Il giornalista Nastasi, che è "malpensante", sembra sostenere che...



Il giornalista Nastasi, che è "malpensante", sembra sostenere che
1. ci sia stata una manovra, nel movimento, per liberarsi di due persone dure e pure, inavvicinabili dice il giornalista, non manovrabili e quindi scomode. Scomode quindi perché volevano impedire condotte illecite, mi chiedo io e lo chiedo all'intervistatore?
2. questa manovra di estromissione di persone "pure e inavvicinabili e non manovrabili, rientrerebbe in una più vasta manovra, ad opera di questa amministrazione, "a discapito di Cvetrano", "di infossamento di Cvetrano", "stiamo attenti, una manovra sempre onesta e pulita... non mi permetto di andare oltre, ma una manovra che si voglia affossare Castelvetrano." 

Questo è il ragionamento che ha sviluppato Giovanni Nastasi. Le sue domande sembrano il canovaccio del suo pensiero su questa amministrazione. Un pensiero del tutto catastrofico se comincia con
- "Come può questo sindaco avere a cuore Cvetrano se non è
castelvetranese? Questo sindaco non è di Castelvetrano e, quindi, è costretto "obtorto collo", dicevano i latini o i tedeschi a seconda di come vi piace, a difendere Cvetrano che non è la sua città natale."


e continua con:
- "Persone come Virzì, Foscari e Alfano, che non erano del M5S, adesso spadroneggiano mentre i "fondatori" (Maltese) vengono ostracizzati e espulsi.
E ancora:
- "Mi è giunta voce che il sindaco il bilancio l'ha fatto lui, cioè non si è avvalso dei funzionari. È perché non ne ha o perché lui si sente che sa fare tutto?"

- "...ritiene che ci sia stata una manovra ad hoc per estromettervi dal movimento visto che voi non eravate... non vi si poteva manipolare?"
- "Non è che c'è sotto una manovra a discapito di Cvetrano, stiamo attenti, una manovra sempre onesta e pulita... non mi permetto di andare oltre, ma una manovra che si voglia affossare Castelvetrano."
Come fa il M5S a ingoiare queste gravi insinuazioni?


La Commissione antimafia e le sue storie a finale aperto.



In fondo alla pagina troverete i collegamenti all'intervista di Pecoraro e al video risposta di Fava e, infine, la risposta delle Iene a Fava.

Niente, neanche prendendoti tutto il tempo e lo spazio sei riuscito ad essere convincente. Ci hai forse convinto, ammesso che ce ne fosse bisogno, che Pecoraro è un giornalista aggressivo, ma, sulla sostanza
della vicenda, non hai chiarito a sufficienza quello che viene letto da molti come un mascariamento che parte dalle istituzioni. Al posto tuo mi chiederei come mai si possa arrivare a simili giudizi e a cosa serve che tu stia ancora lì a ratificare, come presidente quello che votano anche i mafiosi. E mi dispiace tantissimo
perché sono abbastanza vecchio da potere vantare una mia giovanile ammirazione per Pippo Fava, tuo padre, e sono di quelli che comprarono tutti i numeri de "I siciliani" dall'inizio. Senza voler mettere in dubbio la tua onestà e rettitudine, penso che faresti bene a lasciare la commissione antimafia che è diventata un rituale vuoto e inutile dove le conclusioni delle indagini (?) si decidono a maggioranza e dove hanno
diritto di voto anche i politici dei partiti della mafia.




A che cosa serve una commissione politica che sovrappone le sue indagini a quelle delle forze dell'ordine e che raggiunge non una conclusione ma ben tre. E, nonostante l'impossibilità di accertare la verità, si fa una graduatoria dicendo che l'ipotesi meno probabile è l'attentato mafioso. Che bisogno c'era di fronte all'ovvia incapacità di trovare la verità. Ma che linguaggio è? Il linguaggio dell'incertezza, dell'ambiguità mescolato con l'incoscienza di indicare una delle tre ipotesi, nessuna delle quali dimostrata, come la meno probabile. E che dire dell'altra ipotesi della messa in scena di cui Antoci sarebbe stato "inconsapevole" vittima. Se è una messa in scena la vittima non è vittima ma colpevole. A chi gioverebbe una messa in scena se non a chi ne è la vittima apparente. Quale il motivo che avrebbe avuto la mafia di fare quella messinscena? Non è ipocrita meravigliarsi che Antoci si senta trattato male dalla commissione, di cui, ricordiamolo, fanno parte anche i politici della mafia?


In nessun altro paese del mondo esiste una commissione permanente sulla criminalità. C'è proprio bisogno di pagare un certo numero di politici tra mafiosi e non che "mettano in fila i fatti e giungano ad altre ipotesi”? Ma siamo impazziti? Per farmi un'idea non ho bisogno di pagare altri che lo facciano per me, soprattutto se tra di loro ci sono anche i mafiosi. In una parte dell'intervista ti si sorprende, Fava, a dire che non solo non è necessario che le conclusioni a cui giunge la commissione siano uguali a quelle della magistratura, che è un concetto curiosamente schizofrenico, ma ripete parecchie volte che gli inquirenti non sono riusciti a trovare una motivazione per l'attentato, volendo sottintendere che il fatto che non l'abbiano trovata significa che l'attentato era fasullo. 
Ma che minchia c'entra? Non l'hanno scoperto, il movente, perché sono stati incapaci di farlo, così come hanno dovuto archiviare il caso, non certo perché non esistesse ma perché non avevano niente su cui lavorare. Siccome non abbiamo trovato il movente per l'omicidio vuol dire che il morto non è morto. La commissione anti-mafia è una vergogna, ormai.


Nicola D'Agostino, deputato regionale e componente della commissione antimafia, mi scrive: signor La Rocca, mi dispiace leggere certe astruserie. Non vale neppure la pena risponderle. Tuttavia se lei la pensa così sono molto confortato, perché è lo stesso livello delle Iene: fazioso e scorretto. Soprattutto arrogante e non amante del dubbio e della verità.
Nicola D'Agostino, mi fa piacere saperla confortata dal fatto che i cittadini che la mantengono lì dov'è non apprezzino il suo lavoro. 
Non so nemmeno chi sia lei. 
Non so nemmeno con quale diritto definisca le mie astruserie. Meno male che lei non è il difensore d'ufficio di Fava. Lo manderebbe in galera. 
Cosa crede di poter rispondere alle mie astruserie? Non si permetta neanche di farlo, perché ho già apprezzato la buona volontà della sua mancanza assoluta di argomenti. 
Non so nemmeno se lei è in quella commissione e, se ne fa parte, se sia stato mandato lì dalla mafia. Ignorantello, presuntuoso e arrogante è lei. 
Io il dubbio lo coltivo a casa mia, non ho bisogno di pagare, come cittadino, gente come lei per coltivarlo in vece mia. Quindi questa è la missione della commissione antimafia? Non accertare la verità, ma seminare dubbi a caro prezzo? Complimenti. Ma, dica la verità, chi l'ha mandata?
È vero che molti politici siciliani sono in combutta quando non al soldo dei mafiosi?

Nicola D'Agostino:Questa è una sua idea. Per fortuna non è così. Altrimenti meglio abolire i parlamenti e la democrazia. Rimane lei con Pecoraro...

Franco La Rocca: Nicola D'Agostino, quindi lei è di quelli che sostengono che la mafia non esiste e però viene pagato per far parte della commissione antimafia? Interessante. E spiega molte cose.

Che tristezza vederti invecchiare, caro Claudio, senza meriti particolari dentro una
gabbia istituzionale fatta di mafia e antimafia, dai partiti cioè, accanto a personaggi secondo cui sarebbe una mia idea che la mafia infiltri le istituzioni a sfornare romanzetti di mafia a finale "aperto": noi vi diamo la storia ma la fine la scegliete voi fra tre ipotesi, anzi tra due!
Riscattati Claudio Fava. Sei ancora in tempo
.




I link:





...sentivamo questo astio nei nostri confronti e, molte volte, anche le idee che noi portavamo avanti non venivano prese in considerazione




Nastasi: Faccio un inciso. Come può questo sindaco avere a cuore Cvetrano se non è castelvetranese? Questo sindaco non è di castelvetrano e, quindi, è costretto "obtorto collo", dicevano i latini o i tedeschi a seconda di come vi piace, a difendere cvetrano che non è la sua città natale."


Che effetto le fa vedere, Avv. Maltese, persone come Foscari, Virzì e il sindaco, che il M5S neanche se lo sognavano, spadroneggiare a Cvetrano.

Maltese: Innanzitutto io la ringrazio per questa premessa che lei ha fatto e sono contento di rispondere a questa domanda. Effetto non me ne fa. Vuol dire che le persone che ricoprono determinate cariche hanno fatto bene. Non porto nessun rancore.

Nastasi: Dottoressa Ditta, nel vostro documento di fuoriuscita avete denunciato una assenza di un confronto nel percorso politico.

Ditta: Denunciamo la mancanza di un dialogo e di un confronto. Spesso decisioni importanti dovevamo apprenderle dalla stampa.

Nastasi: Quali decisioni di questa giunta non avete condiviso?


Ditta: Per esempio l'allargamento della giunta. Si è passati da 5 a 7 assessori, per noi, in maniera brusca, improvvisa e, sicuramente, non condivisa perché in comune soprattutto in dissesto e in gravi difficoltà economiche non era una nostra idea allargare la giunta da 5 passare a 7 assessori e soprattutto in due settori, ricordiamo, come lo sport e la cultura che sicuramente non sono tra i primi settori indispensabili.

Nastasi: Mi è giunta voce che il sindaco il bilancio l'ha fatto lui, cioè non si è avvalso dei funzionari. È perché non ne ha o perché lui si sente che sa fare tutto?
Maltese: Volevamo aprire palazzo Pignatelli come una scatola di tonno. Dovevamo cambiare pure molti dirigenti, non nel senso di spostarli da una parte a un'altra, ma bensì prenderne di nuovi per avere pure questa freschezza tra virgolette. Questa è un'altra cosa che il sindaco ha disatteso. Tutto è rimasto per com'era perché volevamo che cambiasse tutto! La scatoletta non l'abbiamo aperta ed è stato un punto che abbiamo disatteso.

Nastasi: Dottoressa Ditta, lei è stata una delle poche se non l'unica (NdR: ?) che ha difeso in consiglio comunale questa amministrazione a spada tratta, senza né sì né ma, adesso che passa all'opposizione continuerà la sua determinazione e la sua voglia viscerale a favore dei cittadini castelvetranesi?

Ditta: Sono stata forse l'unica, all'interno del gruppo, a difendere il gruppo stesso e le tesi che il gruppo portava avanti. (NdR:Forse intendono dire che è stata l'unica a prendere la parola in consiglio.)
Io affronto qualsiasi cosa con determinazione, quindi... Io credevo nel movimento 5 stelle e credevo nei principi che portava avanti. Mi sono molto cari i princìpi di trasparenza, di partecipazione democratica, di confronto, il principio di lealtà, di cooperazione. Sono dei principi per me imprescindibili. Non ho visto questi principi attuati, tanto sbandierati dal M5S, ma non attuati nel concreto. La nostra scelta era dovuta. Per rispetto nostro e dei nostri principi non potevamo che uscire da questa maggioranza. Continuerò a ricoprire il mio ruolo di indirizzo e controllo, più rigoroso e stringente, con la stessa determinazione.

Nastasi: Dott. Maltese, ritiene che ci sia stata una manovra ad hoc per estromettervi dal movimento visto che voi non eravate... non si poteva manipolare? Voi siete di quelli puri, di quelli che effettivamente siete stati eletti..

Maltese: A questo punto non posso dire che non ci sia stata. Noi non andavamo, negli ultimi tempi, alle riunioni perché sentivamo questo astio nei nostri confronti e, molte volte, anche le idee che noi portavamo avanti non venivano prese in considerazione. Io, come uno dei più anziani, può anche darsi che abbia dato un po' fastidio. Anche perché io e i miei colleghi qui abbiamo la facoltà che le carte ce le leggiamo, e, probabilmente, qualcuno non ha visto di buon occhio questa situazione e ha preferito, magari, estrometterci.
Il 12 febbraio siamo stati destinatari di un provvedimento senza senso e senza alcuna motivazione, firmato dal presidente del consiglio, di cui io sono il vice, in cui venivamo estromessi da due commissioni e sostiutiti con altri due colleghi.

Ditta: È stato, effettivamente un provvedimento che ci è precipitato a sorpresa. Per noi è stata come una pugnalata alle spalle. Un provvedimento senza motivazione e incomprensibile.

Nastasi: Ma nessuno vi aveva avvisati?
Maltese: Senza alcun preavviso sono stato convocato dal presidente del consiglio e mi sono trovato sul tavolo questo provvedimento che neanche nella peggiori dittature viene fatto.

Ditta: Anch'io, senza alcun preavviso, mi sono ritrovata il provvedimento nella PEC la sera al ritorno a casa.

Nastasi: parlano bene di voi. Dicono che voi siete inavvicinabili, nel senso positivo, fate solo gli interessi di Cvetrano e nessuno vi può togliere dalla testa di non farlo. Io, che sono malpensante, vi chiedo: non è che c'è sotto una manovra a discapito di Cvetrano, stiamo attenti, una manovra sempre onesta e pulita... non mi permetto di andare oltre, ma una manovra che si voglia affossare Castelvetrano.

Maltese: Questa è una domanda bellissima. Ai posteri l'ardua sentenza.


Ditta: Non è dato a noi dire. Possiamo solo dire che la nostra presenza non era gradita.

Maltese: Con questo atto vile ci hanno messo con le spalle al muro.

L'autorevolezza che nessuno vuole riconoscergli con le buone se la conquisterà con le cattive.




È disperato. Più di quanto lasci trasparire. Pensava che la sua fuoriuscita dal PD dovesse equivalere a un semplice e diretto travaso da PD a IV, tutto il PD sotto il nuovo Logo proprietario IV. Non l'ha ancora digerita, non l'accetta ancora questa cosa che ha messo su un partito, non da 41%, ma da IV% . È stata una mazzata peggiore del referendum che perse malamente dopo averci investito tutto se stesso e il partito e, addirittura, il suo futuro politico. Ma come? Sembrava fatta quando quello che salutò l'invasione dell'Ungheria da parte dell'URSS come un intervento da Premio Nobel per la pace, Napolitano, malauguratamente gli diede l'incarico di formare il governo. Poi il governo. Il potere. Come avrebbe potuto sfuggirgli di mano? Poi le europee dell'oltre 40%. Il suo sogno si poteva dire realizzato e a prova di sabotaggio. Sarebbe diventato l'Andreotti del 2000! Non aveva fatto i conti con se stesso, con la sua portentosa capacità di rottamazione al limite dell'autodistruzione, con la sua apparente capacità di portare sfiga, con il suo cupio dissolvi da incompreso, con la sua disposizione al dramma da "Muoia Sansone con tutti i Filistei!".
Adesso nutre quest'altra follia: l'autorevolezza che nessuno vuole riconoscergli con le buone se la conquisterà con le cattive. Ma chi si rivolge all'autorità giudiziaria per ristabilire la propria rispettabilità non è, evidentemente, interessato alla "verità", alla propria effettiva rispettabilità che solo può essere stabilita e confermata nell'ambito dei multiformi rapporti interpersonali il cui timbro nessuno è autorizzato a porre, men che meno un tribunale. Soprattutto se si tratta di una citazione in sede civile che può mirare a farsi "risarcire" economicamente e riuscirci ma la verità non è necessariamente la verità processuale, la quale spesso è, anzi, solo la verità dei ricchi e delle caste con i loro avvocati e le loro entrature che trionfa nelle aule d'ingiustizia. Le querele vinte danno solo soldi, non aggiungono rispettabilità e onorabilità ché quelle le stabilisce ognuno di noi nel suo cuore, ma neanche gliele possono restituire, sia che le abbiano perse sia che no.
Queste sono le parole per le quali Travaglio è stato querelato da Renzi.


”È un caso di mitomania molesta, che andrebbe
studiato nelle sue origini prepolitiche. Forse
vuol farci pagare il fatto che lo prendevano in
giro da bambino, o che il mondo non ha capito
il suo genio, o che gli elettori gli votano contro. 
Uno spettacolo penoso, ormai è diventato un caso umano, 
occorrerebbe una moratoria sulle sue interviste senza 
mai una domanda o una contestazione sulle sue continue giravolte. 
Dalla blocca-prescrizione all’alleanza con i 5Stelle”.

Che paese è quello dove una critica così ironica e spassosa è da querela?
Speriamo che non rottami l'Italia e che... non mi quereli #colposucolpo!!

“Dobbiamo lottare per una sanatoria speciale per Triscina.”


La più grande caccia alle streghe mai organizzata da qualche secolo in qua.
A Castelvetrano in provincia di Trapani. Dura da trent'anni . Ancora continua.
Ha persino assunto le fogge iconiche della lotta all'illegalità. Lotta all’illegalità. 
A Castelvetrano! Castelvetrano da sempre nelle mani della mafia. 
Cittadini e amministrazioni!!
Adesso alcuni pensano a questa mostruosità come all’occasione, forse unica, di apporre un timbro di decenza 
alla sua poco decente storia.
Fu così che l’abbattimento delle case a Triscina, una cosa costosa, atroce per gli infelici capri espiatori e dirompente per le divisioni che crea tra i cittadini, quelle sì difficilmente “sanabili”, diventò la soluzione definitiva, la spugna per lavarsi la coscienza sporca da parte di troppi attori che se la sono vista e se la vedranno sempre dall’astraco. Ma che importa ai legalisti forcaioli, ai legambientalisti duri e puri, se si consumano drammi emotivi ed economici che non vogliono prendersi la briga di considerare? Che importa ai paladini della legalità a tutti i costi se è una spesa che non possiamo permetterci e che lo stato ci ha imposto di permetterci. Pagheremo a rate. Però ha vinto la legalità! Altroché!
Peccato che la giustizia se ne stia ingrugnata in un angolo per niente contenta.
Che giustizia è quella, esemplare, che si esercita oggi a carico di pochi inermi e poveri cittadini per delle colpe che sono di un’intera città, di 30.000 abitanti, colpevole di avere eletto le varie amministrazioni che dal ‘70 fino all'ultima si sono succedute e hanno causato Triscina prima, tollerato dopo, balbettato negli ultimi vent’anni? 
Mai nessun politico che si sia dato da fare per rovesciare il giudizio di condanna che da troppo tempo soffre Triscina, convinto che una profonda ingiustizia si stava perpetrando, non nei confronti dell’ambiente, ma di incolpevoli cittadini, sì, incolpevoli, perché nessuno può considerarsi colpevole in un’atmosfera di generale impunità. Gli era stato detto, stradetto, assicurato che “niente” sarebbe successo, «po’ stari tranquillu!», “Sta’ serenu!” alla Renzi. Poi Renzi scomparve e rimase quello “tranquillo” che oggi ne soffre tutte le conseguenze. Questa sarebbe giustizia? Sembra che sia legale, ma giusto proprio non direi.


Ma ai legalisti e legambientalisti che importa della giustizia? Se gli importasse davvero si sarebbero dedicati alla lotta alla mafia, vero cancro divoratore dell’ambiente e della società, invece che dedicarsi a una causa in cui nessuno è destinato a vincere. Qualche decina di demolizioni a macchia di leopardo che non risolveranno un bel niente né dal punto di vista ambientale, né dal punto di vista della vivibilità e fruibilità di Triscina, creando invece insanabili fratture tra cittadini. Ma si sa! A Castelvetrano tutti si farebbero bruciare la mano per combattere l’illegalità, ma la nascondono quando si parla di mafia.
A Castelvetrano dirigenti scolastici si rifiutano di partecipare a manifestazioni contro la mafia, mentre partecipano volentieri a quelle contro l’illegalità o, ancora meglio, per la legalità.

A Castelvetrano la parola mafia non si può più pronunciare. Minimizzare è la consegna. Se la chiamiamo illegalità, la mafia non esiste più. E quindi possiamo meglio confonderci con un qualsiasi paesello del corrotto stivale.
“Ah! Sei di Cvetrano! Dove arrestano decine di fiancheggiatori della mafia, la città della primula rossa mafiosa!”
“Ma che dici? Mafia! Delle illegalità, come dappertutto!”
A Castelvetrano la parola legalità la puoi leggere pure sui bidoni dell’immondizia graziosamente regalati a una scuola dall'associazione Libera Futuro con Legambiente, la quale prontamente smentisce dicendo che, loro, la consegna dei bidoni della legalità la stavano già facendo e anche meglio.





Riassumendo, una volta abbattute le case di Triscina, le sole cose illegali a Castelvetrano, rimarrà solo da combattere l’illegalità di coloro che non fanno la raccolta differenziata. Non lo sappiamo tutti che questa è l’illegalità che caratterizza la nostra città? Siamo un po’ così, illegalmente distratti, quando buttiamo l’immondizia.
La differenziata è il nostro problema. Non i giovani che vengono costretti alla fame dalla mafia imprenditoriale castelvetranese. La differenziata. Non la mafia e gli appalti. No! La differenziata, che se chiedi all’ultimo mafioso te lo risolve in quattro e quattr’otto il problema della differenziata se gli dai l’appalto. Ed è per sensibilizzarli sin da bambini che regaliamo “bidoni della legalità”. Non hanno bisogno di essere sensibilizzati al deserto economico e lavorativo che troveranno finita la scuola. Gli si insegna, giustamente,  che dallo stato ne riceverà tanti di bidoni.


Non solo i proprietari di case a Triscina sono stati abbandonati dai politici che da trent’anni se la danno a gambe levate quando si parla di Triscina, sono anche rimasti senza riferimenti politici per potere efficacemente condurre le loro sacrosante battaglie contro le contraddittorie leggi dello stato e della regione, lasciati soli a scendere e salire le ripide scale del potere. Il signor Sciacchitano non ha mai trovato un ascoltatore attento disposto a intestarsi una battaglia giusta ma impopolare.
Ci saremmo meritati dei politici capaci e li abbiamo scelti rapaci.
Qualche politico coraggioso, che, pur senza colpe personali, si assumesse quelle obbiettive di una classe dirigente castelvetranese assolutamente insufficiente e colpevole, e si dedicasse alla causa di Triscina l’abbiamo avuto?


Da trent’anni vedo sindaci preoccupati più di prendere le distanze senza offendere troppo il sentimento locale che di risolvere positivamente per tutti il problema Triscina. Tutti, in interviste e trasmissioni tv, a biascicare qualche parola di circostanza o a cercare di far valere deboli ragioni formali.
Qualcuno, ci sarebbe voluto, che prendesse il toro per le corna e dicesse: “Dobbiamo lottare per una sanatoria speciale per Triscina.”
Per qualche ragione semplice semplice.
Al danno causato alla costa triscinara dall’abusivismo edilizio dagli anni ‘70 non si può rimediare in alcun modo eccetto che demolendola tutta e ricominciando daccapo con un piano regolatore. Ma questo è impossibile.
Si potrebbe forse pensare di demolire, previo acquisto a prezzo di mercato da parte del Comune, una striscia, 80 metri larga per tutta la lunghezza, di case e, allora sì, 

South Palm Beach, Florida

avrebbe un senso costruire un lungomare sud con lidi e intrattenimenti. Ma anche questo è un’americanata. Ecco, forse potremmo chiedere di essere annessi dagli Stati uniti come succursale siciliana di Miami e gli diamo carta bianca su Triscina. Certo, loro, a Miami sulla spiaggia ci hanno costruito un’intera fila di grattacieli.
Già rimediare alla mancanza di fognature sarà una bella sfida, economica e tecnologica.
Neanche serve ad alcunché abbattere cento o duecento case scelte, non sulla base della loro effettiva vicinanza al mare, ma in base a una data, per cui si troverà una casa costruita prima di una certa data sulle palafitte o con l’accesso diretto al mare e una, costruita dopo, a 100 metri dal mare abbattuta. Questa forse è legalità! Ma la giustizia 
dov’è?

Miami Beach, Florida

E cosa si farà di questi buchi nella struttura urbana. Saremo pure costretti a mantenerli? Magari affidandoli ai legambientalisti che ci coltivino delle rose e creino delle aiuole. Sappiamo che fine fanno le aiuole! Non basterebbero neanche per degli orti comuni. Non riusciamo a tenere aperta e funzionante neanche una villa in città, figurarsi cosa sarebbe di questi squarci nel bel mezzo dell’abitato.
Certo, pensandoci, ci si potrebbe rivolgere ai novelli Burri per commissionargli tante colatine di cemento a eterna memoria del grande scandalo del secolo ventesimo. Le case abusive di Triscina. Peccato che anche il cemento vada curato e mantenuto.
L’unica soluzione possibile, e quindi ragionevole, è una sanatoria. Sarebbe stata! Mi dicono che siamo in ritardo su tutto. Le case verranno abbattute tutte e il Comune non è in grado di fermare l’ineluttabile. Ma io nella mia vita di cose “umane” ineluttabili non ne ho mai conosciuto e non credo che esistano. Le leggi vanno e vengono, possono essere modificate e sostituite. Non è nemmeno richiesto che un decreto abbia un minimo di credibilità e serietà per essere approvato, come dimostrano i decreti salvini. Persino le decisioni della magistratura si possono ribaltare o neutralizzare.
E se certe porcherie possono avere dignità di legge perché non farne una che non scontenti nessuno e faccia la felicità di molti, anche se non ci restituisce la Triscina delle dune che i vecchi come me ricordano.
Il più abusivo degli imprenditori politici italiani fece approvare per sé innumerevoli leggi “ad personam” per uscire da certe sue “criticità”.
Sarebbe così vergognosa una legge “ad Triscinam” che, stile Mandela, mettesse una pietra, della legalità questa volta, sopra una questione che si è trascinata malamente per troppi anni?
E quelli che scambiano le leggi per la giustizia, quelli che, verosimilmente, il rispetto delle leggi non l’hanno mai preteso dalla mafia, ché di questa si può sempre aver bisogno, si consentono oggi un’ironia insolente e sgradevole nei confronti di 


un’associazione che, legittimamente, difende i suoi interessi, e che lotta, anche a tempo scaduto, per sfuggire a quella che ritengono una grande ingiustizia. Si mette in dubbio la sua “vocazione” ambientalista per una sua denuncia di abbandono di sfabbricidi in luoghi non autorizzati.

L’operazione Triscina si può paragonare all’irruzione della polizia in una casa di piacere in cui tutti, dai magnaccia al locatore, dalla Lady ai clienti riuscirono a darsela a gambe e rimasero le povere puttane, le uniche ad agire in stato di necessità. Certo che stanno subendo un’ingiustizia. 
Dove sono i sindaci che consentirono questo? Dove sono i responsabili degli uffici tecnici e i politici che avrebbero dovuto mettere a punto un piano regolatore? E la polizia locale che avrebbe dovuto “vigilare” dov’è? Dove sono i responsabili? Dove gli assessori? Che giustizia è quella 
che ... “ci curpa la bbuttana!”?
Con una bella sanatoria si potrebbero utilizzare i soldi già destinati alla distruzione di case per cominciare a costruire le pompe di drenaggio.
A Triscina rimane comunque una bella spiaggia e un bel mare.
Si potrebbe cominciare da lì! Si fa con quel che si ha.
Qualche sforzo per tenere pulito il mare e il resto si spera verrà da solo.
Ma mi dicono che siamo in una fase da cui non si può tornare indietro.
Nel 2017 scrissi una lettera al commissario Caccamo in cui gli rimproveravo di non saper volare al di sopra della lettera del suo mandato a Cvetrano e di aver messo in cima alle sue priorità la pratica dell’abbattimento delle case di Triscina, un “percorso di legalità ineludibile” secondo lui. Gli rimproverai l’affermazione, veritiera, che l’abbattimento delle case a Triscina “Non ha alcun senso. L'abbattimento a macchia di leopardo non ha alcun senso.” E però era “un compito difficile ma necessario!” Gli rimproverai di non aver preso un po’ di tempo per elaborare un piano di recupero degli spazi vuoti che si sarebbero creati. https://tongueofsecrets.blogspot.com/2017/09/DemolireCaseTriscina.html
Ecco mi piacerebbe vivere in una società dove, se una cosa è inutile, “senza senso”, costosa affettivamente e economicamente, non si fa.
È chiedere troppo?
Adesso che le demolizioni sono cominciate e ripartite dopo una breve sosta c’è qualcuno che non abbia dell’amaro in bocca per tutto ciò a cui condurrà tutto questo provvedimento grave e divisivo. Già se ne intravedono i contorni squallidi. Quelli della denuncia, della controdenuncia, ricorso, del sospetto, e, infine del tutti contro tutti. I legambientalisti sono lì, come degli eco-sciacalli, a controllare che le demolizioni vadano avanti, come se il pane gli venisse da lì, come se l’ambiente di triscina, una volta abbattute queste 80 o 150 case, potesse tornare allo splendore primigenio e loro potessero passeggiare per viali di palme e scuparini di una inedita Triscina Palm beach.


Non si capisce questo accanimento contro questi poveracci. Dalla lotta per l’ambiente alla lotta contro i non abbienti.
Perché il succo è tutto qui. Saremmo arrivati a questo punto se a compiere lo scempio di Triscina fossero stati alcuni di quei potentati che noi conosciamo benissimo, se avessero riempito il lungomare di grattacieli? Qualche legge “ad personas” non si sarebbe trovata? Ci sono stati, è innegabile, quelli che dalla situazione di illegalità diffusa in quegli anni si sono arricchiti, molti hanno approfittato per fare qualche buon affare, ma nella stragrande maggioranza dei casi si trattava 

Palm Beach, Florida

di famiglie modeste attirate dal sogno della casa a mare. Non ho visto grandi speculazioni. Ho visto entusiasmo e sacrifici.
Il pensiero che qualcuno vada a bussare alla porta del sindaco per chiedergli che si sbrighi con le demolizioni mi sembra un gesto di raro cinismo da parte di un’associazione ambientalista.
Adesso si profila il pericolo che a bussare alla porta del sindaco si uniscano agli ecologisti (i difensori della casa, ironia della sorte) anche quelli che la casa l’hanno già avuta demolita al grido di “O tutti o nuddu!”. Che tristezza.
Niente di buono può venir fuori da un provvedimento che “non ha senso” e non risolve 
una beata minchia.


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