Fateglielo vedere alla consigliera Ditta, voi dell'opposizione, che azzerandosi il gettone non si azzera anche la propria credibilità. Anzi tutto il contrario.





Ormai conosciamo i ridicoli e tortuosi percorsi che i cinquini seguono per rinnegare le loro stesse idee. Sono passati da
"vaffanculo i professionisti della politica, che fanno della politica un mestiere!",
a "La gente non sa che farsene dei volontari della politica" (consigliera Ditta)
da "Servire il Paese è un privilegio, da vivere come un dovere. Chi lo serve in armi rischia tutto, anche la propria vita, senza nulla chiedere in cambio”,
a "Rinunciare al gettone significherebbe perdere credibilità", (cons. Ditta)
da "Noi siamo semplici cittadini prestati alla politica, due mandati e via" sono passati
a "due soli mandati rischiano di disperdere l'esperienza accumulata dai consiglieri" (Di Maio),
da "Ci dimezzeremo gli stipendi" a "Ci togliamo il 30&%" a " "Ci decurtiamo il 20%" a "Rinunciamo al 10%",
da "Abbasso i professionisti della politica!"
a "Viva la retribuzione dei politici, perché dà credibilità".

Ma tutte queste penose e incongrue giravolte ce le aspettiamo tutte dai cinquini, che ci hanno, ormai, abituato alla loro inconsistenza.



Dalla minoranza dell'opposizione, però, ci aspettiamo molto di più, molta più coerenza e serietà, come ha finora dimostrato. Ci si aspetta che tenga fede ai suoi impegni.
Da chi presenta una mozione per l'azzeramento del gettone di presenza, sostenendo che si tratta di un "gesto di alto valore simbolico", tale da "passare alla storia", ci si aspetta che il gesto "storico" venga fatto anche senza, a maggior ragione senza, gli inqualificabili della maggioranza.
Anzi ci si aspettava, in concomitanza con la presentazione della mozione, un proprio impegno a farlo anche nell'eventualità di un rigetto.
Ma non è mai troppo tardi.


Se ne gioverebbero grandemente i consiglieri di minoranza.
Non solo toglierebbero dalle mani degli stellini un'arma di ricatto quinquennale (Noi, almeno, del 10% il gettone ce lo siamo decurtato. Voi, neanche quello?), ma potrebbero brandirla loro stessi (Noi ci siamo azzerati il gettone! Voi, miserabili?).
Dimostrerebbero alla consigliera Ditta che azzerandosi il gettone non si azzera anche la propria credibilità. Anzi tutto il contrario.
Credibili perché persone serie che mantengono gli impegni!
Più credibili perché capaci di sacrifici che i millantatori si sono rifiutati di fare.

Ancora più credibili perché dimostrano a Enzino Alfano che quelle che lui scambia per le "regole del gioco" si possono cambiare in qualsiasi momento.
Dimostrerebbero che la serietà e la professionalità non necessariamente passano attraverso il vile denaro (Albert Schweitzer e Gino Strada insegnano)
E poi... passerebbero alla storia!
Senza ironia. 
I posteri diranno: "E quella volta... quando fu? Nel 2019. Tutti i consiglieri dell'opposizione (oddio, tutti? non so) si azzerarono il gettone. Non ne esistono più di persone così corrette e generose!
E, siccome siete pochini, ci si ricorderà meglio dei vostri nomi che, comunque, non è escluso vengano "scolpiti" in una lapide, a perenne memoria, nell'atrio del consiglio.

Per questo sono convinto che gli oppositori accetteranno 
l'invito chiaro e ineccepibile del vice sindaco, 
Assessore alla Rinascita economica ed Attività Produttive, Virzì che potete videoascoltare qui sotto:

















"Se rinunciassimo al gettone non saremmo più credibili." Dicono i cinquini nostrani. Il sindaco e gli assessori si riprendano quel miserabile 20% da presa per il culo che si sono tolti. Diventerebbero credibili al 100%!













Hanno rigettato la mozione del PD sul Ce.Di. con delle motivazioni assolutamente ridicole e fumose. Il sindaco Enzino ha chiesto all'opposizione di avere fiducia nell'operato dell'amministrazione, la quale ha grandi progetti per il Ce.Di. e delle trattative "riservate" in corso con ditte dai nomi altisonanti. Molto più penosa la motivazione addotta dal vice-sindaco, Assessore alla Rinascita economica ed Attività Produttive, Virzì: "Vogliamo correre il pericolo di un'infiltrazione mafiosa?" Dice che glielo ha sussurrato all'orecchio l'ex procuratore della repubblica di Palermo Gian Carlo Caselli. Insomma siamo costretti ad "aver fiducia"





Hanno rigettato la mozione di Obbiettivo città sull'azzeramento del gettone di presenza con delle strabilianti affermazioni. Sì, strabilianti! Non volevo credere alle mie orecchie.



Impagabile sentire la consigliera Ditta fare proprie le critiche degli avversari dei M5S e tradire i decennali proclami stellini: "Basta con i professionisti della politica!", "Viva i volontari della politica, i semplici cittadini che prestano gratuitamente la propria opera al bene del paese per un massimo di Due mandati e via a casa!" "Noi ci dimezzeremo lo stipendio (Poi da 50% è diventato 30% e qui a Cvetrano il 20% e per i consiglieri il 10%)","Basta con quelli che fanno della politica una professione per la vita e arricchirsi" 
Gli stellini sono quelli che per dieci anni 




hanno viralmente diffuso la motivazione del rifiuto alla proposta di un rimborso dei trasporti per i parlamentari, di quasi due secoli fa quando solo i ricchi maschi votavano e facevano politica per se stessi, in cui si affermava che "Servire il Paese è un privilegio, da vivere come un dovere. Chi lo serve in armi rischia tutto, anche la propria vita, senza nulla chiedere in cambio”.
Ma si sa che i cinquini della coerenza non sanno che farsene. Adesso Gigino Di Maio ci viene a dire che “l’esperienza accumulata dagli stellini nelle amministrazioni comunali (leggasi: professionalità) non può andare dispersa e per questo si introduce il mandato zero”. Viva i professionisti della politica!

E questo ha detto la consigliera Ditta, che deve aver preparato il suo discorso senza supervisione. “Non sarebbe professionale da parte nostra rinunciare alla nostra retribuzione” “Ne va della nostra credibilità!” Come dire che, lo sapevano pure “gli antichi”, senza sordi 'un si nni canta missa. Ma non era esattamente questo che dicevano gli avversari dei cinquini quando li accusavano di populismo? E che dire allora della Donà Modìca (con l’accento sulla i, mi raccomando)? Ci canterà una messa di serie B,considerato che non è pagata?






E lei, consigliera Ditta, lavorerà al 90% invece che al 100%?
E, ancora, perché non vi riprendete quel miserabile 10% da presa per il culo che vi siete tolti? Così diventerete il 10% più credibili. E il sindaco e gli assessori si riprendano quel miserabile 20% da presa per il culo che si sono tolti. Diventerebbero credibili al 100%! Fa male avere un sindaco e una giunta credibili all’80%!!

Non solo. La consigliera Ditta, che sembra avere recepito in toto le critiche degli avversari del M5S, ci viene a dire, ora, che la gente non sa che farsene “dei volontari della politica”, che, anzi sarebbe disposta, la gente, a pagare di più i politici purché facessero il loro lavoro con “professionalità”. Ma va!! Ma davvero? Ma quando, sulla piattaforma rousseau, i cinquini hanno deliberato questa nuova posizione assolutamente inedita. Ci siamo persi qualche passaggio?
La gente non sa che farsene dei “volontari della politica”! Questo è uno scoop! Una svolta epocale.




Voi, però, vi siete presentati proprio come volontari della politica…!
Non vorrà, consigliera Ditta, venirci a dire che i volontari che per voi hanno ripulito cimiteri, spiagge, Castelvetrano, Triscina, Selinunte non l’hanno fatto “professionalmente”! Che, dato che non erano pagati, hanno fatto un lavoro alla sanfasò? Abbasso i volontari pulizieri, abbasso i volontari politici?
Insomma non so se inviperirmi per la palese incoerenza o gioire perché, alla fine, anche loro, i cinquini, si sono resi conto di quante cazzate abbiano raccontato finora agli italiani.

Il sindaco Alfano, però, non ha rivali all'interno della sua maggioranza per le sciocchezze che riesce a dire. “Le regole del gioco si stabiliscono prima della partita”.
E si riferisce all'azzeramento del gettone di presenza proposto da Obbiettivo città.

Primo, una delibera non è una “regola”.


Secondo, nessun consiglio comunale è in grado di cambiare le regole del gioco che sono stabilite per legge dallo stato. Al contrario, dimezzarsi lo stipendio, è una eccezione alla regola in presenza di una emergenza economica. 
 



Terzo, Lui, l'ex bancario in corsa, non ha affatto cambiato le regole del gioco (riduzione del 20%) prima della partita. L’ha deliberato il 2 Giugno, solo dopo essersi insediato, a partita già iniziata. Lui, da candidato sindaco, non aveva questa facoltà di stabilire alcuna regola o di cambiarla. Quindi di cosa va cianciando?

Quando penso che questa è stata la motivazione del suo no alla proposta di azzeramento, sento un mancamento alle ginocchia.






A parte un paio di assessore che, mi sembra, si impegnino e lavorino alacremente, e a parte quei due tre ancora non classificabili, dà un senso di desolazione questa maggioranza.

Al contrario mi sembra molto agguerrita la pattuglia della minoranza. In particolare PD e Obbiettivo città. Bravi tutti nel ruolo che svolgono.

Però, però, però. All’indomani del consiglio le prime pagine sono piene della questione Ce.Di., come è giusto che sia. Peccato che l’azzeramento del gettone sia scomparso con l’ordine del giorno del 25 Luglio.
Nessuno ne parla più. “Scurdamoce ‘o passato”, “Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato”.
Eh, no! Sono sicuro che non finisce così. Non può finire “Noi abbiamo proposto l’azzeramento del gettone e loro l’hanno rifiutato!”.

Siccome gli esponenti dell’opposizione sono delle persone serie e non dei quaquaraquà, sono sicuro che accetteranno l’invito del vice-sindaco Virzì che, questa sola cosa, l’ha detta giusta.
Vorranno dimostrare che la loro non era una provocazione ma una intenzione seria, una proposta nel cui alto valore simbolico credono. Glielo vorranno dimostrare che non sono solo gli stellini capaci di sacrifici per la "ggente", che, anzi, loro di più! Gliela vorranno togliere di mano l'arma dell' "Almeno noi il 10% ce lo siamo "tagliato"!!
No?



Qui di seguito l'invito dell'assessore Virzì.




La strada per la differenziata è lastricata di buoni volantini, manifesti, opuscoli informativi, di buone lezioni a scuola, siti web, gazebo, radio, tv.



"Nel 2017, 76 furono le inchieste per traffico organizzato (erano 32 nel 2016), 177 gli arresti, 992 i trafficanti denunciati e 4,4 milioni le tonnellate di rifiuti sequestrati (otto volte di più rispetto alle 556 mila tonnellate del 2016)." 
Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente


Noi non risolveremo mai i problemi della differenziata a Castelvetrano finché avremo amministratori che danno la colpa del disservizio ai cittadini, che se sono maleducati è per colpa degli amministratori che non sanno educarli. Proprio così.
Certo non siamo tanto normali se eleggiamo certa gente a rappresentarci. Noi li eleggiamo per risolvere il problema dell'immondizia e loro ci dicono: "Impossibile! Siete troppo 'ngrasciati".

"Non ci sto", direbbe Enzino Alfano. 
Io non sono 'ngrasciato né lo sono i castelvetranesi. Siete voi ad avere il cervello 'ngrasciatu!
Se siamo 'ngrasciati lo siamo come tutti gli altri. Lu pisci feti di la testa.

In altre città italiane civili, Bologna, senza stare a chiedersi di chi fosse la colpa se dei cittadini o degli amministratori, da quando hanno cominciato a organizzare la raccolta differenziata, molti anni fa e fino ad oggi (ripeto: non per due tre mesi, ma per anni dall'inizio della differenziata e ancora oggi dopo molti anni), il comune sguinzaglia degli impiegati - assunti per lo scopo, non so con quale tipo di contratto -, quotidianamente, a "istruire i cittadini" su una corretta differenziazione. Senza contare che, com'è consono ai tempi, c'è persino un'app che aiuta i cittadini a differenziare correttamente. E hanno dovuto lavorare anni per arrivare alla "carta smeraldo", senza la quale i cassonetti non si aprono.
Fare la differenziata è una cosa molto difficile e impegnativa anche per persone istruite. Figurarsi per gli analfabeti funzionali che sono la maggior parte dei nostri concittadini. Ci sono gli incivili, questo è certo, appresso a cui vanno una quantità enorme di persone che vorrebbero soltanto sapere come si fa.
La sottovalutazione di questo aspetto della educazione alla differenziata è la causa prima di questo sfacelo. Tanti,anche con capacità di intendere e di volere, a ripetere, durante il commissariamento, "Perché non facciamo la differenziata al 100%" "Che ci vuole a fare la differenziata?" "Mettiamo due isole qui, due isole là ed è fatta." Questo è il risultato.





La superficialità con cui si pensa di risolvere problemi così complessi che richiedono organizzazione, soldi, sinergia tra gli enti locali responsabili, preparazione, sensibilizzazione e istruzione dei cittadini (ch'un sunnu 'ngrasciati! E 'un nnascinu 'nsignati), è la causa prima del fallimento della raccolta differenziata. Si chiama facilonerìa!!!
Il mio è un post contro i sottovalutatori della difficoltà di fare differenziata, dei faciloni, quelli che dicono "Che ci vuole?" nonostante la realtà che vedono, a Roma come a Castelvetrano, contraddica strepitosamente questa presunta facilità. E naturalmente non mi riferisco alle difficoltà tecnologiche, oggi con le conoscenze che abbiamo possiamo fare un altro "finto" (😉😊) atterraggio su Marte, ma anche a quelle che si incontrano nel fare entrare nella testa di analfabeti funzionali (non è detto in maniera offensiva) come il 50% degli italiani (70% a Cvetrano!) l'abc della differenziata, senza contare quelli, ne conosco, che si "rifiutano" di farla. Parlo delle difficoltà economiche dello Stato e delle immense disponibilità economiche della (eco)mafia che, come per tutte le attività lucrative, sui rifiuti ha la sua mano e un giro d'affari di 14 miliardi.  E la mafia, con il suo 24% di share, chiamiamolo così, nella filiera dei rifiuti insieme con un'infinità di cani sciolti della criminalità, faccendieri, imprese, con i suoi 331 clan censiti da Legambiente nel 2017, è certamente in grado di condizionare la politica degli enti locali, permeabili come in pochi altri paesi alla corruzione.



Poi, se uno vuol dare tutte le colpe dello sfascio immondiziale della capitale alla Raggi e di Cvetrano al dott. Caccamo o all'assessora Barresi e solo a loro, si può fare, ma non si renderebbe un buon servigio alla verità!.
La strada per la differenziata è lastricata di buoni volantini, manifesti, opuscoli informativi, di buone lezioni a scuola, siti web, gazebo, radio, tv.
Un video di educazione alla differenziata, uno dei tanti modi di sensibilizzare giovani e adulti.

Se poi avete altri dieci minuti, imperdibile è questo filmato di Piero Angela e Bruno Bozzetto:


Chiedo all'assessora Irene Barresi e mi risponde Giuseppe Curiale!







Quello che segue è il commento mio a una comunicazione dell'assessore Barresi che potete leggere per intero qui.

Signora Irene Barresi, queste che lei ha elencato sono esattamente le stesse difficoltà che si trovarono a fronteggiare i commissari. Identiche, che si conoscono da anni. Quella che dice lei è la verità, incontestabilmente. Ma, mi dica, davvero lei ha avuto bisogno di essere designata assessora per accorgersi di tutto ciò? Una domandina semplice semplice: perché tre mesi fa i commissari erano colpevoli di tenere Cvetrano sommersa dai rifiuti e adesso voi non avete colpa?

E invece, sorpresa, mi risponde Giuseppe Curiale, che, in un primo momento, avevo scambiato con Giuseppe Curiale il consigliere. Quella che segue è la sua foto e risposta.


"Franco La Rocca, invece lei perché li vuole colpevolizzare a prescindere ? Se la Regione non ha adottato nessun piano per i rifiuti, questa mancanza si ripercuote su comuni ed utenti.
Quanti piani straordinari e quanti commissari con poteri speciali ha incaricato la Regione stessa ?
Musumeci ha nominato un fenomeno come Pierobon, con quali risultati?
Se come dice l'assessore la percentuale di chi fa la differenziata è del 30% le viene il dubbio che noi castelvetranesi siamo ngrasciati e senza alcun senso civico?
I commissari dovevano essere dei tecnici pagati profumatamente per risolvere i problemi. Le risulta che lo abbiano fatto?
Poi vorrei capire perché viene attaccata la gente che senza chiedere nulla in cambio, offre alla collettività um po' del suo tempo e della sua disponibilità.
Lei non ha mai aiutato nessuno in vita sua o voleva essere pagato"



La mia risposta.
Giuseppe Curiale, non sono sicuro che lei stia parlando con me. Ma lei ha letto ciò che ho scritto? Non sembrerebbe. Chi è questa "gente che senza chiedere nulla in cambio, offre alla collettività um po' del suo tempo e della sua disponibilità"? Io ho fatto una constatazione: le cause della nostra penosa situazione sono quelle che la signora Barresi, assessora se non sbaglio, ha elencato e sono le stesse di tre mesi e due e cinque anni fa. Chi si candida alla guida di un comune al grido di "prima di tutto una città più pulita e decorosa" , si presume che non solo conosca la complessità del problema, ma anche delle soluzioni, visto che per due anni l'hanno menata ai commissari additandoli come colpevoli. Poi ho fatto una domanda che ripeto a lei, visto che è così vicino al governo. Perché tre mesi fa i commissari erano colpevoli di tenere Cvetrano sommersa dai rifiuti e adesso voi non avete colpa? 

Io "non colpevolizzo a prescindere". Ma da dove le esce questa cazzata? 


Poi, che noi Cvetranesi siamo ngrasciati lo dice lei e se ne assume le responsabilità. Certo non siamo tanto normali se eleggiamo certa gente a rappresentarci.
Ma se siamo ngrasciati lo siamo come tutti gli altri. Lu pisci feti di la testa. Noi non risolveremo mai i problemi della differenziata a Castelvetrano finché avremo amministratori che danno la colpa di un disservizio ai cittadini, che se sono maleducati è per colpa degli amministratori che non sanno educarli. Proprio così. In altre città italiane civili, senza stare a chiedersi di chi fosse la colpa se dei cittadini o degli amministratori, da quando hanno cominciato a organizzare la raccolta differenziata, molti anni fa e fino ad oggi (ripeto: non per due tre mesi, ma per anni dall'inizio della differenziata e ancora oggi dopo molti anni), il comune sguinzaglia degli impiegati - assunti per lo scopo, non so con quale tipo di contratto -, quotidianamente, a "istruire i cittadini" su una corretta differenziazione.

Senza contare che, com'è consono ai tempi, c'è persino un'app che aiuta i cittadini a differenziare correttamente. E hanno dovuto lavorare anni per arrivare alla "carta smeraldo", senza la quale i cassonetto non si aprono.

 Fare la differenziata è una cosa molto difficile e impegnativa anche per persone istruite. Figurarsi per gli analfabeti funzionali che sono la maggior parte dei nostri concittadini. Ci sono gli incivili, questo è certo, appresso a cui vanno una quantità enorme di persone che vorrebbero soltanto sapere come si fa. 

La sottovalutazione di questo aspetto della educazione alla differenziata è la causa prima di questo sfacelo. Tanti a ripetere, durante il commissariamento, "Perché non facciamo la differenziata al 100%" "Che ci vuole a fare la differenziata?" "Mettiamo due isole qui, due isole là ed è fatta." Questo è il risultato. 
I commissari hanno fatto ciò che gli veniva richiesto. Non sono dei salvatori di patrie tradite dai patrioti. Sono gli eletti che devono risolvere i problemi senza fare le vittime, sennò potevano starsene a casa. 
Lei parla di "aiutare", "se io ho mai aiutato gli altri"! Ma che cosa ha bevuto? Alto grado? 

Francesco Fiordaliso: "Ho considerato l’uomo sempre come fine e mai come mezzo, tenendo ferme due certezze: il cielo stellato sopra di me e la legge morale che è in me."



Dal momento in cui sono andato in pensione, insalutato ospite, ho deciso di non partecipare più all'attività pubblica, chiudendomi, sdegnoso e sdegnato, nella mia “turris eburnea” e dedicandomi ai miei magnifici tre nipoti.
L’unica mia uscita, in verità, è stata in occasione di un convegno su Luciano Messina, a cui avevo intestato l’aula magna del Liceo “Giovanni Gentile” con la stessa procedura usata anche per “Peppino Impastato”, senza subire però questa volta nessuna contestazione. Non potevo rifiutare l’invito della vedova, che ci teneva alla mia testimonianza, conoscendo i rapporti di reciproca stima e simpatia che mi legavano a suo marito.

Di conseguenza, non ho partecipato nemmeno al convegno di “Libera”, di cui sono venuto a conoscenza tramite i blog, in cui don Ciotti ha ricordato il mio impegno nell'attività per la formazione di una coscienza civile e democratica all'interno delle scuole da me dirette.
Ciò ha disturbato il direttore di un giornalaccio locale, che, addirittura, con la precipua volontà di denigrarmi, ha ricordato che ho cambiato partito alla fine degli anni settanta del secolo scorso, circa quarant'anni fa. Per il tizio nessuno può cambiare idea, dimenticando, come ebbe a dire un illustre personaggio, che “solo gli asini e gli imbecilli non cambiano idea”. E poi, come fa a dire, che dalla sera alla mattina ho lasciato un partito, che poi ha lasciato se stesso, di cui era venuta meno la spinta propulsiva che lo aveva portato a essere, come scrisse Pasolini, “un partito pulito in un Paese sporco”? In verità, il mio è stato un lungo travaglio, conclusosi, dopo lunghe discussioni con don Antonio Riboldi, con un pellegrinaggio in Terra Santa. Dopo quella militanza non ho preso la tessera di alcun partito, non mi sono più candidato, accettando solo la carica di assessore provinciale, quale tecnico, offertami da Spitaleri.


Mi sono, invece, impegnato a scuola, nella convinzione che solo i giovani sono i protagonisti del cambiamento e che bisogna operare nei loro confronti un’azione educativa che li porti prima, attraverso la pars destruens, a liberarsi delle false convinzioni di cui sono impregnati, per poi, attraverso la pars costruens, aiutarli a pervenire maieuticamente alla verità che li rende liberi. Per cui, lo dico in termini provocatori, sono diventato un professionista dell’antimafia, prima come docente di educazione civica e poi come preside, dando vita, assieme ad altri valorosi colleghi palermitani, come Mercadante, Ajovalasit, Rizzo, Pusateri, al movimento e alla rivista Scuola antimafia, con cui abbiamo ottenuto che l’ARS varasse la legge 51 dell’80, che argiva un contributo di cinque milioni a quelle scuole che avviassero progetti per la formazione di una coscienza contro la mafia.


Tengo a precisare che, come educatore, non sono favorevole a operare contro, ma pro. In questo caso, però, era necessario procedere a demolire una mentalità diffusa, trasmessa da padre in figlio acriticamente, che distingueva una mafia buona, che difendeva i deboli e toglieva ai ricchi per dare ai poveri, amministrando i territori abbandonati dallo Stato, da una mafia cattiva, che spacciava droga e morte.
D'altronde non si potevano formare uomini e cittadini, come volevano le finalità dei programmi scolastici, se prima non si prendeva coscienza che la mafia è, ed è sempre stata, un cancro per la Sicilia, usando ora la pacca sulle spalle e la lupara, ora la droga e la dinamite per comandare. E’ come il topo, che in campagna si presenta innocuo, se non carino, mentre in città diventa ratto repellente, adattandosi a vivere nelle fogne.

"E’ iniziato così un percorso che ha coinvolto entusiasticamente docenti, genitori e studenti, con performance contro la mafia, ricerche, incontri-dibattiti con magistrati, come Paolo Borsellino, figure istituzionali come Luciano Violante, presidente della
Commissione bicamerale antimafia, personalità illustri, come padre Ennio Pintacuda, Leoluca Orlando e Nando Dalla Chiesa, sino a quando la notte tra il 29 febbraio e il 1° marzo del 1992 la sezione della mia scuola che ospitava le ultime classi impegnate nel progetto antimafia non venne data a fuoco.
Guarda caso al mattino gli studenti erano stati impegnati in un dibattito con il magistrato Carlo Palermo, che aveva subito l’attentato di Pizzo Lungo, dove hanno perso la vita i fratellini Asta e la loro madre, e che aveva chiesto di venire a Castelvetrano per sfidare i mandanti della strage.
Nessuno, però, consapevole dei pericoli che correva, aveva consentito a organizzare il dibattito, che, alla fine, si tenne nella mia scuola.



Ricordo che siamo stati lasciati soli, costretti al doppio turno, sino a quando i bidelli, dopo circa quindici giorni, si misero volontariamente al lavoro per ripristinare i locali.
Era chiara la volontà della P.A. di fare chiudere la scuola!
Cosa curiosa è che arrivò un ispettore dell’Assessorato regionale alla P.I. a verificare come io avessi speso il contributo che la Regione elargiva per le spese di manutenzione ordinaria dei locali. Mai si era verificata, a mia conoscenza, una cosa del genere! Un’altra curiosità: padre Pintacuda organizzò per il sabato successivo un incontro per esprimere solidarietà alla comunità scolastica. Quando arrivò a Castelvetrano i vigili urbani l’accompagnarono premurosi presso un’altra scuola, ove erano presenti tutte le autorità locali e regionali. Accortosi dell’equivoco, egli salutò tutti e venne nella mia scuola, ma nessuno lo seguì."

Collocai, a futura memoria, le foto ingrandite dell’incendio nell'aula magna, ma qualcuno, dopo il mio trasferimento a Mazara del Vallo, non so perché, le ha rimosse, come avrebbero in seguito con la mostra su Peppino Impastato e con gli altri manifesti nei licei. .
Dopo un iniziale sbandamento, proseguimmo la nostra sfida educativa contro la mafia, spedendo un bellissimo manifesto, che raffigurava un corteo di studenti che abbatteva il muro della mafia, a tutte le scuole italiane intitolato "Per una nuova primavera", indicando nel 21 marzo la giornata per celebrare tutte le vittime della mafia.
Ma vi furono altri episodi di intimidazione, che mi corre l'obbligo ricordare: la targa della scuola divelta e spezzata in due, la gallina ruspante infilzata nel cancello, un lumino acceso dietro la porta di casa, una telefonata minacciosa che mi intimava di allinearmi se volevo stare tranquillo.

Anche la Regione che ci aveva promesso un finanziamento straordinario si tirò indietro, per cui feci affiggere per le vie della città un manifesto listato a lutto, quello che solitamente si usa per i defunti, con su scritto: "E’ venuto meno il signor finanziamento regionale"
Arriviamo ora all'episodio più grave.
A maggio ricevetti un invito da una scuola di Piazza Armerina per andare a parlare della nostra esperienza, cosicché, dovendo partire presto, lasciai la mia auto sotto casa e non in garage.
Verso mezzanotte sentii bussare in modo insistente: erano i miei condomini che mi avvisavano che la mia vettura, un'alfa rossa fiammante, stava andando a fuoco, trasformandosi repentinamente da fiammante a fiammeggiante.
Mio figlio si slanciò giù per cercare di spegnere l’incendio, ma, per fortuna, riuscii a bloccarlo in tempo. Avevo comprato quell'auto dietro le sue pressanti insistenze, in quanto, per la mia filosofia di vita, sono avvezzo a usare da sempre le utilitarie.
Sulla natura dolosa dell’incendio non vi furono dubbi, anche perché i vigili del fuoco, intervenuti prontamente, trovarono nei pressi una bottiglia di plastica, dalla quale era stato versato il liquido infiammabile.


Le reazioni dei miei vicini furono emblematiche: qualcuno mi ha chiesto di ripristinare il prospetto della palazzina affumicato, qualche altro, invece, per prudenza posteggiava la propria auto lontana da quella di mia moglie, a scanso di ogni eventuale pericolo.
A scuola, invece, tranne qualche donnetta che sosteneva che me l’ero cercata "nucennu lu cani chi dormi", ho avuto la piena solidarietà di tutta la comunità scolastica.
Eravamo, infatti, riusciti a riempire di significato una parola, quella di comunità, usata spesso solo formalmente.
Anche Maurizio Costanzo si fece sentire, sensibilizzato dalla Presidente del Coordinamento nazionale antimafia, invitandomi a partecipare alla sua trasmissione a Roma.
Nel frattempo, la mia vecchia mamma mi ha fatto sapere, allarmata, di avere ricevuto in piena notte una telefonata, con cui, con toni minacciosi, le si intimava di farmi smettere la mia attività antimafia.
Per cui, pensando soprattutto ai miei cari, ho declinato l’invito lusinghiero di Costanzo, tenendo a freno la mia vanità, che mi ha sempre contraddistinto.




Solo quando seppi, di lì a qualche giorno, dell’attentatuni contro Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, capii che non avevo il diritto di avere paura o di essere prudente e che, come per loro, la lotta contro la mafia, almeno a livello educativo, era un mio compito che non potevo né dovevo delegare ad altri.
Così, con mia moglie, che non volle farmi partire da solo, e i miei due figli, sono andato a Roma a raccontare la mia esperienza da Maurizio Costanzo.

Nel frattempo era stata avviata una campagna per denigrarmi. Solitamente si usa come obiettivo la moglie, ma siccome la mia è di ottima famiglia, oltre che di specchiate virtù, la “mascariata” non era credibile, per cui si ricorse a quella che nella tradizione siciliana si chiama ‘nciuria.

Presumo che ovunque ci sia il vezzo di appioppare soprannomi, ma da noi la ‘nciuria assume una connotazione non sempre positiva.
Quindi, cominciarono a sussurrarsi negli angoli delle piazze dubbi sulla mia virilità, cosa che mi fa ancora oggi sorridere, sia per il rispetto che io nutro nei confronti degli omosessuali, che hanno diritto di decidere della loro vita come vogliono, sia per il fatto che la mia educazione è talmente rigida che esclude categoricamente qualsiasi rapporto sessuale al di fuori del matrimonio monogamico.
Pensai, allora, di allentare la tensione trasferendomi a Mazara del Vallo, ove, con docenti e studenti eccezionali, riuscii a ricreare una comunità scolastica, impegnata all'unisono e toto corde in una sfida pedagogica di alta qualità.
Tornato a Castelvetrano, ripresi la mia attività antimafia; venuto a conoscenza dell'alta taglia che c'è sulla testa di Matteo Messina Denaro, feci anche riprodurre la foto segnaletica della polizia con la scritta "Wanted".




Tra gli studenti c'erano molti rampolli delle famiglie mafiose della città, tra cui la figlia e il ragazzo di Matteo Messina Denaro, le figlie di Grigoli, il re dei supermercati e altri.
Ricominciarono così gli atti intimidatori, magari utilizzando la manovalanza giovanile: il fuoco appiccato al portone del Classico, la pallottola a me indirizzata rinvenuta in portineria, una rivista con figure in copertina con la bocca incerottata speditami dalla Germania.
Visto, poi, che non ero stato per niente colpito dalle voci messe artatamente in giro su una mia presunta omosessualità, sono ricorsi all'accusa di pedofilia scritta a chiare lettere con una vernice rossa su tutti i muri di Castelvetrano, Campobello e Tre Fontane.
Mi si voleva colpire non solo nella mia professione, quale educatore che vive e opera tra i giovani, ma anche come nonno che ha a che fare con tre nipoti!
Era chiaro che dietro tutto questo, c'erano menti raffinate, coscienti che la calunnia “s’un tinci mascaria”, lasciando sempre un’ombra di dubbio.
E’ vero che avevo ricevuto le onorificenze di Cavaliere prima e di Commendatore poi al merito della Repubblica, che ero stato ricevuto dal Presidente della Repubblica nel suo studio privato, ma portare il peso di così gravi accuse diventava per me sempre più insostenibile.
A ciò si aggiunga l’ostracismo che i miei due figli hanno subito costantemente all'interno della società castelvetranese, in ogni occasione, anche lavorativa.
Comunque, ho continuato a svolgere il mio ruolo di “professionista dell’antimafia” sino all'ultimo con serietà e impegno.
Nella mia vita ho sempre coltivato laicamente il dubbio, quello metodico e non quello scettico, che mi ha spinto spesso a infrangere le antiche tavole della conoscenza per costruirne delle nuove, divorando le mie scelte.
Ho considerato l’uomo sempre come fine e mai come mezzo, tenendo ferme, come Kant, due certezze: il cielo stellato sopra di me e la legge morale che è in me.


N.B.: Ringrazio tutti quelli che, in un modo o in un altro, hanno voluto manifestarmi la loro empatia. Mi scuso per qualche refuso, dovuto al copia e incolla, se non a qualche mia disattenzione.


Francesco Fiordaliso

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