Nel
suo discorso di insediamento il sindaco Alfano ha toccato alcuni
punti d’interesse. A volte dimentica le sue promesse di chiarezza e
sembra parlare solo per gli addetti ai lavori. Dimentica che deve
rendere conto a semplici cittadini che non sanno a cosa si riferisce
quando parla di “Agenda urbana”. Vero che parlava in consiglio
comunale, ma dovrebbe sempre avere presente che i suoi consiglieri,
come qualcuno di loro ha tenuto a precisare per giustificare la loro
incapacità di dire una qualsiasi cosa, sono dei semplici cittadini,
che più semplici non si può. Hanno anche aggiunto che loro sono lì
per fare non per parlare.
Quindi,
Alfano ha detto che, al contrario degli altri comuni associati in
“Agenda urbana”, solo Castelvetrano non aveva alcun progetto
pronto, ahinoi!
“Qualcuno ha detto che i commissari hanno fatto agenda urbana. Non è così.
Agenda
urbana ci vede insieme a Marsala, Erice, Trapani a gestire dei fondi
strutturali della comunità europea in maniera decentrata
(NdR: ??).
Al primo incontro a cui
ho partecipato ho visto comuni che avevano
pronti dei progetti esecutivi. Noi non li abbiamo pronti. Noi abbiamo
il personale che si era disabituato ad allenarsi, stare in panchina.
Noi lo dobbiamo portare a giocare delle grandi partite. Stiamo
cercando un modo per attivare agenda urbana.”
Qua ci sarebbe voluta una maggiore
chiarezza di linguaggio. Non si capisce, infatti, se è colpa dei
commissari o del personale. Hanno i commissari costretto all’inazione
gli impiegati o sono gli impiegati che hanno disatteso le indicazioni
dei commissari? Chiarezza, sindaco Alfano.
Ha difeso, giustamente, lo stellino di
cui è stata dichiarata l’incandidabilità, affermando che solo ora
aveva appreso, “con sgomento”, la notizia. Ma c’è o ci fa.
Invece di chiedere ufficialmente scusa per la sua obbiettiva
responsabilità di avere candidato un incompatibile, ci viene a dire
che questa cosa si sarebbe potuta risolvere “ussu tu ussu ie”
senza tanto clamore, ché i panni sporchi della politica si lavano
nel retrobottega del consiglio. E, incredibilmente, ha aggiunto che se ci sono altri casi di incompatibilità, gli interessati si facciano avanti ché non c'è niente di male se uno non può pagare: "Sono incompatibilità della legge!" Hai detto niente!
Non vogliamo nemmeno commentare le
considerazioni a cui si è lasciato andare sul fatto che lui, come
bancario, distingueva tra chi non può onorare un debito e chi vuol
fare il furbo e lui sa, per certo, che il suo consigliere non è tra
i furbi. Sono sicuro che sia così. Ma la storiella improbabile dei
bancari che distinguono… ce la poteva risparmiare. Ci vuole faccia
tosta ad attribuire parvenze di umanità a istituti usurai legalmente
riconosciuti.
Andiamo alla contessa, ora. È stato
l’unico momento del suo discorso in cui si è infervorato, ha perso
la compostezza che nemmeno i commissari o gli impiegati inadempienti
gli avevano intaccato.
“Non
ci sto” ha esclamato! Non si
beffeggia una contessa, un personaggio di valore, che mette a
disposizione della cittadinanza tutta le sue capacità e conoscenze
e, per giunta, gratis. Andate a cercare su internet chi è la
contessa Chiara Donà Modìca
dalle Rose! Una persona impegnatissima che non si ferma mai, che si
era impegnata per venire due volte al mese e invece viene due volte
la settimana, a sue spese. Mancano
le virgolette solo perché cito a memoria. Noi abbiamo cercato sul
web e siamo rimasti impressionati da tanta nobiltà, da tanta
ricchezza, da tante dimore, soprattutto da quella veneziana che
affittano come ambientazione di film scelti ( “The new pope” di
Sorrentino con Jude Law, wow!), e Porto Rotondo. E noi, sebbene, pur
morti di fame, non siamo avvezzi a sbavare ai piedi di questi
privilegiati, apprezziamo. Niente
abbiamo contro la signora Chiara che, l’abbiamo sentita parlare, ci
sembra una persona colta e, certamente, signorile.
Il
punto discutibile è l’incarico che le è stato affidato per
Castelvetrano. È, se lo vuole sapere, signor sindaco, proprio la
gratuità del suo impegno che ci fa storcere il naso. Sono sicuro che
lei sappia che senza soldi non si canta messa. C’è addirittura chi
sostiene che le malattie mentali siano stazionarie o in aumento da
quando è stata introdotta l’analisi gratuita nelle asl. Sì
perché, sostengono gli analisti, se il paziente non paga non
guarisce e,
quindi loro si fanno pagare per il bene del paziente. D’altro canto
tutti sappiamo che se vogliamo un lavoro fatto bene dobbiamo pagarlo,
per evitare che poi ci si dica “ E che pretendevi senza soldi?”
Solo noi morti di fame (mi
riferisco a quelli come me) accettiamo di non pagare per dei lavori
di cui abbiamo bisogno.
E
tutti sappiamo che “a caval Donà non si guarda in bocca”.
Per
quanto riguarda il beffeggiare, che lei ha giudicato una caduta di
stile, di persone potenti è il sale della democrazia e, soprattutto,
delle dittature.
“Non
mi piace che il nostro presidente del consiglio venga chiamato
Gigino” ha affermato con decisione nel suo discorso.
Signor
sindaco Alfano Enzo, ci sono altre sue preferenze? Ci vuole mettere a
parte di altre sue fisime e idiosincrasie? Cosa vorrebbe che non
dicessimo? Ci faccia un elenco e noi, come fossimo degli impiegati
della sua banca, saremo lieti di accondiscendere.
Crede,
forse, che a noi cittadini, non impiegati suoi, ci possa fregare
qualcosa se a lei non piace questo o quello che noi diciamo?
Noi,
io, continueremo a chiamare quell’ectoplasma di Gggigggino come ci
pare e piace.
Ha
mai letto la motivazione del Nobel a un nostro eccelso connazionale:
“Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia
il potere, restituendo dignità agli oppressi”?
Ha
mai sentito che, anche sotto regimi oppressivi, la valvola di sfogo
degli umili è la satira contro i potenti, contro i dogmi, contro le
religioni. Ha mai sentito parlare di Pasquino? E di Fedro? E di
Charlie Hebdo? Non sa che si può ridere di tutto? Non c’è
matrimonio che non si pianga, non c’è funerale che non si rida.
Sì, perché la satira è nata con uno scopo ben preciso: rompere i
coglioni all'universo, in particolare ai potenti e a quelli che hanno
uno scarso senso dell'umorismo, come lei.
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