Chiesa di San Domenico: Sarcofago degli Aragona Tagliavia Principi di Castelvetrano |
Persino un Principe ci siamo andati a cercare nel nostro passato da commemorare e onorare, giusto come si fa con i Principi. Ché tutti sappiamo quanto fossero felici i sudditi ai tempi dei principi: una vera e propria età dell’oro. Com’era bella la vita al tempo del Principe!!! Fa sicuramente “fiaba”.
La
verità è che fu un’epoca di frequenti carestie e epidemie. Fu
l’epoca di quella cosa demoniaca che fu la “santa inquisizione”,generata
dalla mente malata di sovrani spagnoli cattolici.
Un tempo in cui il fisco era, in realtà, un vero e proprio estorsore, in cui il popolo castelvetranese, ai tempi del D’alessi, si ribellò contro i successori del Principe, e, per ribellarsi, un castelvetranese deve essere proprio esasperato, in quel caso dalla fame. La rivolta fu violentemente repressa. Ma nonostante tutto, nell’indigenza totale del popolo, le fondazioni di chiese e conventi andavano avanti.
Grandi i Principi.
Com’è
stato buono il Principe a dotare casa sua (Castelvetrano) di chiese e
piazza e monasteri. Il principe è legato a Castelvetrano perché lì
è nato e lì è stato sepolto. Tutto qua. Per il resto durante la
sua vita a Castelvetrano è venuto solo occasionalmente, di
passaggio. A chi lo invitava a farsi vedere qualche volta a Cvetrano
rispondeva: "Ci sono nato, ci andrò solo morto in quel posto
dimenticato da dio."* e venne da morto ed è sepolto nella
stupenda chiesa di San Domenico.
Era, comprensibilmente, in altre faccende affaccendato. Possedeva tanti di quei titoli e cariche che il suo biglietto da visita era in realtà un libriccino. Magnus Siculus lo chiamava il Cardinale di Granvelle. Aveva così poco di siculo che nella wikipedia in inglese viene definito "a Spanish noble and viceroy". E in Spagnolo: Carlos de Aragón y Tagliavia (Castelvetrano, Sicilia, 1530 - Madrid, 25 de septiembre de 1599), duque de Terranova, apodado "el gran sículo", fue un noble siciliano que desempeñó diversos cargos de estado al servicio del Imperio español de Felipe II.
Al servizio del nemico.
Era, Carlo D’Aragona, sostanzialmente, al servizio della corona Spagnola, quella che ci soggiogava e usava come avamposto nella loro guerra ai Turchi e come galline da spennare, con le esose tasse imposte dai loro esattori, i viceré, per pagare le spese militari. La sua principale preoccupazione e occupazione era quella di affinare e rafforzare le difese della Sicilia contro i Turchi, sempre a spese dei siciliani poveri. Gli Spagnoli brucavano in Sicilia, mangiavano a Napoli e divoravano a Milano.
Riepilogando, è vero che è stato Magnus: Magnus traditor, Magnus tributorum exactor, Magnus populi hostis et pernicies, grande nemico e rovina del popolo, che tenne nell'indigenza più assoluta. Magari gli avesse dato "brioches" al posto del pane! Gli dava chiese.
È stato grande: con il lavoro e i soldi degli schiavi-sudditi ( per tutte queste belle opere si tassavano sempre i cittadini, ma non la nobiltà, naturalmente) costruiva chiese e monasteri (la Chiesa gli serviva per tenere buoni i sudditi) e acquedotti. Come dire che chi ha costruito le Piramidi non sono stati gli schiavi usati a migliaia e decina di migliaia, che le hanno materialmente erette, bensì il Faraone che da una finestra con panorama si godeva lo spettacolo. Sudditi siamo e sudditi rimarremo. Ci piace sempre leccarlo ai potenti anche se sono solo personaggi storici, ormai.
Abbiamo
degli "storici" dilettanti a Castelvetrano che disseminano
menzogne accurate. Fanno storia come se quasi un secolo fa non ci
fosse stata quella rivoluzione metodologica che va sotto il nome di
"nouvelle histoire" elaborata dall’École des Annales,
come se M. Bloch e L. Febvre e, poi, Braudel fossero
vissuti invano. Il loro metodo storico è lo stesso dei costruttori
di alberi genealogici, quelli che, dietro compenso, sono in grado di
trovarti, comunque, un'ascendenza nobile e aristocratica. Quelli che
fanno la storia con le chiese costruite. "Più chiese, più
benessere" è la fasulla e distorta idea di questi cultori (così
si autodefiniscono) di storia che, invece altro non sono che
genealogisti, forse. Trovata l'ascendenza nobile hanno sentito di
doverla cristallizzare e valorizzare, da aggiungere al pane nero e ai
Greci.
Addirittura dedichiamo
a questo grande stronzo, Magnus stercus, un “corteo storico”
sotto forma di “rappresentazione sacra” per onorarlo come si fa
con i santi.
E
infatti, sciaguratamente mescolando sacro e profano, in inglese si
dice “piscari du’ aceddi cu ‘nna petra”, il corteo è, sì,
di Santa Rita da Cascia, ma è anche “l’occasione” (sic!) per
la sfilata della nobiltà parassita del Principe, che
visse un
secolo dopo la
santa,
con sbandieratori e “musici” in costumi “quattro-cinquecenteschi”
(“mmiscati”
costumi del 400 e del 500),
forse per non fare torto ai due celebrati, una del 15° e l’altro
del 16° secolo, che si conclude con l’incoronazione di Carlo
d’Aragona.
Chiesaiuoli blasfemi che mescolano sacro, Santa Rita, e profano, adoratori più che della santa, di "mazze giuratorie". |
Un
Principe tirato su a forza dal pozzo del dimenticatoio di un periodo
lontano, e, nell'eccitazione per un così nobile passato, si è
pensato bene, in sinergia con la politica, di imporre dall'alto un
nome mai sentito dal popolo, di dedicargli una festa in pompa magna
con la "scusa" della Santa Rita, e di dedicargli una piazza, col
risultato che quasi nessuno ne sa il nome. Sono così ignorante che
mi chiedo quale sia il legame tra una santa e un principe, vissuti,
peraltro, in epoche diverse. Ma tant'è. Così è se vi pare. Tutto
questo è detto senza voler mancare di rispetto alle persone
volenterose e brave che lavorano per la riuscita della
manifestazione, che, pare, mieta successi.
*
Questa frase me la sono inventata io.
Altri link sull'argomento:
Il principe magio Carlo
Blasfemi adoratori
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