Gente che apprezza quotidianamente ciò che scrivo, non appena il mio linguaggio colorito colpisce vicino a casa loro






    Ripubblico questo vecchio post perché contiene piccole verità sull'arroganza imperante e sui modi violenti con cui viene applicata da persone che ritengono di essere, invece, "civili".
Avevo criticato la scelta politica di quattro consiglieri della lista obiettivo città di aderire al movimento Vìa del pluri-indagato e condannato Papania. 
Apriti cielo! Interventi e insulti a gogò da parte di gente laureata, che ha una vita professionale e politica.
Vi ripropongo il post.


Obiettivo città e Vìa. Ennesima puntata. E ultima.

Gente che apprezza quotidianamente ciò che scrivo, non appena il mio linguaggio colorito colpisce vicino a casa loro fanno grigi e conformisti discorsi sulla violenza degli attacchi su facebook. Gli insulti, secondo costoro, per essere accettati, per essere considerati non violenti, basta che non contengano parolacce.
Una ragazzina impertinente, maleducata e arrogante ha l'impudenza di venire a casa mia, senza conoscermi e, solo perché ho criticato "aspramente" senza mai una volta insultare alcuno (sfido chiunque a trovare un solo insulto) la scelta dei quattro alla corte del plurindagato e condannato Papania che fanno capo a un movimentucolo di estrazione forzitaliota berlusconiana che ha scelto il nome di obiettivo città, viene a dirmi:

«Mi dica: lei ha avuto mai le palle di metterci la faccia, di alzarsi le maniche e lavorare per un bene comune e collettivo? Risponda alla mia domanda: lei cosa ha mai fatto a Castelvetrano, qual è il suo percorso politico, quali azioni da persona perbene ha mai compiuto per i suoi concittadini? Lo dica; sono curiosa di saperlo».

Questo, secondo costoro che predicano "morbidezza nella lotta politica, non è violenza verbale. Non è scadere nell'invettiva personale. Non è un insulto alla mia vita irreprensibile, onesta, che non ha mai conosciuto compromessi, che ha fatto il suo lavoro apprezzato da generazioni di allievi con la competenza e preparazione e passione come pochi altri!

«Quali azioni da persona perbene ha mai compiuto per i suoi concittadini?» osa chiedermi la ragazzina viziata, una che, a giudicare dall'età che dimostra, si è appena affacciata alla vita e ha finora solo studiato grazie ai soldi di papà. Quali azioni da persona per bene ho fatto!!
Questa, secondo i fautori del dibattito politico a tarallucci e vino, non è un linguaggio violento. Non è un'offesa personale a uno che nemmeno si conosce. No, non sono insulti. Questo è soft suasion, dolci schermaglie politiche da persone che conoscono il galateo delle buone maniere. 

Gli si chiede perché tra tutti i politici che esistono in provincia si siano scelti proprio alcuni dal passato "complesso" "pieno di ombre", pluri-indagati, in politica da una vita e loro ti rispondono "Ma lei che ha fatto mai per Cvetrano?" Come se fare qualcosa per il proprio paese significasse fare politica. Come se non sapessimo tutti che da 50 anni a Cvetrano fare politica significa proprio il contrario, depredare il bene comune! Altro che fare qualcosa per il proprio paese.

La bambina che pesta i piedi quando comincia a perdere la testa e il confronto dialettico, minaccia di andare in procura. 
Ha cominciato col chiedermi di togliere una foto di altra persona che per errore avevo allegato al post. "Con ciò, le consiglio di togliere la foto di una persona che non ha nulla a che fare con tutte le cazzate che continua a sparare." Questo è il linguaggio soffice e fine di una signora che mi accusa di "usare un linguaggio volgare e inappropriato", di "non conoscere il galateo e la buona educazione". È così, perbacco, che si dialoga e si dibatte politicamente, secondo la noblesse della moderazione. Questo è il linguaggio giusto.

Ha poi continuato, in un crescendo inarrestabile, a chiedermi di togliere la foto che avevo già tolto, ma lei nella foga non se n'era accorta, a chiedere di togliere la sua foto se no mi denunciava, per finire col chiedermi, addirittura, di togliere tutto il post altrimenti... in procura! Le minacce di querela, si sa, sono il sale del dibattito civile delle idee. Anche Papania aveva cominciato con la minaccia di ricorrere alle "sedi opportune" anche se concludeva con "un invito alla serenità". Su questo la noblesse della politica e dei rapporti civili non ha niente da dire. Vi mostro il crescendo.

Gianna D'Angelo: Franco La Rocca le consiglio di togliere la foto di una persona che non ha nulla a che fare con i suoi discorsi. Uno come lei che conclama tanto il rispetto delle leggi non dovrebbe rasare l’inosservanza delle stesse.

Franco La Rocca: Gianna D'Angelo È quella giusta questa?

Gianna D'Angelo: Franco La Rocca non l’ho autorizzato a pubblicare la mia foto: o la toglie o la querelo immediatamente. Grazie

Tolta subito la foto.

Franco La Rocca: Gianna D'Angelo lei è ridicola, se ne rende conto, vero?

Gianna D'Angelo: Franco La Rocca le ripeto: lei non ha alcuna autorizzazione da parte mia a pubblicare quella foto sulla sua pagina; preferisca se toglierla o trovarsi dentro un’aula di tribunale. Scelga lei.

Franco La Rocca: Gianna D'Angelo Che sta facendo una figura peregrina lo capisce, almeno. L'ho tolta un secolo fa.

Gianna D'Angelo: Franco La Rocca tolga il mio nome e cognome con tutte le sue critiche ( inclusa la frase grande maleducata) perché lei non sta rispettando la legge. Le consiglio di togliere tutto, perché altrimenti domani mi vedrà in procura a fare il suo nome e cognome.

Non voglio giudicare l'italiano gergale che puzza lontano un miglio di pretura e sintatticamente incerto.
Ma sono sicuro che la noblesse forzitaliota giudica questo un linguaggio moderato, ragionevole e civile.

Voi che mi leggete cosa ne pensate?
Sapete cosa i nobili castelvetranesi pensano sia un linguaggio violento, non inclusivo, offensivo?
Indovinate! La stessa identica domanda rivolta a me dalla ragazzina maleducata e da me rigirata a lei:

«Ma lei che minchia ha mai fatto per Castelvetrano per ridurla in questo stato, lei che fa politica? Castelvetrano, davvero, meriterebbe di meglio che questa politica afasica che lei rappresenta. Che minchia ha fatto lei, signora D'Angelo, per Cvetrano? Mi risponda, però. Non mi posti il curriculum, please.»

Avete capito? La discriminante è la parola "minchia". Una parola usata internazionalmente da Milano a New York e che io uso come segno distintivo della mia scrittura. "Minchiate", sia pure "a bassa voce" sono le misere cose che scrivo sul mio blog. Sì sul mio blog, perché a me non mi paga nessuno, meno che mai la politica. Non scrivo sui giornali in livrea di Castelvetrano e nemmeno su quelli dell'opposizione politica. Sono un uomo libero. Libero come pochi a Castelvetrano da condizionamenti politici. Non ho parenti in politica e gli amici politici anch'essi sono stati attaccati, politicamente s'intende, da me.

Ora un'avvocatuzza, abusando della propria professione, minaccia una querela temeraria. Sono quelle querele, le temerarie, vergogna italiana a cui non si è ancora trovato rimedio, che i potenti, i politici, gli avvocati fanno disinvoltamente e abusandone a giornalisti per tappargli la bocca. Tanto anche se perdono non gli succede niente. Mentre il povero blogger, privo di rete di protezione, se perde deve sottostare a salassi chiaramente insostenibili. Le querele temerarie (per saperne di più basta gugolare sul browser, appunto "querele temerarie") sono sempre e soltanto a favore dei politici e dei potenti di turno e servono sostanzialmente, oltre che a dispensare ingiustizie, a intasare le procure per cause perché «Mi ha dato dello stronzo», «Mi ha detto cretina», «mi ha detto che ho un passato "complesso"», «Mi ha definita "grande maleducata"».
Questo è il quadro desolante della libertà di parola. Se uno mette in dubbio la tua onestà, se tenta di toglierti la dignità («Quali azioni da persona perbene ha mai compiuto per i suoi concittadini?») è persona civile e ragionevole, se invece un altro scrive "minchia", allora no, non ci siamo: violenza verbale, attacchi personali alla moralità delle persone.
Le mie polemiche, i miei post possono essere irritanti, per via del linguaggio colorito, arroganti per il tono da primo della classe, ma non sono violenza verbale e insulti.
Alla notizia della partecipazione dei quattro obiettivini al Vìa di Papania qualcuno ha commentato "Delusione." Anch'io concludo con "Delusione". Aspettiamo fiduciosi querele.

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