Una
cosa è sicura: questo candidato sindaco di Castelvetrano Abate, al
contrario di quanto a prima vista certe sue affermazioni sembrano suggerire, non è un mafioso. Se lo fosse sarebbe un mafioso rivoluzionario, magari a sua insaputa,
uno che romperebbe una plurisecolare tradizione della mafia: non apparire,
negare l'esistenza dell'organizzazione di cui fanno parte, negare di
farne parte, non venire allo scoperto, non rivendicare mai le azioni
criminali che compiono. Se fosse un mafioso si atterrebbe a tutti
quei precetti, non ad uno solo: negare che la mafia esista.

Avete
mai visto un mafioso che si scaglia contro le forze dell'ordine
affermando che “non
è giusto che voi, che state lottando in questo momento la
criminalità, andate a condannare un paese, un territorio intero per
cercare una persona che non sappiamo nemmeno se esiste, se non esiste
“. E sull'ultima affermazione ha tutta la mia comprensione: le forze dell'ordine lo cercano da decenni senza trovarlo. Lecito avere il dubbio: esiste?
Magari
è davvero uno cristianamente convinto che i criminali (per favore
non parliamogli di “mafiosi” che “è un marchio d'infamia
inventato per costruirci sopra l'antimafia”) sono brave persone che
sbagliano (“perché costrette”)
e vanno aiutate creando posti di
lavoro. Questa è la ricetta, altro che “tutte
queste lauree di giurisprudenza, di magistrati, di ministri, di
professori che io ho visto, sono tante persone adatte a correggere
gli errori grammaticali, ma mai a capire quale sia il giusto o la
giusta direzione per sconfiggere o aiutare questo male che esiste da
sempre”
.
Qui la
criminalità (la mafia non esiste) diventa “un male che esiste da
sempre”.
No,
non può essere un mafioso.
Sembra
piuttosto trattarsi di ingenuità da idealista.
Ha
solo sbagliato l'impostazione della sua campagna elettorale.
Qualche suo amico saggio potrebbe consigliarlo.
Qualche suo amico saggio potrebbe consigliarlo.

No,
non può essere un mafioso.
Ma,
forse, dobbiamo aspettare i risultati!
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