Piazza Dante e gli ambulanti sotto il tappeto.






Stendo un velo pietoso sul giustizialismo sfrenato di quelli che invocano multe a tutto spiano, di quelli che confidano sulle telecamere, di quelli che gridano"Tolleranza zero". Manca solo la pena di morte per un parcheggio in doppia fila. Chi parla di mercato da "quarto mondo" ("terzo" era troppo lusinghiero.) non so che paesi del primo mondo abbia visitato. 


Parigi dopo un giorno di mercato

In Francia, Parigi, la città più bella del mondo, ci tiene ai suoi mercati popolari e sono una gemma al suo petto. Alla fine della giornata gli ambulanti raccolgono,  puliscono e vanno. Allora subentrano i pulizieri del comune che, aprendo i bocchettoni di acqua che sono piazzati ad ogni isolato, lavano ad acqua grande le strade. Questo quando non intervengono le macchine pulitrici, come quella che da poco abbiamo anche a Castelvetrano. D'altronde lo sappiamo tutti che cu' mancia fa muddichi!



Ma, nonostante tutto, Piazza Dante mantiene la sua dignitosa pulizia da mane a sera. E quando c'erano gli ambulanti, che sono stati cacciati con la scusa che causavano traffico, era più pulita grazie all'opera di uno di loro (il signore in foto) che puliva tutto lo spiazzo dietro il rifornimento e davanti il panificio con paletta e scopa oltre a vendere babbaluceddi, qualedda, chiappara e finucchieddu. Ora, la gente che si guadagna un tozzo di pane vendendo prodotti poveri della campagna è una realtà su tutto il globo. A Castelvetrano dobbiamo ringraziare il Signore che ancora dei giovani o vecchi scelgano di faticare a raccogliere capperi e zalachi in campagna piuttosto che delinquere. 
Ho già scritto sull'opportunità che l'amministrazione dia a questi benemeriti il giusto riconoscimento, un triciclo con il simbolo del comune in comodato gratuito e una licenza a vita per essere gli ultimi custodi della nostra biodiversità verdurale. https://tongueofsecrets.blogspot.com/2019/11/ridateci-gli-ambulanti-piazza-dante-e.html

 
Adesso, qualcuno che, immagino, tiene la cucina di casa sua come un obitorio, immacolato e frigido; qualcuno a cui da fastidio questo commercio da "quarto mondo"; qualcuno che vorrebbe, forse, i posti dove si vendono broccoli e carciofi come delle gioiellerie e le verdure al prezzo dell'oro; qualcuno che non ama lo squallore dignitoso di questi trerruote sgangherati e arrugginiti che danno, secondo lui, un immagine di "sporcizia" alla nostra città; qualcuno che, forse, pensa che ad offuscare il buon nome della città non sia la mafia onnitentacolare che possiede la nostra città, non siano i grandi evasori, le grandi attività commerciali che non pagano le tasse, e spesso neanche gli affitti al comune; qualcuno che pensa che a macchiare l'onorabilità di Castelvetrano non siano la corruzione, la mafia infiltrata nella macchina municipale; qualcuno che pensa che la vergogna di Castelvetrano non sia la paga da fame e lo sfruttamento dei nostri giovani che, con quello che ricevono come stipendio per lavorare sei giorni la settimana senza domenica

garantita senza straordinari per 84 ore per un euro all'ora, possono solo comprarsi il caffè al mattino prima di andare a lavorare e le sigarette per fumarsele la sera sfiniti o nel weekend quando non possono nemmeno permettersi di portare la ragazza in pizzeria; qualcuno che, forse, pensa che queste paghe e questo trattamento economico, questo sì da "quarto mondo", questo sfruttamento indecente, questo sì, vadano bene perché si perpetrano sui pavimenti tirati a lucido di locali splendenti e multicolori e pulitissimi concepiti dai designer di marche famose in un centro commerciale o in un negozio di città; qualcuno ha deciso che gli ambulanti vadano nascosti sotto la polvere o "polverizzati" qua e là, diluiti, chi all'angolo dello stadio, chi nella piazza contigua perché "che schifo i torsoli dei cavolfiori tagliati e i gambi dei carciofi". Ma gli ambulanti lasciavano tutto pulito quando andavano via. E anche quelli che vendono frutta e verdura fissi tengono pulita la piazza. 

La scusa era il traffico: troppo traffico e, poi, all'ingresso della città. Tutto falso. Io abito lì, ci passo diverse volte al giorno a piedi e in macchina e non ho mai sofferto per situazioni aberranti di traffico, a parte i fisiologici colpi di clacson, i fisiologici trenta secondi, un minuto, al più, di attesa. Bene, adesso che non ci sono più gli ambulanti che si sono "diluiti", il traffico è migliorato? È peggiorato? Indovinate! La seconda. Hanno delimitato con le strisce bianche i parcheggi delle macchine, dimezzandoli, e creando così maggiore disagio. Uno slargo, quello antistante il panificio e il supermercato, che prima, in doppia fila autoregolata, quasi alla perfezione, consentiva a un certo numero di macchine di parcheggiare comodamente e a tutti di sbrigare le loro cosine in tutta tranquillità, adesso ne consente solo la metà: come questa misura avrebbe dovuto migliorare la viabilità è di difficile comprensione. Ma se non è migliorata la viabilità allora non erano gli ambulanti a comprometterla. Ma allora cos'era? Ci volevano dei geni con occhi da calamaro gigante per vedere che su quella piazza il traffico è causato, legittimamente e per fortuna, dai negozi fissi e dalla scuola. Allora hanno creato più posti macchina?



No! Li hanno ridotti ulteriormente perché una striscia bianca adesso delimita la baracca fissa del fruttivendolo ed è vietato, in teoria (o no? Non mi è parso di vedere alcun segnale di divieto), fermare la macchina lì davanti. Peccato che la gente pensi che sia un limite da non superare quando si posteggia, creando ancor più disagi, perché mentre prima andavano a baciare le cassette della frutta con il muso della macchina adesso se ne tengono lontano. Hanno creduto di risolvere i problemi di viabilità diluendo gli ambulanti e dimezzando i parcheggi e prendendo qualche multa. E, invece, in Piazza Dante, da quando ci sono quelle strisce bianche tutto è peggiorato. La verità è che per risolvere i problemi ci vuole buon senso e coraggio. Si sperava che questa amministrazione di "Honesti" ne fosse ben fornita. Il problema di Piazza Dante è un falso problema. Il traffico, normale per l'ingresso più frequentato della città, non è né osceno né paralizzante. 

Che traffico è quello che occasionalmente ti tiene 15 secondi un minuto fermo al peggio? E se non erano gli ambulanti cos'altro bisogna mettere sotto il tappeto? La scuola elementare? L'ufficio postale? Il panificio più frequentato della città? La baracca del fruttivendolo? Tutti ci girano attorno, dicendo mezze frasi, accennando a concessioni da revocare. E lo capisco! Perché a nessuno piace mettere sul personale una questione di ordine generale! Cioè: è concepibile, opportuno, normale regalare in concessione uno spazio pubblico, in questo caso mezza piazza Rosolino Pilo e mezza piazza Dante, mezza piazza Cappuccini, le tre piazze a cui si arriva all'ingresso della città, per delle attività commerciali, a prescindere se si venda verdure o abbigliamento? Chi apre un'attività commerciale non dovrebbe possedere o affittare un locale? Non si configura una concorrenza sleale? Non credo sia stata una scelta oculata. Chi ha dato in concessione quegli spazi e perché? Alcuni di quelli che si lamentano di quelle concessioni, mi ricordo, erano al governo della città quando furono date. 
È giusto cacciare gli incolpevoli ambulanti per un problema causato da una densa concentrazione di attività commerciali? Non dovremmo augurarci molto più traffico in tante zone della città, sintomo di vivacità economica?
Parigi. Macchine pulitrici dopo
 una giornata di mercato
Purtroppo non mi abbandona il sospetto, atroce, che a dare il via a questa mania di "pulizia" sia stata la nuova amministrazione che, nella persona del sindaco Alfano, entusiasticamente, mi ricordo, primo in Sicilia, mentre Orlando coraggiosamente si oppose, abbracciò e accolse il decreto salvini dove è anche prevista la pulizia (etnica) dei centri storici. I poveri e la loro miseria sono un pugno allo stomaco troppo forte per i delicati palati dei borghesucci che mangiano l'arancia con coltello e forchetta e vanno nascosti alla vista.
Quando si fatica a individuare un problema è difficile risolverlo.

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