che si può capire cosa vuole dire. Ma la vogliamo finire con questi inglesismi?
Ma finiamola una volta per tutte. Utilizzare inglesismi dimostra ignoranza non conoscenza, magari poi non sanno tenere un discorso completo in inglese .»

Non è così semplice come il tuo viscerale e ingiustificato anti-anglismo farebbe pensare. 
Primo, sbraitare contro i cambiamenti della lingua o l'uso e l'abuso di anglicismi e esterofilismi è come gridare al vento. Non ci sono grammatici, studiosi, italianisti puristi, linguisti o moralizzatori che possano fermare la naturale evoluzione della lingua, che è determinata solo da quelli che la usano, mai dai grammatici! Dio ci liberi da quegli studiosi che, presi da senso di onnipotenza, pensano di potere anche giudicare la lingua invece che , semplicemente e soltanto, osservarla e descriverla!. 
 
Secondo, borderline non è un inglesismo, è un termine tecnico, specialistico che si usa in italiano da decenni così com'è e indica un tipo di disturbo della personalità. Quindi, sebbene tu abbia in parte ragione a meravigliarti dell'abuso di anglicismi nella nostra lingua, non è la tua ignoranza della lingua inglese che ti impedisce di capire il significato di borderline, piuttosto la tua ignoranza dell'italiano: uno non è obbligato a conoscere tutti i termini del lessico specialistico psichiatrico ma informarsi può! Borderline puoi trovarlo su qualsiasi dizionario italiano! E te ne preclude la comprensione la tua ignoranza, comprensibile, della psichiatria. 
 
Magari, conosci benissimo termini come bus, smartphone, app, budget, sponsorizzare da sponsor, manager, bar e barista, cybernauta, full time e part time, team, fiction, reality show, top model, mouse, computer, streaming, check-in, sport (diporto in italiano) ma non digerisci le parole straniere che non capisci, plausibilmente. 
 
La convergenza internazionale sull'uso di una lingua unica, in questo caso l'inglese, che tutti possano capire, è un'antica necessità degli uomini che tendono a intensi e facili scambi culturali. Da questa esigenza nacque l'idea dell'Esperanto, che è sempre rimasta un'idea, appunto. Nel mondo reale le lingue più parlate negli scambi commerciali e culturali sono quelle dei Paesi dominanti, più ricchi. Il Cinese conquista sempre più spazio. Finora è stato, e per un po' sarà, l'inglese anglo-americano. Poi, perché ti scagli contro gli inglesismi e non contro i francesismi che, pure, sono abbondanti in italiano?
 
 
 
 
 
 
In campo scientifico poi la necessità di un'unica denominazione per ogni singolo fenomeno è ancora più sentita. Sarebbe il caos se gli esperimenti e gli studi scientifici dovessero essere pubblicati in mille lingue, con la necessità di tradurli ognuno in mille altre lingue (1000x1000). Invece tu sai che gli scienziati e gli studiosi italiani e di tutto il mondo pubblicano i loro studi e ricerche in Inglese. Molto più comodo e facile, non ti pare? E questa è una delle ragioni per cui ti ritrovi "borderline" anche in Italiano. 
 
La difesa della propria identità culturale o linguistica, che è la stessa cosa, non passa per un'acritica difesa purista dello status quo linguistico. La lingua è evoluzione. E, sebbene i puristi fanatici siano sempre esistiti, niente hanno mai potuto fare, fortunatamente, per impedire che si arrivasse all'italiano di oggi. Ci furono quelli che si scagliavano contro il Latino volgare, quelli contro i termini imprestati dal greco perché intaccavano la purezza del Latino, sempre quelli contro l'involgarimento e la decadenza della lingua. Ne nascono ad ogni generazione. La cosa curiosa è che ogni generazione di puristi difende una lingua che i moralisti della generazione precedente avevano considerato decadente. Missionari della difesa dello status quo linguistico si ritrovano ad ogni generazione smentiti dai cambiamenti della lingua ormai accettata e difendono in realtà il cambiamento avvenuto, quindi una celebrazione involontaria dello stesso cambiamento contro le loro intenzioni. Questo si può dire in generale dei conservatori, anche in politica. Solo i nostalgici fascisti vogliono proprio "tornare indietro"!!
 
E meno male che i puristi non hanno mai vinto le loro battaglie conservatrici perché dal Greco, dal Latino, dall'arabo (specie il siciliano), dal francese, dall'inglese abbiamo sempre ricevuto contributi culturali importanti. E siamo qui, oggi, a lamentarci di borderline. Meno male che non ci siamo fermati al Latino di Cicerone.
 
Che ci posso fare? In fatto di lingua, di cibo, di cultura in genere, le battaglie conservatrici mi sembrano una bestemmia al pari delle salviniane guerre del Prima i padani, prima gli italiani, prima gli europei. Prima ... sticazzi!
 
 
 
 
Mussolini costringeva a tradurre qualsiasi termine straniero, anche i nomi propri. Così Louis Armstrong diventava Luigi Fortebraccio, Renato Rascel divenne per un periodo Renato Rascelle e Wanda Osiris Vanda Osiri,
avere un flirt = fiorellare
consommè = consumato
champagne = sciampagna
dessert = fin di pasto
festival = festivale
dribbling = scarto
gangster = malfattore
menù = lista
toast = fetta di pan tosto
shock = urto di nervi.

 

Gorgoglio belicino. Tre anni di sceneggiate.

  
Gorgoglio belicino.
 
Solo fumo negli occhi. Tre anni di sceneggiate.
Risultati? Voi ne vedete? Io sì.
 
1. Un record, prima di tutto: la prima città commissariata per mafia a manifestare in piazza contro il Prefetto mandato dallo Stato, il quale lamentava la non collaborazione dei cittadini castelvetranesi e ne attribuiva la causa, non a «una comprensibile diffidenza per l'estraneo, ma ad un fattore culturale» (di mafiosità interiorizzata, cioè! NdR). 
Insospettabili cittadini balzarono sulle sedie e sentirono la necessità di fondare Orgoglio castelvetranese e indire una manifestazione contro Caccamo, pardon!, contro chi ci infanga, pardon!, contro la mafia! La chiarezza di idee di questi politicanti o aspiranti tali fu subito palese. 
 
 
 
 
 
Il prefetto Caccamo, naturalmente, prese le debite distanze dalla manifestazione anti-Caccamo e si rifiutò di partecipare quando gli organizzatori, fulminati dalla consapevolezza di aver fatto un grande errore, cambiarono la motivazione, senza rossore alcuno, e definirono il corteo "anti-mafia e lo invitarono a partecipare.
 
 
Parole durissime usò anche un illustre invitato dell'ultimo minuto, il Presidente della Commissione Antimafia Claudio Fava: « ... i commissari ( di Cvetrano -NdR)dopo avere incontrato scarsa disponibilità alla collaborazione dentro gli uffici hanno dovuto fare i conti con la piazza, con quel corteo trasversale di sabato scorso, dove c'era chi ha partecipato in buona fede, altri erano presenti con la loro malafede, per segnare solo un atto di isolamento della commissione! 
 
 

 
Un corteo così poco verosimilmente anti-mafia che quelle duecento persone, boy scout e padre Undari compresi, che vi parteciparono non gridavano "Siamo castelvetranesi e la mafia è una montagna di merda e noi siamo contro la merda!", no!, "Siamo castelvetranesi e non siamo mafiosi", una negazione per definirsi!!
 
 
 
 

 
Non si ricorda nessun'altra iniziativa contro la piovra, nessuna raccolta firme per la cattura di Matteo Messina Denaro, nessuno, ma proprio nessun seguito, nemmeno dei pipitìi. Un componente del comitato che sosteneva l'insostenibile, cioè che si fosse trattato di una Manifestazione contro la mafia, alla mia richiesta, tempo dopo, di sapere in cosa consistesse il loro impegno antimafia, mi rispose che "per quello c'erano i Carabinieri!". Mi rispose proprio così! 
D'altronde non è forse vero che esponenti di orgoglio pensano che combattere la mafia sia regalare cassonetti alle scuole che recano la scritta "bidoni della legalità"?
Va' vinci, va'!
 
2. La difesa dell'ospedale è risultata fallimentare. Non solo non si è visto il risultato per cui fanno finta di combattere, ridare al nostro ospedale quella centralità che merita, ma neanche dei cambiamenti, anche piccoli, in meglio, della situazione.
In questi tre anni il nostro ospedale ha finito di essere smantellato.
Ma loro, i gorgoglioni, continuano a menar vanto delle loro battaglie. Non è forse vero che "ci mettono la faccia"?
 Anch'io ce la misi tutta per superare l'esame di anatomia, ma fui bocciato. Il professore se ne fregò del mio impegno. Cercai di spiegargli che ci stavo mettendo "la faccia". "Si impegni di più e torni con un'altra faccia", mi disse.
 
Be' siamo stanchi delle vostre facce. Metteci anche le palle!
Date a noi cittadini che abbiamo creduto in voi quello che ci avete promesso. L'ospedale resettato a prima di Musumeci. Basta chiacchiere! Diteci che fine hanno fatto le diecimila firme che avete mandato a Mattarella. Diteci cosa vi ha risposto Mattarella.

Sono due anni che il comitato di orgoglio, pur intestandosi una lodevole battaglia per l’ospedale, pur mancando i suoi obiettivi, continua a dispensare colpe ai cittadini castelvetranesi troppo menefreghisti e abulici o alla politica imbelle. Ancora aspettiamo che faccia un mea culpa accompagnato da un’analisi di cosa abbia sbagliato per fallire così miseramente, senza incolpare gli altri.

 

Orgoglio castelvetranese-belicino. Solo fumo negli occhi?

Si è poi saputo niente delle diecimila firme raccolte da Orgoglio
castelvetranese-belicino?
È passato quasi un anno dall'ultima sceneggiata di questa associazione senza testa.



Avevano ottenuto l'appoggio del prefetto Ricciardi, del comandante Alfa, avevano scritto a Mattarella (che minchia c'entra?), si erano appellati a tutti i sindaci della Valle del Belice, raccolto 10.000 firme e non so quante tessere elettorali consegnate! Il cultore di storia si era persino parato, con il suo corpo, davanti, pardon, dietro ai camion del trasloco di pediatria a Mazara. Com'è finita? 


 

Forse il manager, giornalista a tempo perso, potrebbe fare un articolo su primapagina, il giornale dell'associazione, e illustrarci i risultati raggiunti. 

Tutte queste iniziative, di discutibile validità, prese sollecitando le speranze di molti cittadini che ci credono, non dovrebbero produrre risultati? 



O è solo passerella per le elezioni regionali dell'avv. Franco Messina? Quando assieme al manager fondarono l'associazione, il suo obiettivo era piuttosto vicino e limitato territorialmente: fare l'assessore, senza la necessità di sottoporsi al vaglio degli elettori, a Castelvetrano. E l'abbiamo scampata per un pelo! Quando già sentiva di avere in tasca la carica tutto saltò per le disavventure di Perricone, quello che scrisse all'allora ministro salvini, avvisandolo che i commissari di  Castelvetrano erano "comunisti"!
E siccome l'età avanza e con essa le ambizioni, anche ingiustificate, ha deciso che doveva mirare in alto, più in alto che un misero posto d'assessore. Deputato regionale, minimo. Nuove strategie erano necessarie, più inclusive di elettori. Non poteva rivolgersi solo ai castelvetranesi. Ed ecco che, con la scusa dell'ospedale di cui ha chiesto il cambiamento del nome, non mi ricordo se ospedale belicino o del belice, si arroga anche la rappresentanza dei salitani, dei poggiorealesi ecc. per includerli nella sua "battaglia" per l'ospedale. 



Ecco, allora, il tempestivo cambiamento del nome dell'associazione in orgoglio castelvetranese-belicino, nella speranza di raccogliere in un afflato campanilistico il favore di città che niente o pochissimo avrebbero da guadagnare dal potenziamento dell'ospedale di Castelvetrano. Da Salaparuta o Poggioreale si impiega lo stesso tempo per arrivare a Sciacca o a Castelvetrano e solo qualche minuto in più per Mazara. Certo avrebbero più scelta, ma tutto qua, niente di imprescindibile per un salitano.
Mi chiedo, per inciso, se il cambiamento del nome sia ufficiale o solo una trovata del giornale dell'associazione. 


Ma un'associazione fondata da cittadini che scendono in campo per risolvere un problema non deve rendere conto dei risultati ottenuti o è solo un metterci la faccia all'infinito senza mai quagliare?

Chi è disposto a darci ragguagli sulla risposta di Mattarella che, sembra, abbia ricevuto le firme raccolte?

 

Che se ne fa Mattarella di quelle firme? E in che ruolo dovrebbe intervenire nelle faccende del governo Musumeci? 

Solo fumo negli occhi. Il presidente Mattarella niente può fare per noi. La riforma della sanità siciliana è stata legittimamente approvata all'assemblea siciliana che, fino a quando non aboliranno, augurabilmente, le regioni, ha facoltà di decidere autonomamente sulla Sanità siciliana.
Siamo un po' stanchi di inutili, se non per i personaggi che le fanno, sceneggiate!


Non mi lasciare. Fammi diventare l'ombra del tuo cane.

Cliccate sul video di youtube e ascoltate 'Ne me quitte pas' cantata dall'autore Jacques Brel mentre leggete le brevi mie considerazioni.



 

 Ne me quitte pas, "la" canzone d'amore.
Scrivere una canzone d'amore o una poesia è l'esercizio più diffuso e banale del mondo da che mondo è mondo. Lascia però il segno quando nasce dall'ispirazione e dal fuoco di un vero artista, un vero poeta.
Jacques Brel fu, assieme a Brassens, una fonte di ispirazione e oggetto d'amore di molti cantanti e cantautori italiani. Fabrizio de André che, però, era più affine a Brassens, e poi Duilio Del Prete, Gino Paoli,  Patty Pravo, Rossana Casale, Ornella Vanoni, Luigi Tenco, Herbert Pagani, Dalida, Giorgio Gaber, Franco Battiato, gli devono artisticamente qualcosa e hanno cantato almeno una canzone sua.

Anche in Inglese questa canzone è stata interpretata da innumerevoli artisti come Frank Sinatra, Shirley Bassey, Neil Diamond, Barbara Streisand col titolo di "If you go away" nella versione inglese di Rod McKuen.


Ne me quitte pas non è "Finché la barca va!". È poesia vera, una canzone d'amore alta. Certo, nelle infinite declinazioni dell'amore questa è la più classica e la più disonorevole. La cancellazione totale dell'amor proprio. 

 


 
L'amore come annullamento di se stessi, l'amore per l'altro come totale alienazione della propria identità, l'amore come infelicità, un'idea un po' romantica e torturata, l'umiliazione che, strisciando, raggiunge altezze poetiche che tolgono il respiro:

Non piangerò più
Non parlerò più
Mi nasconderò lì
A guardarti
Danzare e sorridere
E ad ascoltarti
Cantare e poi ridere
Lasciami diventare
L'ombra della tua ombra
L'ombra della tua mano
L'ombra del tuo cane

La storia extraconiugale tormentata con Zizou di Jacques Brel, sposato e padre di tre figli, risulta, nella realtà, meno poetica e con un finale, dopo un rapporto pluriennale, piuttosto squallido e miserevole: lui che si rifiuta di riconoscere la paternità del figlio di Zizou. Ma questa è la poesia, sollevare la miseria, sublimarla nell'arte. No?  

Vi propongo anche le versioni di Shirley Bassey e Patty Pravo

 


 


Versione inglese:

            If You Go Away

If you go away, on this summer day
Then you might as well take the sun away
All the birds that flew in the summer sky
When our love was new and our hearts were high
When the day was young and the night was long
And the moon stood still for the night birds' song
If you go away, if you go away, if you go away

But if you stay, I'll make you a day
Like no day has been or will be again
We'll sail the sun, we'll ride on the rain
We'll talk to the trees and worship the wind
Then if you go, I'll understand
Leave me just enough love to hold in my hand
If you go away, if you go away, if you go away

If you go away, as I know you will
You must tell the world to stop turning till
You return again, if you ever do
For what good is love without loving you
Can I tell you now as you turn to go
I'll be dying slowly till the next hello
If you go away, if you go away, if you go away

But if you stay I'll make you a night
Like no night has been or will be again
I'll sail on your smile, I'll ride on your touch
I'll talk to your eyes that I love so much
But if you go I won't cry
Though the good is gone from the word goodbye
If you go away, if you go away, if you go away
If you go away as I know you must
There'll be nothing left in the world to trust
Just an empty room full of empty space
Like the empty look I see on your face
I'd have been the shadow of your dog
If I thought you might have kept me by your side
If you go away, if you go away, if you go away
 
 
Versione italiana:

Non Andare Via

Non andare via,quel che stato è stato
E non conta più,va dimenticato
Dimenticherai tutti i malintesi
ed i giorni spesi a spiegar perchè
Dimenticherai queste lunghe ore
Che hanno ucciso amore e felicità
Ma non andare via,non andare via,non andare via
Per te raccoglierò diamanti di pioggia
Là dove la pioggia non cade mai
Ruberò alla terra ogni suo gioiello
Per vedermi bella lì negli occhi tuoi e farò di più
Fonderò un paese dove amare è legge dove sarai re
Ma non andare via non andare via non andare via.
Non andare via per te inventerò parole senza senso
Che tu capirai e ti parlerò di due amanti che son bruciati insieme per due volte già
Ti racconterò la storia di un re che morì perchè non trovò più lei
Ma non andare via, non andare via, non andare via
Quante volte al mondo è tornato il fuoco nel vulcano spento che credevan morto
E non sembra vero, ma un campo bruciato
Può dare più grano del più dolce aprile
E di quelle sere che si incendia il cielo tra il rosso e il nero confine non c'è
Ma non andare via, non andare via, non andare via.
Non andare via io non piango più io non parlo più
Mi nascondo là e ti guarderò ballare e giocare
E ti ascolterò cantare e giocare
Ma lascia che io sia come la tua ombra l'ombra della tua mano l'ombra del tuo cane
Ma non andare via non andare via non andare via. 
 
 
Originale Francese:
 

Ne Me Quitte Pas

 

Ne me quitte pas Il faut oublier
Tout peut s'oublier Qui s'enfuit déjà
Oublier le temps Des malentendus
Et le temps perdu A savoir comment
Oublier ces heures Qui tuaient parfois
A coups de pourquoi Le coeur du bonheur
Ne me quitte pas Ne me quitte pas
Ne me quitte pas Ne me quitte pas

Moi je t'offrirai Des perles de pluie
Venues de pays  Où il ne pleut pas
Je creuserai la terre Jusqu'après ma mort
Pour couvrir ton corps D'or et de lumière
Je ferai un domaine
Où l'amour sera roi Où l'amour sera loi
Où tu seras reine Ne me quitte pas
Ne me quitte pas Ne me quitte pas
Ne me quitte pas

Ne me quitte pas Je t'inventerai
Des mots insensés Que tu comprendras
Je te parlerai De ces amants-là
Qui ont vu deux fois Leurs coeurs s'embraser
Je te raconterai L'histoire de ce roi
Mort de n'avoir pas Pu te rencontrer
Ne me quitte pas Ne me quitte pas
Ne me quitte pas Ne me quitte pas

On a vu souvent  Rejaillir le feu
De l'ancien volcan Qu'on croyait trop vieux
Il est paraît-il Des terres brûlées
Donnant plus de blé  Qu'un meilleur avril,
Et quand vient le soir
Pour qu'un ciel flamboie
Le rouge et le noir
Ne s'épousent-ils pas
Ne me quitte pas Je n'vais plus pleurer
Je n'vais plus parler Je me cacherai là
A te regarder Danser et sourire
Et t'écouter Chanter et puis rire
Laisse-moi devenir L'ombre de ton ombre
L'ombre de ta main L'ombre de ton chien
Mais
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas


Traduzione in Italiano:

Non mi lasciare

Parole e Musica di Jacques Brel,
con la traduzione di Angela Bruno

No, non mi lasciare
Bisogna dimenticare
Si può dimenticare tutto
Che già fugge via
Dimenticare il tempo
Dei malintesi
E il tempo perduto
A sapere come
Dimenticare quelle ore
Che talvolta uccidevano
A colpi di perché
Il cuore della felicità

No, non mi lasciare
No, non mi lasciare
No, non mi lasciare
No, non mi lasciare

Io, io ti regalerò
Perle di pioggia
Venute da terre
Dove non piove
Scaverò la terra
Fin oltre la morte
Per coprire il tuo corpo
D'oro e di luce
Creerò un regno
Dove l'amore sarà re
Dove l'amore sarà legge
Dove tu sarai regina

No, non mi lasciare
No, non mi lasciare
No, non mi lasciare
No, non mi lasciare

No, non mi lasciare
Io ti inventerò
Parole senza senso
Che tu capirai
Io ti parlerò
Di quegli amanti
Che hanno visto due volte
I loro cuori prender fuoco
Io ti racconterò
La storia di quel re
Morto per non averti
Potuta incontrare

No, non mi lasciare
No, non mi lasciare
No, non mi lasciare
No, non mi lasciare

Si è visto spesso
Sgorgare ancora il fuoco
Da un vulcano antico
Creduto troppo vecchio
Esistono – sembra –
Delle terre bruciate
Che danno più grano
Dell'aprile migliore
E quando viene sera
Perché un cielo fiammeggi
Il rosso e il nero
Non si sposano forse?

No, non mi lasciare
No, non mi lasciare
No, non mi lasciare
No, non mi lasciare

No, non mi lasciare
Non piangerò più
Non parlerò più
Mi nasconderò lì
A guardarti
Danzare e sorridere
E ad ascoltarti
Cantare e poi ridere
Lasciami diventare
L'ombra della tua ombra
L'ombra della tua mano
L'ombra del tuo cane

No, non mi lasciare
No, non mi lasciare
No, non mi lasciare
No, non mi lasciare



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