Almeno noi ci mettiamo la faccia!



Poche espressioni mi causano l'orticaria come "Almeno noi ci mettiamo la faccia!" Soprattutto quell'almeno. "Metterci la faccia", che indica un gesto nobile e coraggioso per cui si è pronti a rischiare la propria immagine, la propria credibilità, è passato sui social al significato letterale e riduttivo di metterci la piccola foto. Ma, peggio, tutti si sentono intitolati a usarla. Coraggiosi, codardi, imbecilli e non interpellati fuori di testa. Sembra di vivere in un mondo dove la credibilità te la tirano dietro.  
Metterci la faccia non è "almeno" smuovere il culo. Mettere in gioco la propria credibilità è molto, molto più di questo. Non è proporsi di combattere per qualcosa, non è impegnarsi a risolvere un problema, non è solo firmare un progetto o un "Manifesto". La credibilità la si mette in gioco alla fine, quando il progetto è stato implementato, quando il problema viene risolto, quando il nostro impegno ci porta i risultati sperati. La credibilità la si mette in gioco quando il nostro impegno, il nostro proposito, il nostro progetto alla fine non dà i risultati sperati, anzi, peggio!
Invece metterci la faccia significa, ormai, muoversi, agitarsi.
Così uno si alza al mattino e decide che vuole "Metterci la faccia" disseminando orribili pedane in legno con vasetti di fiori rinsecchiti  per tutta la città, con l'amministrazione informalmente favorevole.
Che il risultato sia letteralmente inguardabile, che violi la legge, col consenso dell'amministrazione, che si riveli un totale fallimento è solo un dettaglio secondario. "Almeno noi ci abbiamo messo la faccia!" A me sembra, piuttosto, il culo.
Un altro si alza e decide che è una vergogna il declassamento dell'ospedale di Castelvetrano ad opera della Regione siciliana con un suo legittimo piano sanitario approvato all'Assemblea.
E come si può fare? Rimediarvi sembra impossibile, a meno che non ci si impegni per vincere, alle prossime regionali, contro il centro destra di Musumeci, lo si sostituisca al governo e si approvi un piano uguale e contrario. Cos'altro si può fare? Fare una seria opposizione non produrrebbe, per la natura di minoranza dell'opposizione, alcun risultato. Forse si potrebbe intavolare un dialogo, una trattativa, con la maggioranza . Ma come fa uno che non conta niente a intavolare trattative con Musumeci? Magari andando a trovarlo a Palermo? O a New York? Anche questo colpo di genio ci siamo sorbiti. Si capisce bene che è una questione di numeri fare approvare ciò che ci piace e riformare ciò che non ci aggrada. Non credo che rimangano altre scelte.
In certi casi però non conta tanto risolvere un problema ma agitarsi per fari a ccapiri chi lu pirocchiu avi la tussi.
Ed ecco messa sul tavolo la perfetta soluzione-non-soluzione: una bella e innocua, ma "scrusciusa", raccolta di firme che, a parte quella per i referendum, non è mai servita a niente. Le petizioni, soprattutto quelle online, servono a fare arricchire le grandi multinazionali delle petizioni, tipo Change.org.
Ma uno che ci mette la faccia non dovrebbe adottare dei piani, delle strategie che abbiano una speranza di successo?
Due anni che raccolgono firme. Non ci hanno mai fatto sapere che fine abbiano fatto. Sappiamo che il mese scorso le firme (10 mila) e le "fotocopie" (anche questa buffonata!) delle tessere elettorali (2 mila) sono, dopo un anno, pervenute al presidente Mattarella. 

Non ci hanno mai fatto sapere il perché di questa scelta bizzarra di mandarle al capo dello stato, che nulla può fare sulla questione. Mai ci hanno fatto sapere cosa sperano che faccia o dica Mattarella! Non fanno sapere niente a nessuno. Capisco benissimo che non rispondano a me e alle mie domande, nonostante io li provochi taggandoli. Ma non avrebbero il dovere di tenere informati quei diecimila castelvetranesi che ci sono cascati e aspettano risultati? Di promesse ne hanno piene le scatole.
Alle prossime regionali vedrete qualche gorgoglioso candidarsi e ripetere il mantra del "Io ci ho messo la faccia" "Mi sono battuto per Castelvetrano e i suoi diritti" "Votatemi".
Ma, gioia mia, tu hai firmato un progetto che è stato clamorosamente bocciato, hai messo la faccia in un percorso che si è rivelato fallimentare. Hai toppato tutti gli obiettivi che ti eri proposto. Perché dovremmo votarti? Per avere la stessa efficienza che hai dimostrato con le tue sceneggiate? Da quando hai cominciato ad agitarti, è solo una coincidenza, la situazione del nostro ospedale si è progressivamente deteriorata. Non sappiamo neanche che fine abbiano fatto e che risultati abbiano ottenuto le firme di due anni fa e di un anno fa. Vi intestate una protesta estrema come quella di raccogliere le tessere elettorali di cittadini delusi dall politica e, poi, vi preoccupate di farne le fotocopie per restituirle a quelli che con quel gesto avevano detto "Non voto più. Mi fate schifo!" Se proprio avessero, nel frattempo, cambiato idea dieci minuti ci vogliono all'ufficio elettorale per un duplicato. Una buffonata anche questa.

Sono due anni che il comitato di orgoglio, pur intestandosi una lodevole battaglia per l’ospedale, pur mancando miseramente e, comprensibilmente, i suoi obiettivi, continua a dispensare colpe ai cittadini castelvetranesi troppo menefreghisti e abulici o alla politica imbelle. Ancora aspettiamo che faccia un mea culpa accompagnato da un’analisi di cosa abbia sbagliato per fallire così miseramente, senza incolpare gli altri.
 

Quando il cretino va dal giudice

 

In America i giornalisti possono dire che il presidente è un idiota, un disgustoso essere umano, un bugiardo senza che questo abbia delle conseguenze sul piano giudiziario. 

Da noi abbiamo, addirittura, il reato di vilipendio al capo dello stato. Del Capo dello stato si parla bene o non si parla affatto. Un giornalista o un cittadino non potrebbe mai esprimere il disgusto profondo per il gesto di arroganza di Napolitano che, d'imperio, fece distruggere tutte le intercettazioni che lo riguardavano e che i magistrati avevano raccolto per i processi sulla trattativa Stato-Mafia. In Italia non si può parlare liberamente del capo dello stato, neanche quando, come Mattarella, compie un atto anti-costituzionale rifiutandosi di nominare un ministro,

non perché indegno, ma solo perché la pensa in maniera politicamente diversa da Lui, solo perché, come la ministra inglese May, coltivava idee di Italexit. La regina non si sarebbe mai sognata di impedire la legittima nomina del primo ministro May. C'erano interi i presupposti per un impeachment, che infatti fu minacciato dal M5S ma che non ebbe seguito perché non conveniva a nessuno quest'iniziativa dal risultato più che dubbio, dato l'appoggio del parlamento a Mattarella.
Passi per il Presidente della Repubblica, ma è ancora più grave che in Italia non si possa dire cretino nemmeno a un cretino senza essere minacciato di querela. 

C'è tutto un armamentario conformista, dal politicamente corretto al "si devono rispettare le idee altrui", dal "le critiche devono essere costruttive" al "si può dissentire ma senza offendere" che si tira in ballo da chi si appella a un confronto "civile". Tutte cazzate perbenistiche di ignavi e ipocriti sociali. 


 

Ma perché si dovrebbero rispettare le idee degli altri se sono dei peti o la negazione di principi morali o se predicano cose odiose o razziste. Ma perché dovrei rispettare l'idea di populisti come Giorgia o dei Matteo, come potrei rispettare delle idee che sembrano uscire dal buco del culo piuttosto che dal cervello? L'unica forma di rispetto che conosco, nella nostra democrazia, è non impedire a nessuno di pensarla come vuole e non andargli a rompere il cranio a casa sua, non altro. Non è poco. È la democrazia. Molto meglio di una dittatura fascista dove, invece, qualcuno può venire a romperti il cranio per le tue idee. Democrazia, però, non è ipocrisia, sia pure di sopravvivenza come quella dei piccoli centri come Cvetrano, dove, conoscendoci tutti, ognuno è principalmente preoccupato dell'ostracismo sociale che viene dal mettersi contro.
Chi l'ha detto che le critiche debbano essere sempre e per forza costruttive? Nella creazione di una nuova realtà sociale c'è la fase distinta e preliminare di distruzione della vecchia e malata realtà sulle cui rovine si potrà costruire la nuova. C'è il momento per picconare e quello per ricostruire. Si chiama dissenso. E viene prima dell'assenso e del consenso. E nessuno può stabilire quale sia il grado di dissenso accettabile, soprattutto se si tratta di dissenso totale. 

 

 Le mie critiche al fascismo della Giorgia nazionale o del preculturale matteo o all'opportunismo politico e personale di renzi non potranno mai essere costruttive. Potrebbero esserlo solo se nelle loro posizioni intravedessi materiale per costruire qualcosa di decente. Io non dialogo né costruisco niente con le persone che predicano cose che a me fanno schifo. Il dialogo si può avere con chi predica la libertà di parola, di pensiero e della stampa, con chi condivide con te pensieri e principi.
Non con chi ha nostalgie di uno stato dittatoriale senza libertà, nemmeno quella del "dialogo"!
È solo legittima difesa.


 

"Si può dissentire senza offendere!" Certo! Ma anche no!
L'offesa è più spesso nella testa del destinatario che nell'insulto in sé.
Mi ricordo come, da bambino, andassi fuori di matto quando i miei fratelli, più grandi di me, mi "chiamavano" pinerolo in tono canzonatorio. Per poi scoprire che, sì, loro lo facevano per farmi arrabbiare ma Pinerolo non era un insulto ma il nome di un paese nel Piemonte, mi pare.
Certo cretino è meno equivocabile. Ma dire cretino a uno non è una certificazione. Nemmeno una diagnosi. Non è una "fattura" né una iettatura e non è contagioso. Il destinatario del cretino può stare sereno perché non influirà sulla sua persona. Sia che sia un cretino sia che non lo sia rimarrà tale e quale.
Cretino è solo un modo di esprimere il proprio dissenso. Definisce una persona solo relativamente al contesto in cui si usa. Nel mondo personale di un cameriere che fa più affidamento sulle mance che sulla paga cretini sono quelli che non ne lasciano. Per un salumaio è cretino il cliente difficile e rompiballe. Cretino è una sintesi di giudizio relativamente al contesto. Per uno attento alla politica e appassionato un siciliano che vota lega è un cretino, con tutti i limiti che le generalizzazioni possono avere e i pregi di una comunicazione breve ed efficace. I renziani sono dei cretini con il fiocco. Questi non sono insulti per i quali offendersi. Sono delle valutazioni di carattere politico, non personale.


 

Invece se dico a un leghista sei un cretino, nei termini fin qui spiegati, apriti cielo. "Mi hai offeso! Domani formalizzerò una denuncia".
Non tutti, devo ammettere, ma alcuni hanno un ego così grande che passerebbero la vita a scrutare se ci sono gli "estremi" per una denuncia, anche quando non ci sono.
Può l'ego ferito di queste persone che pensano che il loro onore, la loro dignità possa dipendere dalla sentenza di un giudice, il quale, invece, tutto può fare tranne che togliere la dignità a qualcuno né restituirgliela se non ce l'ha,  interferire con il fluido scorrere della giustizia per le cose che veramente contano? L'ego ferito dei cretini e il sangue freddo dei politici e potenti ingolfano il sistema della giustizia italiana?


 

Un giudice può decidere sulla liceità dell'insulto non sulla sua veridicità. Il giudice non stabilisce se l'offeso è cretino o intelligente. Quindi anche una vittoria in tribunale non cambia di una virgola ciò che sei e sempre sarai. In Italia, a causa di una legislazione che da tanti anni tutti dicono di voler correggere ma non se ne fa mai niente, è consentita ai politici, in generale, e ai potenti in particolare, quella che viene chiamata la querela temeraria, con la quale si possono chiedere risarcimenti milionari, che vengono incassati in caso di vittoria e senza perdita alcuna in caso di sconfitta. L'ideale per zittire un povero giornalista dal gramo reddito o tutti quelli che si azzardano a criticarti - Io intanto gli faccio causa poi vediamo quanto mi spetta, altrimenti va lo stesso bene. 

Uno può impunemente minacciare querele e farle senza averne alcun danno (qualche centinaio di euro) se la querela risultasse infondata. Una vergogna tutta italiana.
Non mi meraviglierei se la causa della lentezza della giustizia fosse in parte dovuta all'ingolfamento dei tribunali con queste inutili cause per lesa maestà del proprio ego. 


La farsa della falsa sinistra e il referendum sulla cannabis

Non credo che gli Italiani, per quanto destrorsi, meritino una sinistra imbelle e falsa che la cosa più rivoluzionaria che sa fare è proporre un inutile referendum sulla legalizzazione della cannabis insieme con Elio Vito di Forza Italia.
Citatemi i referendum, a parte quelli del divorzio o dell'aborto di quarant'anni fa, che
1. abbiano raggiunto il quorum,
2. abbiano vincolato in un qualsiasi modo il potere legislativo ( vi ricordate il referendum sull'acqua di 10 anni fa?, E quello sul finanziamento ai partiti?),
3. non siano stati delle inutili e costose passerelle per politici in cerca di visibilità che fanno finta di darsi da fare - somigliano agli impiegati della Regione siciliana che leggono i giornali o si fanno il solitario in ufficio, ma quando escono fuori in corridoio, corrono come a New York e, sempre, con un fascicolo sotto l'ascella.  
Una sinistra codarda, prudente, falsa che ci propone, come se fosse una cosa rivoluzionaria, quello stesso referendum che sostiene Elio Vito di Forza Italia, lui, sì, a suo modo rivoluzionario, non si può digerire proprio. 


 

Un referendum non rimpolperà il parlamento con la sinistra che manca per l'approvazione di una legge sulla cannabis, neanche nel 2023.
Un referendum è solo perdita di tempo per i cittadini, come negli ultimi 40 anni.
Si dovrebbero fare tutte le cose possibili e utili non un referendum inutile. Trovare alleati per la battaglia della legalizzazione, impegnarsi in un tour di informazione e sensibilizzazione lungo tutto lo stivale. Studiare ed elaborare delle proposte di legge che abbiano la possibilità di essere approvate adesso o alla prossima legislatura.
Ma queste sono delle indicazioni generiche e assolutamente insufficienti che io dò nella speranza che i miei suggerimenti colpiscano le orecchie di politici che vogliano fare i politici, l'attenzione di persone che, proponendosi come attori politici, dovrebbero avere, se non la soluzione in tasca, almeno la competenza e le idee per guidare delle battaglie di popolo. 


 

Se io sapessi come fare mi proporrei in politica. E mi sembra il minimo che questi che hanno il coraggio o la faccia tosta di proporsi sappiano o abbiano un'idea di come fare.
Ormai un referendum è uno strumento assolutamente squalificato. Le uniche e le ultime volte che i referendum ebbero una valenza sociale grandissima e costituirono una grande vittoria nella lotta per i diritti civili furono i referendum del 74 e dell'81, divorzio e aborto.
Quarant'anni fa. Da allora l'istituto del referendum si è piano piano degradato a strumento di politici come arma di distrazione di massa. Da anni e nella maggioranza dei casi non si riesce nemmeno a raggiungere il quorum necessario per la validità. E da anni il risultato dei referendum sembra non vincolare affatto i politici. Una cosa inutile è diventato, insomma.
Io sono un soldato, voglio straesagerare, in cerca di un generale. Ma non ho bisogno di un generale che chieda a me come fare. Questa dei politici che pagano sondaggi per sapere cosa pensa la gente in modo da adeguarsi ai desiderata del volgo è una capitolazione della politica introdotta, non a caso, da Berlusconi. Da allora tutti lo fanno. Tutti cominciarono a fare ciò che la politica non dovrebbe mai fare: chiedere al popolo cosa fare. Comodo.
Ecco, se ancora avete bisogno di sondare una risposta sulla vostra proposta di legalizzazione della cannabis, fateci risparmiare le centinaia di milioni di euro che costa un referendum e pagatevi un sondaggio. Fate prima e non mettete le mani nelle nostre tasche.


 

 È un errore politico grandissimo il referendum. È la non soluzione ideale per chi non sa affrontare un problema. Figurarsi se il referendum, che peraltro è solo abrogativo e non propositivo, possa cambiare una minchia dello status quo! Il referendum è la cosa più scema che una forza di sinistra possa fare. Lasciateli ai Mattei i referendum per gli allocchi. Ma la vita e, soprattutto, la politica niente vi ha insegnato? Un referendum? Ma siete diventati matti? Per fare che? Per ottenere che? Cosa cambierebbe un referendum, ammesso e non concesso che superi il quorum richiesto, nell'attuale legislazione. 

Cercavo un possibile e affidabile riferimento per le mie posizioni di sinistra, mi era sembrato di averlo individuato in forze come Possibile o politici come Fratoianni o Civati, una specie di piccola (troppo piccola?) oasi nel deserto della sinistra in Italia. 

Invece capisco che siete piccoli perché non potreste essere altro. Perché piccole sono le vostre soluzioni e inefficaci a colpo d'occhio. Non sono un fan dei M5S e anche la loro, sia pur meritoria, battaglia per la legalizzazione della cannabis terapeutica mi sembra di una cautela e di un'ipocrisia inaccettabili. Non ci sono due cannabis, una terapeutica e una ricreativa. È tutta una cosa. E non solo è indicata in molti stati patologici ma, come strumento ricreativo, non ha mai provocato alcun morto. 50 mila morti all'anno l'alcol e il doppio il tabacco. In America in 36 stati la cannabis è legale per uso terapeutico. In 18 stati è legalizzato l'uso ricreativo della cannabis.

 

Con la vostra proposta di referendum vi collochereste tra i democratici americani titubanti. Ma perché costa così tanto intestarsi coraggiosamente e senza tentennamenti una battaglia di sinistra che in America, dove la maggior parte degli stati sono repubblicani, anche i centristi si intestano? Purtroppo in Italia non è mai mancata una sinistra esitante e succube di "quel che pensa la gente". Vi volete contare con un referendum? Sarà una debacle. Una volta era la politica a guidare le masse, adesso stralunati politicanti chiedono al popolo cosa bisogna fare. Loro, i politicanti, non sanno neanche cosa pensare, di niente. Patetico.
Ve lo scordate un mio voto se fate un referendum sulla cannabis. I tempi sono maturi per trovare alleanze e fare vere e proprie proposte di legge o altro di significativo. Non è più tempo di perdite di tempo inutili.
 




Se se ne hanno le capacità il "referendum" bisogna farlo tra i parlamentari, per trovare degli alleati per l'approvazione in Parlamento di una legge che legalizzi la canapa.
Non dovrebbe essere impossibile convincere i destrorsi nostrani, che aspettano sempre che l'America dia il La, che la legalizzazione della canapa non conviene solo ai cittadini per le sue proprietà terapeutiche e ricreative e per la sua innocuità - mai nessuno è morto di cannabis contro i 40.000 e 80.000 per alcol e tabacco -, ma conviene, anche di più, alle corporation. Da anni le multinazionali del tabacco e soggetti nuovi si sono attrezzati per la produzione e distribuzione legalizzata della cannabis. La coltivazione della cannabis per i vari usi ha rivivificato, quando non resuscitato, l'economia di quegli stati americani che hanno legalizzato. L'argomento profitto non dovrebbe lasciare insensibili le orecchie dei servi del padrone e i padroni credo abbiano già rizzato le orecchie, tanto che anche uno di Forza Italia come Elio Vito battaglia per la legalizzazione della cannabis. 

 
 

 

Se, poi, l'intento è quello di usare il referendum come una sorta di costoso sondaggio, allora, meglio dirlo che la politica, anche quella di sinistra, vuole abdicare al ruolo di guida ideale dei cittadini. In trent'anni il populismo di Berlusconi ha contagiato anche quella che si definisce sinistra. In mancanza di una qualsiasi idea di società, come ben si addice a un amorale come berlusconi, nessuno come lui ha usato il mezzo del sondaggio per farsi suggerire dalla pancia del popolo ciò che era "giusto" fare e adeguarsi o far finta.
Adesso, se anche la sinistra, che un'idea di società, un'idea di giustizia, un'idea di laicità dovrebbe avere, si mette pure lei a chiedere al popolo cosa fare siamo fritti, allora. E, fritti per fritti, fate un sondaggio. Vi costerebbe meno che a noi un referendum inutile.



Una "scuola di pittura" nella chiesa sconsacrata?

Questa è la Vitalità che alcuni rimpiangono.

 Troppi castelvetranesi si lamentano che il sistema delle piazze appaia senza vita, deserto. Allora, io dico che troppi castelvetranesi hanno dimenticato quelle stesse piazze prima della pedonalizzazione o non erano nati. Le piazze erano, sì, piene ma di automobili parcheggiate e di passaggio ed erano vuote di persone esattamente come ora. La piazza Garibaldi non è mai stata un punto di ritrovo, un catalizzatore di presenze, a parte la presenza di circoli associativi per nobili "terrafondai" (Gioventù) o operai (Operaia) sfaccendati seduti sul marciapiedi davanti l'entrata. Non lo è mai stata se non occasionalmente perché vi si svolgevano eventi di tipo religioso - l'Aurora - o politico - comizi ogni anno - oppure carnascialesco - lu nannu e la nanna. È sempre stata , come le piazze adiacenti, un attraversamento che univa il sud con il nord, come testimonia la forma stretta e lunga nord-sud della nostra città. E se proprio vi riesce difficile scavare nella vostra memoria o siete troppo giovani, vi mostro com'erano le piazza con le auto. Ugualmente vuote di persone!

 

Alcuni pensano, e neanche si vergognano, che basterebbe riaprire il sistema delle piazze al traffico per vivificarlo, per affollarlo. "A ns. modesto avviso a nulla può servire la sollecitazione ad incentivare le attività commerciali senza aprire nel Sistema delle Piazze la circolazione veicolare ..." scrivono. Per loro vita è smog, posteggi e automobili. E basterebbe, secondo loro, una scuola di pittura nella chiesa sconsacrata del purgatorio per riempire le piazze di entusiasti giovani che, sappiamo, amano la cultura e le arti in genere. È per mancanza dell'appeal culturale che le piazze sono vuote. Come se non ci fossero già edifici e opere architettoniche di grande pregio. Sono disposti ad aprire l'ennesimo bar, l'ennesimo bar alternativo "Vino e cultura", l'ennesima panineria o edicola, a condizione che sia drive-through, con le auto fin dentro i locali. 

Vogliono vitalizzare il sistema delle piazze con le auto.

 

 Con un bar, una cartoleria , un'osteria "culturale" le piazze si riempirebbero di turisti, quei turisti che non hanno neanche un albergo in cui soggiornare al centro, quei turisti mordi e fuggi che, diretti a Selinunte per una breve visita ai templi, vengono abbandonati, senza guida alcuna, senza un ufficio informazioni che li coccoli, in piazza Dante al mercatino. Alcuni svogliatamente vi si inoltrano per visitare un mercato popolare come qualsiasi al mondo, altri spaesati invece si avviano lungo la via Garibaldi, su fino al Museo, piuttosto scarno e buio, e poi fino al sistema delle piazze la cui quiete e pace esalta la grandezza e monumentalità dei luoghi. La piazza non affollata e senza auto è forse l'unica cosa apprezzabile di Castelvetrano e sono sicuro che anche i turisti apprezzano moltissimo, come anch'io. 

 

 


 Invece per alcuni il commercio è la sola forma di vita che esiste. E che commercio! Sembra che la gente non viva se non va a ubriacarsi la sera in un'osteria nel sistema delle piazze, adesso si chiamano bar, e ci vogliono andare con il muso dell'automobile tra i tavolinetti. La quiete e il "deserto" del sistema delle piazze è una delle cose decenti che ci sia a Castelvetrano. 

In tempi in cui i municipi decentralizzano i servizi ai cittadini per l'inadeguatezza dei vecchi edifici, c'è qualcuno che vorrebbe che il comune avesse comprato il Palazzo Pignatelli, un buco nero finanziario se si decidesse di recuperarlo a un uso civile, sicuramente inadeguato ad accogliere uffici municipali. Neanche l'equivalente dei debiti che abbiamo sarebbe bastato per comprarlo e restaurarlo. 

E affollare i castelvetranesi nel sistema delle piazze perché? Per far fare affari al bar di sotto o alla cartoleria a dieci metri? Questa sarebbe fare ritornare alla vita il centro di Castelvetrano? Un flusso continuo e inquinante di autoveicoli e trasformare le piazze in parcheggi?

Se anche volessi ammettere, per un attimo, che prima c'era più gente in giro nel sistema delle piazze, neanche potrei ignorare la causa reale dell'abbandono del centro di castelvetrano che è la scelta dei grossi commercianti di spostarsi nell'area artigianale, il nuovo centro di Castelvetrano, a scapito dei piccoli che non hanno le risorse o la convenienza a portare lì laloro attività. 

 

Quanta vita con le auto!

Non dobbiamo dimenticare che questa non è una guerra tra cittadini, quelli favorevoli al centro storico e quelli che preferiscono il nuovo centro. È come sempre una guerra economica tra imprenditori, piccoli contro grandi, che non si può risolvere aprendo al traffico la piazza o facendo una "scuola di pittura" nella chiesa sconsacrata.

 

Dobbiamo farcene una ragione. Il centro del commercio è a Castelvetrano sud. Non vedo cosa ci sia di disdicevole in questo Tutti troviamo grandi vantaggi e una grande comodità in questa recente sistemazione. Capisco le difficoltà dei piccoli commercianti del centro ma non saranno i cittadini che a frotte accorreranno alla scuola di pittura nella chiesa sconsacrata o alla collegiata che potranno invertire la tendenza.

Piuttosto, prendiamo atto della realtà e dedichiamo la giusta attenzione al recupero  di un'area, quella artigianale, che, nonostante l'importanza che ha assunto, è nata male e peggio continua. Bisogna riqualificarla quella zona pianificando le necessarie opere infrastrutturali del tutto mancanti. Marciapiedi, corsie pedonali sulla SS 115 che arriva alla rotonda, corsie ciclabili da Cvetrano, passaggi sopraelevati o sottopassaggi per l'attraversamento di un'arteria dal traffico continuo e pericoloso, e quant'altro sia necessario per trasformare un'area dalle grandi potenzialità, ma in condizioni da far west,  nella nuova agorà di Cvetrano.

Senza trascurare la vivibilità e la vitalità del centro storico, quelle culturali, però, non commerciali.

Ah, le poste italiane! A dorso di mulo per gli Orgogliosi.

 


Ah, le poste italiane! 2.000 schede elettorali raccolte un anno fa arrivano al Presidente della Repubblica, che nessun potere ha sull'autonomia della regione siciliana, solo ora. Le hanno mandate con l'asino?
Ancora i gorgogliosi notabili castelvetranesi devono spiegarci non solo a cosa può servire una raccolta di firme, ma perché le hanno mandate, unitamente alle schede elettorali, proprio al Presidente della Repubblica. Accussì? Pi ffari scrusciu? 

 

 

  

Glielo chiediamo da un anno insieme ad altre questioni che vorremmo ci spiegassero. Ma niente! L'unica risposta (e che risposta!) quella del capoccia che aspira a un posto nell'assemblea siciliana al prossimo turno elettorale: "Perché non ti candidi tu Melodia?" 

 

 WOW! Si è sprecato a rispondere alle domande di un cittadino che, anche se sicuramente non lo voterà, lui si candida a "rappresentare"! Già questo la dice lunga sul suo modo di intendere la politica come servigio alla cittadinanza tutta, non solo ai propri elettori.

Così gli risposi:
 




 

Leggo anche questa cosa bizzarra della "riconsegna" ai cittadini delle tessere elettorali che un anno fa avevano restituito in segno di protesta. Ma cos'era, allora? Tutta una finta? Una messa in scena? Uno che si disfa della tessera elettorale lo fa per protestare contro un'amministrazione da cui non si sente più rappresentato, a tal punto da uscire volontariamente dal gioco democratico delle votazioni. 


"Se questo è il risultato del mio voto, il declassamento dell'ospedale di Castelvetrano, allora io non voto più. Ve la potete infilare lì la tessera elettorale. Se non risolvete il problema dell'ospedale  non voto più."


Quindi perché riprendersi indietro la tessera elettorale magari dopo che quelli se la sono infilata lì?

Come non si rendono conto che riprendendosi la tessera, di fatto, si smentiscono e annullano l'efficacia della loro stessa protesta? Ma se era solo una cosa simbolica non sarebbero bastate le firme? Se minacci di non votare più devi essere in grado di attuare la minaccia. Le minacce non mantenute fanno male alla propria credibilità esattamente come le promesse non rispettate.
Oltretutto se uno, nel frattempo, avesse cambiato idea, 10 minuti gli occorrerebbero per avere un duplicato all'ufficio elettorale.
Bizzarre cose di Orgoglio castelvetranese, o belicino?



 

P.S. Sono sempre stato un fautore della lingua creativa, un sostenitore dell'importanza dell'idea che si esprime piuttosto che del modo grammaticalmente o sintatticamente corretto di spiegarla. Mai mi sono permesso di correggere gli errori di italiano di qualsiasi persona. Mi faccio, però, un punto d'onore di correggere l'Italiano scorretto di insegnanti, avvocati, giornalisti e tutti gli altri che della lingua fanno il loro mestiere. Per queste persone diventa imperativo padroneggiare la lingua e la grammatica. È come se un contadino usasse un coltello non affilato per innestare! Significherebbe che non sa fare bene il suo mestiere di contadino.


"Caro Sergio, (NdR: una confidenza di cattivo gusto ed inopportuna in una comunicazione formale!)
Già nel mese di agosto del 2018 facevo invio al Capo dello Stato (NdR: quindi non a Sergio a cui stai scrivendo!) del "Libro bianco per Castelvetrano Selinunte", ..., mi rispondesti che ne avresti tenuto "in debito conto". 

Ma che frase è? Senza testa né coda, intrinsecamente disconnessa.
Ma, peggio, c'erano due modi corretti di dire questa cosa e lui, l'autore, ne sceglie uno sbagliato. Non si dice "ne avresti tenuto in debito conto"!.
O "ne avresti tenuto debito conto" o "l'avresti tenuto in debito conto", tertium ...
Queste che sarebbero quisquilie in ogni altro caso diventano il diavolo nei dettagli nel caso di giornalisti, scrittori, insegnanti e avvocati.



 
Per chi volesse leggere le perplessità che ho espresso nemmeno due mesi fa può farlo cliccando su questo collegamento:
https://tongueofsecrets.blogspot.com/2021/06/gorgoglio-belicino-tre-anni-di.html

e su questo:
https://tongueofsecrets.blogspot.com/2021/06/orgoglio-castelvetranese-belicino-solo.html

I giochi sono fatti? Dipende dalla paura che riusciamo a far provare ai no-vax



Sono vicino al dolore della madre per la perdita dei due figli.
Non provo niente di meno che dolore alla notizia di queste morti evitabili. A volte, come in questo momento, la differenza tra la vita e la morte è una punturina. Ed essere cretini non è un reato punibile con la morte.
Ma credo che anche i no-vax, sotto sotto, capiscano che il cerchio si stringe attorno a loro.  Sono più nervosi e violenti ogni giorno di più. Loro che non volevano fermare l'Italia per un "semplice raffreddore" adesso la vogliono bloccare per il green pass, nient'altro che un'attestazione di salute da tenere insieme con la carta d'identità, altra attestazione come la patente.


 

I no-vax non sono nati con il Covid19 né ai tempi della spagnola, che causò 50 milioni di morti, quando pure manifestavano nelle piazze, solo quelle delle società democratiche, è ovvio.
Gli anti-vax sono nati con il primo vaccino. Ed ebbero persino dei precursori nei Pro-inoculatori e negli Anti-inoculatori che si scontravano sulla pratica allora in voga ('700) nel mondo di inoculare nei sani il pus di persone già infette dal vaiolo per difendersi dalla malattia.
Poi venne il vaccino di Jenner contro il VAIOLO, alla fine del Settecento. 


 

Il movimento iniziale non aveva tutti i torti dell'attuale marmaglia no-vax. La medicina, allora, presentava problemi non solo di credibilità, come anche oggi, ma anche e soprattutto tecnologie primitive e protocolli igienici pressoché inesistenti. Quindi uno che si vaccinava con l'anti-vaiolo poteva più facilmente morire per la scarsa igiene nell'utilizzo delle siringhe che per il vaccino. Quel movimento fu persino benefico, non tutto il male viene per nuocere, in quanto uno dei fattori che contribuì a stimolare una maggior consapevolezza dell'importanza dell'igiene.
Ebbene, studi ultradecennali sulla psicolgia dei no-vax, nella stragrande maggioranza anche complottisti, ci avvertono che nessuna strategia "soft", morbida può funzionare. 

 

Non la persuasione con argomenti scientifici, non un elenco delle positività del vaccino, né uno delle negatività della non vaccinazione, né serve alzare la voce. Alla base delle loro posizioni irragionevoli pare ci sia, sostanzialmente, il terrore, la paura di non potere gestire la propria vita. E solo il terrore, la paura possono abbattere le loro difese. Insomma, mi scuso per la volgarizzazione, chiodo schiaccia chiodo, a patto che non sia un chiodo omeopatico.
Ecco perché mi sento in dovere di fare la mia piccola parte per "indurre", sia pure con la paura, i recalcitranti no-vax a fare gli uomini e vaccinarsi.


 

 

Bisogna sottolineare ogni giorno come il virus ormai prenda di mira loro, perché non sono rimasti altro che loro.
Chiunque, anche loro, non dico che capiscano, ma sentono che la prateria del virus si è ormai dimezzata e adesso la mezza prateria rimasta per il virus sono loro, i non vaccinati.
Purtroppo, non tutti i non-vaccinati sono no-vax. Se fossero solo no-vax uno potrebbe dire "sia fatta la volontà del virus" e zac, in un attimo ci liberiamo di un sacco di cretini. No! Non si può dire.
Tra i non vaccinati ci sono persone che, per ragioni mediche, non possono vaccinarsi. Ci sono i bambini al di sotto dei dodici anni che ancora non hanno un vaccino per loro, si spera che entro settembre venga dato il via alle vaccinazioni degli under 12. 


 

 È per proteggere quel 3% di vaccinati a cui il vaccino non fa effetto, le persone deboli e fragili; è per proteggere i milioni di bambini under 12 che il vaccino non possono fare; per proteggere i no-vax stessi dalla loro fatale pervicacia. È per un senso di umanità, per un senso di ribellione al cinismo e fatalismo che ci annienta, perché questa "pazzia" costa troppe morti, che sarebbe agevolissimo evitare. È per instaurare questa protezione che bisogna raggiungere l'80% per avere un'efficace immunità di gregge.
È per questo che sono disposto a fare un po' di sano terrorismo in contrapposizione al terrorismo esercitato dai no-vax. Il loro provoca morti.
Il mio vuole salvare delle vite.

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